Take Shelter, opera seconda di Jeff Nichols, giovane talento del cinema americano degli ultimi anni. Un thriller psicologico sulla paura di vivere e sulla paranoia dei giorni nostri incarnate nel protagonista Curtis, interpretato dal bravissimo Michael Shannon. Un uomo normale, angosciato però dai problemi economici e per la salute della figlia, progressivamente viene soggiogato dai suoi incubi e dalle sue ansie fino a presagire dal cielo un’imminente e immaginaria catastrofe e a scivolare nella follia, trascinando con sé la sua famiglia (l’altrettanto brava Jessica Chastain nei panni della moglie e la figlia). Nichols, come lui stesso afferma, voleva rappresentare un sentimento di ansia generalizzata che pervade la nostra società e sicuramente ha colto nel segno. Il film è molto interessante e ci riguarda tutti, perché mostra con grande bellezza e potenza visiva ( tra cieli infiniti e giganti stormi di uccelli in volo) come l’ossessione per la sicurezza (tipicamente americana), oltre a catastrofismo e allarmi mediatici immotivati, possano facilmente prendere il sopravvento e opprimere o addirittura distruggere le nostre vite.
Un classico del 1957, La parola ai giurati (12 angry men) , film d’esordio del regista Sidney Lumet. Tutto ambientato in una stanza di tribunale, il film è incentrato sulla discussione di dodici giurati per raggiungere il verdetto nei confronti di un giovane ispano-americano accusato di aver ucciso il padre. Uno dei giurati (grande interpretazione di Henry Fonda), l’unico che nutre dei dubbi sulla colpevolezza del ragazzo, tenta di convincere gli altri a rivedere le loro opinioni. Il film è “teatrale” e tutto basato sulla caratterizzazione dei personaggi, ma riesce ad avvincere e tenere viva la tensione grazie alla suspence crescente ottenuta da Lumet e Boris Kaufman (direttore della fotografia in bianco e nero) con un geniale gioco di inquadrature sempre più strette e claustrofobiche e con il montaggio di Carl Lerner. Uno degli esempi di come incredibilmente si possa ottenere molto rimanendo solo in una stanza e con pochi attori, difficile esperimento tentato da tanti (in particolare da Polanski) e che inoltre costituisce un capostipite per il genere del dramma giudiziario. Un film memorabile, sicuramente da vedere!