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In Sala

Difret – Il coraggio per cambiare

Tratto da una storia vera, “Difret – Il coraggio per cambiare” porta sullo schermo l’incontro-scontro tra passato e presente, tra tradizioni popolari, istituzioni e volontà di cambiamento

Pubblicato

il

Anno: 2014

Durata: 99′

Distribuzione: Satine Film

Genere: Drammatico

Nazionalità: Etiopia, USA

Regia: Zeresenay Berhane Mehari

Data di uscita: 22-January-2015

 

Tratto da una storia vera, Difret – Il coraggio per cambiare porta sullo schermo l’incontro-scontro tra passato e presente, tra tradizioni popolari, istituzioni e volontà di cambiamento

Trama: A sole tre ore da Addis Abeba, Hirut (Tizita Hagere), una sveglia ragazzina di quattordici anni, mentre sta tornando a casa viene aggredita e rapita da un gruppo di uomini a cavallo. Hirut riesce ad afferrare un fucile e, nel tentativo di fuggire, spara uccidendo Tadele, ideatore del rapimento nonché suo ‘aspirante futuro sposo’. Nel villaggio di Hirut e Tadele, così come nel resto dell’Etiopia, la pratica del rapimento a scopo di matrimonio è una delle tradizioni più antiche e radicate e la ribellione di Hirut, che uccide l’uomo che l’ha scelta, non le lascia possibilità di scampo. Nel frattempo, ad Addis Abeba, una giovane donna avvocato, Meaza Ashenafi (Meron Getnet), si batte con tenacia e determinazione per difendere i diritti dei più deboli; tramite l’attività di ANDENET, un’associazione di donne avvocato, offre assistenza legale gratuita a coloro che non se la possono permettere. Obiettivo di Meaza è far rispettare la legge ufficiale del Paese, rendendo così inefficaci le decisioni prese, secondo consuetudine, dai consigli tradizionali popolari. Meaza viene a conoscenza dell’arresto di Hirut e cerca di farsi affidare il caso…

Recensione: Era il 1996 quando la storia di violenza, morte, dolore e esilio della piccola Hirut finiva per cambiare le sorti dell’Etiopia, per stravolgerne le taciute leggi interne diventando simbolo e baluardo di una nuova conquista di libertà.

Il giovane regista etiope Zeresenay Berhane Mehari, figlio di un lungo percorso di studi e lavoro negli Stati Uniti, porta in scena con Difret, suo primo lungometraggio, una scottante pagina di storia del suo Paese d’origine: una storia che parla di primordiali consuetudini e diritti strangolati. Secondo alcuni dati, infatti, la Telefa, pratica che prevede il rapimento e lo stupro a scopo di matrimonio, ha mietuto nel tempo moltissime vittime: ad oggi oltre il 40% delle adolescenti etiopi. Ragazzine indifese costrette dall’antico potere delle tradizioni popolari ad una vita e ad una famiglia non scelte.

Il regista, coraggiosamente, come le due protagoniste della vicenda che porta sugli schermi, decide di urlare la storia di questa adolescente per dare speranza al proprio Paese, per conferire una solida e perpetua eco alla voglia di rinnovamento che in parte lo sta attraversando. E nonostante le difficoltà, economiche e non solo, con cui ha dovuto battersi (basti pensare che il primo incontro con Meaza risale al 2005), Mehari è riuscito in ultimo nel suo intento: a scrivere, produrre e girare la pellicola in Etiopia e a renderla fruibile proprio e soprattutto da coloro che convivono con questa realtà.

D’altronde Difret in amarico, lingua ufficiale dell’Etiopia, significa proprio “coraggio”.

E coraggio è ciò che ha mosso, in primis, il piccolo cuore gonfio di paura della piccola Hirut; è il coraggio che le ha dato la forza di imbracciare il fucile, di scappare, di sparare anche e non, o non solo almeno, ad un uomo ma ad un tumulo di tradizioni aggressive, figlie di un consolidato assetto patriarcale, che nel tempo ha finito per creare un netto divario tra uomini e donne. Un divario a cui, non senza paura e difficoltà, Hirut ha detto “NO!” difendendo, tra ferite e solitudini, il suo diritto a scegliere.

Accompagnata e sostenuta dalla giovane avvocatessa Meaza Ashenafi, portavoce tramite l’associazione ANDENET dei diritti delle donne e dei dimenticati, Hirut diventerà simbolo di cambiamento ma solo a distanza di tempo.

Prima verrà chiusa, privata delle cure necessarie, in una cella presso una stazione di polizia; poi grazie alla tenacia di Meaza, che empaticamente rivede nella ragazzina il suo stesso bisogno di cambiamento, verrà trasferita nella capitale in un centro d’accoglienza per giovani ragazze orfane.

Privata del nucleo familiare, delle cure materne e paterne, delle corse nei prati con la sorella più piccola e disorientata dal rumore e dal caos della città e da uno stile di vita così lontano dal suo, Hirut sembra soccombere emotivamente alla tragedia di cui è vittima. Nonostante questo, non può tornare a casa. Il consiglio tradizionale popolare, raccoltosi come di consuetudine in un campo sotto un albero e formato da soli uomini, ha ormai deliberato l’esilio forzato della piccola Hirut. Colpevole di omicidio, la ragazzina non potrà mai più far ritorno.

La storia di Hirut e la battaglia giudiziaria di Meaza, nella realtà come nel film, viaggiano in continuazione su un doppio binario: da una parte c’è il mondo rurale, di cui è nativa Hirut, con le sue tradizioni e la quantomai ovvia sottomissione della donna all’uomo, dall’altra lo Stato, con le sue leggi sulla carta e i contemporanei legami con i vari microcosmi culturali radicati nel territorio.

Nonostante le difficoltà, Meaza riuscirà infine a conquistare la libertà di Hirut. Riuscirà infine a far riconoscere da un tribunale istituzionale la non colpevolezza della ragazzina, vittima e non carnefice. Riuscirà, per la prima volta, ad erigere un muro fra le istituzioni e le tradizioni popolari.

Elegante e diretto allo stesso tempo, il film d’esordio del regista etiope non manca di commuovere creando un semplice ma forte legame tra le due protagoniste e lo spettatore, ma evita di tendere la mano a sterili e quantomai facili pietismi.

Buona l’interpretazione delle due attrici, efficaci nei lo ruoli.

Co-prodotto da Angelina Jolie e già premiato dal pubblico al Sundance Film Festival e alla Berlinale,Difret – Il coraggio per cambiare arriverà nelle sale il prossimo 22 gennaio 2015.

Dalila Lensi

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