Scritto da Scott Alexander e Larry Karaszewski, gli stessi sceneggiatori di Ed Wood (ma anche di Man on the Moon e Larry Flynt), Big Eyes segna il ritorno alla regia di Tim Burton, dopo il film d’animazione in stop motion Frankenweenie, che abbandona, apparentemente, lo stile tipico delle sue pellicole per realizzare un’opera dove gli scenari dark e favolistici sembrano assenti.
Il dettaglio di un grande occhio dipinto, l’obiettivo che si allarga lentamente per mostrarci una serie di stampe in corso e il particolare della firma in fondo all’opera, racchiudono, in una manciata di inquadrature, tutto l’universo narrativo di Big Eyes, ultima pellicola del regista gotico per eccellenza Tim Burton. Il film racconta la vera quando incredibile storia di Margaret e Walter Keane e della più grande frode pittorica del XXI secolo che ha, inoltre, dato il via alla commercializzazione di massa dell’opera d’arte portata poi all’estremizzazione da Andy Warhol.
Quando i futuri coniugi Keane s’incontrano , Margaret (Amy Adams) non è altro che una fragile donna, figlia della mentalità degli anni ’50, separata e con una figlia da mantenere ma con un talento pittorico nel quale lo scaltro spirito imprenditoriale di Walter (Christoph Waltz) vede l’occasione per raggiungere fama e successo, convincendo la moglie a far credere che sia lui l’autore dei quadri. Quei dipinti di bambini ritratti con grandi occhi, sproporzionati e malinconici, etichettati come kitsch dai critici d’arte dell’epoca, diventeranno, anni dopo, l’oggetto di una surreale disputa legale tra i due per accertare la paternità di quelle opere e ristabilire la figura artistica di Margaret, il cui lavoro ha successivamente influenzato schiere di artisti (basti pensare alle creature disegnate da Ana Bagaya).
Scritto da Scott Alexander e Larry Karaszewski, gli stessi sceneggiatori di Ed Wood (ma anche di Man on the Moon e Larry Flynt), Big Eyes segna il ritorno alla regia di Tim Burton, dopo il film d’animazione in stop motion Frankenweenie, che abbandona, apparentemente, lo stile tipico delle sue pellicole per realizzare un’opera dove gli scenari dark e favolistici sembrano assenti. Lo spettatore più attento noterà invece una miriade di “tracce” disseminate lungo tutto il film che riportano direttamente al mondo burtoniano. Dalle scenografie pop e colorate alle villette a schiera dei sobborghi borghesi (Edward mani di forbice), dagli elementi del reale distorti (Big Fish), fino alle sfumature inquietanti che affiorano dalla personalità di Walter (Sweeney Todd) e l’animo da outsider di Margaret (Ed Wood), tutto in Big Eyes è profondamente legato al suo pensiero filmico.
La pellicola, con le perfette interpretazioni di Amy Adams e Christoph Waltz, ha il merito di fotografare un aspetto inedito della regia di Burton ma, nonostante i punti a suo favore, sembra muoversi sempre sulla superficie della storia, senza mai realmente addentrarsi in nessuno degli aspetti che ne costituiscono il tessuto narrativo (dal dramma familiare a quello interiore di Margaret passando per la rivoluzione nel campo dell’arte apportata da Walter). Tutto è mostrato ma nulla è sviscerato, lasciando un palpabile distacco tra la pellicola e lo spettatore.