‘Vizio di Forma’ è il nuovo film di Paul Thomas Anderson, tratto da un romanzo di Thomas Pynchon e ambientato nella Los Angeles degli anni Settanta, che arriverà in Italia distribuito dalla Warner il 26 febbraio. Anderson ama la sua terra, ama l’America e ama ancora di più la California che gli ha dato i natali, 44 anni fa ed è qui che ambienta i suoi film: ‘Magnolia’, ‘Boogie Nights’, il finale de ‘Il Petroliere’, ‘The Master’ e ora ‘Vizio di forma’.
Il film è un noir che ha il sapore di alcuni classici dell’epoca, da ‘Chinatown’ di Polanski a ‘Il lungo addio’ di Altman, dove la questione del “chi è stato” inevitabilmente porta a domande esistenziali ben più profonde, in una Los Angeles immersa nella droga, che si risveglia dalla parentesi idealistica e hippie degli anni Sessanta.
“E’ il mio secondo film ambientato in quegli anni – dice Paul Thomas Anderson, che aveva già raccontato quel periodo storico in Boogie Nights, sulla florida industria del porno nella valle alle spalle di Hollywood – eppure non sono particolarmente affascinato dagli anni Settanta, è il dopoguerra il mio periodo storico preferito”. Protagonista di questo film è Joaquin Phoenix, che aveva già collaborato con Anderson in ‘The Master’ accanto allo scomparso Philip Seymour Hoffman “Mi spiace, non vorrei parlare di lui”.
Insieme a Phoenix, che interpreta un investigatore privato la cui ex gli chiede di investigare sulla scomparsa dell’amante, della moglie di lui e dell’amante di lei, c’è un cast importante: Owen Wilson, Reese Witherspoon, Josh Brolin, Eric Roberts, Benicio Del Toro e uno spassoso Martin Short. Per loro però piccole parti, quasi dei cameo, mentre il ruolo della ex fidanzata del protagonista è affidato a Katherine Waterston (Boardwalk Empire) e la voce narrante del film, il cui timbro onirico riporta ai ‘viaggi’ imbottiti di droga di quella generazione di ventenni, è della cantante Joanna Newsom. Il look di Phoenix è tipico dell’epoca, capelli lunghi e incolti e basette imponenti: “Mi sono ispirato a una fotografia dei tempi di Neil Joung”, dice l’attore.
Le indagini di Doc porteranno ad una spiegazione dell’accaduto, ma più queste vanno avanti e più si scopre che non è la risoluzione dell’enigma lo scopo del film, quanto lo è la descrizione di una cultura, di una terra e di una città che sta perdendo il sogno idealistico della cultura hippie. Ecco dunque che Los Angeles e la California si trasformano a poco a poco. Da paradiso terrestre diventano terra di cemento e autostrade. “Non è stato facile trovare angoli della città com’era negli anni Settanta – dice il regista – soprattutto vicino all’Oceano non ce ne sono quasi più. I ricchi vogliono case nuove. E le strutture costruite all’epoca sono state smantellate da tempo”. Quello di Anderson, più che un noir è una descrizione dell’America che si risveglia dal sogno dell’amore libero e delle sperimentazioni allucinate della droga, per ritrovarsi nella realtà brutale e paranoica dell’era Nixon. Con un tocco di umorismo.
Fonte ANSA
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