“Il film è tratto da una storia vera; siamo nel 1990, subito dopo la caduta del muro di Berlino, in un piccolo villaggio ungherese, che sembra non essere stato sfiorato dall’evento; un imprenditore italiano, Mario, con il suo braccio destro Gerardo, sono intenzionati ad aprire un calzaturificio”.
Il film è tratto da una storia vera; siamo nel 1990, subito dopo la caduta del muro di Berlino, in un piccolo villaggio ungherese, che sembra non essere stato sfiorato dall’evento; un imprenditore italiano, Mario, con il suo braccio destro Gerardo, sono intenzionati ad aprire un calzaturificio. L’arrivo di questi stranieri provocherà profondi cambiamenti nel paese che fino ad allora viveva di espedienti, e che adesso si trova proiettato nel mondo della moda italiana con tutti i suoi pregi e difetti.
Parlando con Franco Nero (produttore e attore), viene fuori che il cinema indipendente tocca anche i “grandi”, per due motivi, uno è quello economico, quindi possibilità di fare film a basso costo ma con buona qualità, e poi per avere più libertà espressiva, cosa impossibile con le grandi case di produzione. Inoltre Franco Nero conosce bene il mondo dei giovani perché suo figlio è nel mondo del cinema, e sa cosa vuol dire procurarsi fondi. Il film, dice Nero, sebbene abbia preso il titolo dall’opera di Thomas Mann, in realtà è nato dall’idea di fare un lungometraggio “impegnato” che ritraesse un momento preciso della storia, in cui mette in luce quali sovversioni e debolezze avesse creato la caduta del muro. Franco Nero ha accennato anche alla forte difficoltà di distribuzione che ha risolto grazie a L’Altrofilm, società indipendente di distribuzione di Louis Nero. Con lui, ha precisato, nessun rapporto di parentela.