«”Otto” è un non-morto, che redivivo si incammina verso Berlino in cerca di ‘vita’. Ed è qui che arriva la sua grande occasione: definire la non-vita, in una produzione indipendente di una regista tedesca, per ottimizzare il suo porno film sugli zombie».
Bruce LaBruce, regista di “Hustler white”, pellicola in cui recitava Tony Ward, ex di Madonna, anche questa volta è riuscito a stupirci, parlando di un tema molto caro a George Romero: gli zombie. Particolarità del film è Otto, un non-morto, che redivivo si incammina verso Berlino in cerca di ‘vita’. Ed è qui che arriva la sua grande occasione: definire la non-vita, in una produzione indipendente di una regista tedesca, per ottimizzare il suo porno film sugli zombie. In mezzo ai numerosi siparietti divertenti che condiscono il film, merito anche di un gruppo di attori esordienti in gran forma, Otto si ritrova catapultato in scenari in cui la realtà e la fantasia si fondono, permettendogli di ricordare tracce di vita passata: il suo ragazzo, i genitori, il suo essere vegetariano e i suoi problemi psicologici legati ai dolori dell’anima.
In un’atmosfera underground, fitta di misteri e decadimento, la non-vita appare semplice: è il mangiare i più deboli, il continuo ciclo della catena alimentare, in cui il forte si rivale sul più debole. Essenzialmente una metafora dell’uso, dell’abuso e del consumismo nel mondo, che LaBruce ha voluto analizzare, in cui persino un non-morto, il famelico zombie, è percepito come una possibile minaccia, un pericolo per la voglia di affermare la sua esistenza in una non-vita. Segno che anche stavolta lo scopo di LaBruce, ovvero provocare per far discutere, è riuscito. Il genio ha colpito ancora! Passato al Tek Festival.
Alessandro Cristofaro
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