Tratto dalla piece teatrale “Le prenom” di Alexandre De la Atellière e Matthieu Delaporte
Trama Paolo (Alessandro Gassman),Betta(Valeria Golino), Sandro(Luigi Lo Cascio) e Claudio (Rocco Papaleo)sono inseparabili da quando erano bambini. Ognuno diverso e con una storia differente, si incontrano a cena per festeggiare della bella notizia della gravidanza di Simona (Micaela Ramazzotti), scrittrice di best seller e donna bellissima, moglie dell’altrettanto sicuro, affascinante intraprendente Paolo, agente immobiliare e burlone, tutto l’opposto del cognato e amico fraterno Sandro, professore universitario che ha forti ideali e anticonformista, che ha sposato la bella Betta, insegnante delle scuole medie che si divide tra la cucina, il ruolo di mamma affettuosa, e moglie fedele, un po’ bizzarra magari tra le mure domestiche. Poi c’è Claudio musicista, spirito libero, che fa da collante nel gruppo e stempera gli animi, accoglie le confidenze di Betta, che in lui riversa non solo i segreti più intimi ma anche piena fiducia. Succede però che la scelta del nome del futuro bimbo in arrivo di Paolo e Simona, sconvolge gli animi e dà luogo ad una serata diversa dalle solite. Come andrà a finire?
Recensione Arriva nelle sale il 22 Gennaio il nuovo film di Francesca Archibugi, Il nome del figlio, tratto dalla piece teatrale francese “Le prenom” che per oltre novanta minuti non fa altro che tenere incollati allo schermo, e pur facendo ridere lo spettatore lo lascia sorpreso e induce a riflettere su temi importanti del quotidiano. Si respira molto l’aria di Amici Miei, ormai un cult, per i protagonisti burloni e profondamente amici, che neanche nei momenti più seri riescono a non scherzare, e soprattutto quando lo scherzo arriva al culmine, anche quando è il momento di smettere. Quello che fa qui da discriminante è però la grande capacità del cast, tutto, senza esclusione di nessun nome, di saper creare momenti di tensione veri e propri nell’istante in cui in una semplice discussione per la scelta di un nome emergono vecchi rancori, gelosie, invidie, malintesi che sembrano quelli in cui, un po’ tutti si rispecchiano. Interessante è il discorso a parte sui luoghi comuni, che porta a far riflettere sul giudizio che spesso, in modo affrettato, si dà, basandosi sulle apparenze, qui profondamente superate per andare “oltre” come è giusto che sia, per indagare più a fondo.
Tanti i temi trattati. A partire da quello del ruolo, l’eredità della famiglia per Paolo, Betta fratelli, e Sandro, inseritosi come figlio quasi adottivo insieme a Claudio. L’importanza di un nome che è carico di una storia profonda e che lascia ferite, che si inserisce in un contesto più ampio come quello dell’Olocausto, del Nazismo, vissuto dagli allora protagonisti bambini grazie ai racconti dei “grandi” e che ritorna profondamente a incidere sui di loro come un boomerang, anche quando sono adulti, hanno dei figli e una vita autonoma. Si riflette poi sul detto e non detto tra padri e figli, le incomprensioni, il ruolo “politico” come cittadini ed esseri pensanti, che si scontra a momenti con l’ironia a momenti con scene più solenni che creano offesa ai protagonisti quando, come nel caso del personaggio di Lo Cascio, la politica “è tutto”, o almeno prima del prossimo tweet (e qui emerge il discorso dei social network che rendono Sandro un uomo lontano in senso letterale dal ruolo di padre, marito e uomo).
Non si vedeva da un po’ sul grande schermo un film capace di essere leggero come In nome del figlio dove però si delinea un quadro piuttosto veritiero circa le situazioni familiari di incomprensione, che però non sfocia per forza in dramma, e non assomiglia a pellicole troppo dense di altri autori che sono ormai una consuetudine, ma che finiscono per risultare tutte uguali. Un ottimo film e un notevole risultato per Archibugi, cui vanno tutte le congratulazioni, insieme a tutto il cast, davvero eccellente.
Valentina Marchetti