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Intervista a Alina Nedelea

Poco più che trentenne, Alina Nedelea ne ha di cose da raccontare. In Italia ha già lavorato con Soavi e Sorrentino.

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Poco più che trentenne, Alina Nedelea ne ha di cose da raccontare. In Italia ha già lavorato con Soavi e Sorrentino. Ha fatto cinema teatro e televisione. L’interpretazione più toccante che sicuramente molti ricordano è quella di Roberta, in Arrivederci amore ciao, tratto dal romanzo di Massimo Carlotto e sceneggiato da Michele Soavi con Lorenzo Favella.

Come nasce la passione di Alina per la recitazione?

A.N.: In realtà sono arrivata a questa scelta facendo la scuola d’arte popolare di Bucarest. Avevo sedici anni circa. Un giorno mi ha fermato la professoressa di recitazione e mi ha detto: “Non ho mai visto due occhi così tristi”. Avevo le ansie di quando si hanno sedici anni e proprio in quel periodo ho scoperto che ero una figlia adottiva. La professoressa insisteva perchè io recitassi mentre io ero convinta che sarei diventata una cantante. Ma le cose sono andate in maniera differente. La scuola mi ha consigliato di fare un provino come comparsa. Io, forse per l’emozione, ho sbagliato porta, e ho bussato a quella delle attrici protagoniste. Durante quel provino, il regista, credendo che fossi un’attrice professionista, mi chiese di urlare in quanto nel film la ragazza veniva picchiata spesso. Io che stavo cercando il palazzo più alto per suicidarmi, non aspettavo altro. Non ho urlato, ho ruggito talmente forte che per poco non ho spaccato i vetri delle finestre! Tutta la produzione mi ha implorato di smettere. Miracolo! Una volta uscita di lì, non ho più sentito il bisogno di suicidarmi e già questo non era poco. Un mese dopo mi hanno chiamata per firmare il contratto da protagonista. Il problema era che non ero maggiorenne. Il produttore era furioso quando glielo dissi. Mi chiesero di portare i miei genitori ma avevo solo i certificati di decesso. Allora ho portato un’amica che si è spacciata per mia sorella e ho fatto il film che è stato intitolato Balkan-Balkan. Due anni dopo mi hanno presa all’Accademia di Teatro e Cinema di Bucarest, nella classe di recitazione di Grigore Gonza.

Come sei arrivata in Italia?

A.N.: Sono arrivata in Italia grazie ad un regista tedesco: Bogdan Dreyer. Lui doveva fare un film con Sergio Rubini in Romania. Il film era L’ultima stazione. Mi chiese di fare un provino per lui ma per un ruolo di sole due pose. Io, che avevo già un curriculum di tutto rispetto, mi sono offesa. Lui mi disse: “Ma questo è un film con Sergio Rubini!” – e io di rimando – “e chi è?” – perché in Romania non lo conoscevamo veramente. Alla fine ho fatto queste due pose ma poi mi sono sposata il regista. Ci siamo innamorati e siccome lui viveva a Roma, sono venuta a vivere qui. Ma dopo tre anni circa l’amore è finito, soprattutto per lui che mi ha detto che sarebbe andato da sua sorella, in Australia, per tre settimane.
Io, da quando posso vedere la televisione, mi vedo tutti i serial e parlo citando spesso frasi che mi hanno colpito. A lui ne ho ripetuta una che mi sembrava andare bene per come mi sentivo: “Sai che ti dico? Non tornare mai più!”. E lui se ne è andato e non è veramente tornato più.

E poi cos’è successo a Roma?

Io stavo lavorando al Bar del fico come cameriera da esattamente tre anni e mezzo e facevo parte della scenografia. Lavoravo giorno e notte. Un giorno arrivò Carlo Lizzani che cercava comparse per il suo film in preparazione. Io sono entrata per fare la comparsa e ne sono uscita protagonista con tanto di contratto firmato. Sono andata dalla proprietaria del bar e le ho detto: “Ti saluto, arrivederci, tante belle cose, io vado a fare la protagonista”. Quarantotto ore prima, è saltato il film. A Lizzani che stava giù in Calabria, dove si doveva girare, gli stava per venire un infarto.
A quel punto sono tornata al Bar del fico. Continuavo a fare i miei cocktail. Per risparmiarmi i viaggi al tavolo, li facevo con le proporzioni al contrario, vale a dire con più alcolici che altro. Così i tizi stavano buoni lì e io potevo chiacchierare con le amiche.
Dopo qualche tempo che stavo sola e rompevo le scatole alle mie amiche con la storia del tedesco, sono arrivata tutta contenta e ho detto che mi ero innamorata di un italiano. Poi mi hanno chiesto: “Che lavoro fa?” – e io – “Il regista”. Non hai idea di quante me ne hanno dette.

Parliamo del ruolo di Roberta in Arrivederci amore ciao. Come sono andate le cose?

