“Un giovane giornalista spagnolo arriva a Roma, per girare un documentario che testimoni le opinioni del popolo italiano rispetto alle importanti riforme sociali effettuate dal governo Zapatero in Spagna, in particolare la riforma sui matrimoni omosessuali”.
Un giovane giornalista spagnolo arriva a Roma, per girare un documentario che testimoni le opinioni del popolo italiano rispetto alle importanti riforme sociali effettuate dal governo Zapatero in Spagna, in particolare la riforma sui matrimoni omosessuali.
Presentato anche al festival V-Art 2006, “Ma la Spagna non era cattolica?” è corredato da una lunga serie d’interviste all’eterogenea popolazione romana, che metterà in luce il potente servilismo mentale, che l’Italia, ed in particolare Roma, mantengono nei confronti del Vaticano. Le immagini asciutte, precise, ma dal taglio spesso originale, lasciano una sensazione crescente d’ansia, in cui l’ombra della cupola michelangiolesca è percepita opprimente e costringente.
La libertà di scelta individuale è, agli occhi del popolo italiano, privilegio per pochi. E, anacronisticamente, la parola del papa diventa, ancora oggi, legge. Interessante docu-fiction, in cui la vita del protagonista (fiction) si interseca con la realtà del documentario, evidenziando come sia articolato e complesso il processo di accettazione di se stessi e degli altri. Con un sapore rabbiosamente amaro, Marcias mette in scena l’immutabilità del nostro paese, ancorato a dogmi fuori tempo, abbandonata alle mani di politici in continuo riciclo, condannato alla cecità della disinformazione cronica, schiacciato nella morsa dell’interferenza religiosa. Un progetto raffinato ed ambizioso.
Laura Novak
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