A.N.: Io avevo chiesto a Michele se potevo interpretare Roberta e lui mi aveva detto che non c’entravo niente con quel ruolo. Le sue parole erano state: “Amore, ma Roberta è una ragazza ingenua, bigotta e borghese e tu non sei mai stata né pura, né credente, né tantomeno borghese.’’ Mi ero talmente offesa che mi sono presentata da sola ai provini, senza che lui lo sapesse. C’erano tutti, tranne Michele al provino ed avevano visto otto ragazze in tutto. Alla fine del provino, hanno cominciato a bisbigliare e qualcuno ha detto che ero la fidanzata del regista. La risposta della produzione era stata che non dovevo avere il ruolo perché ero la ragazza di Michele. Poi però, hanno rivisto i provini e la parte l’hanno data a me (anche grazie all’incoscienza della produttrice Conchita Airoldi).Alla fine ho dovuto fare quattro provini per prendere il ruolo di “Biancaneve”.

Ed il rapporto con Paolo Sorrentino, come nasce?

A.N.: Io e Michele eravamo appena usciti dal cinema, nel quale era stato proiettato un film di un famoso regista che non nominiamo e questo film non c’era piaciuto al punto di uscire. C’era un manifesto di un film di un nuovo autore e sul manifesto c’era il volto di un uomo identico al mio maestro di recitazione Grigore Gonza. In realtà si trattava di Tony Servillo ne Le conseguenze dell’amore di Sorrentino. Sia io che Michele ne siamo usciti distrutti. Il film più bello che avevamo visto ultimamente. Abbiamo scoperto che aveva già girato un altro film intitolato L’uomo in più ed io mi sono fatta in quattro per più di un mese per trovare questo film che non sono riuscita a trovare. Arriva la telefonata del mio agente che mi dice:“Domani hai un incontro con Paolo Sorrentino”. Mi stava per prendere un infarto e non volevo andarci, tanta era la paura. Fumo come una turca e attendo il mio turno nella sala d’aspetto, cercando di capire chi possa essere Sorrentino. Vedo un uomo sui cinquanta con una pancia abbondante e mi convinco che sia lui. Invece mi chiama a fare il provino quello che pensavo fosse il suo autista, un ragazzo intorno ai trent’anni, alto e di bell’aspetto. Appena mi siedo, vedo dietro di lui i poster dei suoi due film.Dico: “Scusi lei ha visto per caso quel film?” – indicando L’uomo in più. Lui mi guarda come se lo volessi prendere in giro e io dico: “ Sarà anche l’unico che l’ha visto perchè io è un mese che mi do da fare per vedere questo film e non lo trovo da nessuna parte. Insomma com’era questo film?”. Mi ha chiamato tre volte e mi ha detto la seguente cosa: “Ma quanto parli. Non ti zittisci mai”, e mi ha fatto firmare un contratto nel quale il mio ruolo sarebbe stato un ruolo muto. E così è stato: ho preso il ruolo da muta (ride).

E per quanto riguarda il presente?

A.N.: Io avevo già visto Palermo-Milano: solo andata. Arrivo da Claudio Fragasso e lui mi dice: “Prendi questa pistola”. Bisogna sapere che in Romania giocare con le pistole acquistate sul mercato nero, è una cosa di tutti i giorni ed io, tramite i miei amici ne avevo già viste e toccate parecchie. Faccio qualche movimento con la pistola e poi lui mi dice: “Capisci che devi puntare la pistola contro dei bambini molto piccoli?” – e io gli rispondo – “Se dovessi puntare la pistola contro degli animali, avrei qualche problema, ma i bambini io me li mangio a colazione. Non c’è problema” – e ho avuto il ruolo.

E invece in Italia a parte Sorrentino quali sono i registi che ti piacciono di più?

A.N.: Beh, Tornatore per primo. Mi ricordo quando ho avuto un incontro organizzato dalla mia agente. Serviva una ragazza dell’est per fare La sconosciuta. Tornatore mi fa: “Parlami un pò di te”. Per quarantacinque minuti non mi sono alzata dalla sedia. Esco di lì vado da Michele e faccio: “Ah adesso Tornatore mi farà il provino, amore è fatta.” Macchè! Non mi ha nemmeno chiamata mezza volta. Andiamo a vedere questo film al cinema, e ti giuro che ancora mi devo riprendere. Io non ho mai visto un’attrice brava come quella, mai. Però – devo ammettere – che un anno ci ho sognato. Considero che La Sconosciuta sia un film obbligatorio a mio umile avviso e quell’attrice (Kseniya Rappoport) fa decisamente la differenza. Come faceva Tornatore a chiamare me? E a proposito di Tornatore ti dico un’altra cosa: Quando sei in Romania pensi che in tutto il resto del mondo trovi i soldi sugli alberi, il cibo per strada. Se tu vivi là dici : “ Sai noi siamo i più sfigati, con Ceausescu e Dracula che sono i nostri marchi di fabbrica dove vuoi che andiamo?”. Mi ricordo quando andavo all’accademia di teatro in Romania e il lunedì si vedevano i film e un lunedì arriva Nuovo cinema paradiso. Povertà è vero, però che sogni. A noi dell’Accademia quel film ci ha fatto capire quanto era sbagliato piangersi addosso e quanto fosse bello essere capaci di sognare. Tornatore dopo Nuovo Cinema Paradiso è entrato definitivamente nel mio sistema nervoso.
Poi c’è Bellocchio con Buongiorno Notte e L’ora di religione. Anche Salvatores l’ho amato con quel suo film: Denti e anche Io non ho paura è bellissimo. Comunque se devo scegliere, mi piace guardare il cinema italiano. E magari farlo pure! (risate)

Fabio Sajeva

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