Tra l’imbarazzo e il divertimento dello spettatore x sprofondato nella poltrona di una sala cinematografica che potrebbe essere tanto argentina, quanto italiana o francese il regista e sceneggiatore Damiàn Szifròn mette in scena quella che potrebbe essere la ‘tragedia di un uomo ridicolo’ dei nostri giorni.
E quell’uomo, purtroppo, siamo tutti noi.
La commedia, prodotta da Pedro Almodòvar in collaborazione con El Deseo, ci impone una riflessione tragicomica sulla realtà contemporanea attraverso la suddivisione dell’intreccio in sei distinti episodi, accomunati dal fil rouge della totale perdita di controllo dei rispettivi protagonisti.
Così, siamo l’uomo che decide di vendicarsi di chiunque gli abbia fatto del male (dalla maestra delle elementari, all’ex ragazza fino ad arrivare al suo psichiatra) riunendoli in un luogo a dir poco improbabile; siamo l’ingegnere oppresso dalle multe; la cameriera di un diner in cui capita lo strozzino del padre; il miliardario che cerca di salvare il figlio dal carcere; siamo la giovane sposa che il giorno del suo matrimonio scopre il tradimento del marito; siamo i due automobilisti che trasformeranno un alterco in un vero e proprio massacro.
Storie Pazzesche, dal titolo originale Relatos Salvajes, porta in scena l’elemento di rottura e il momento di non ritorno: questi uomini, queste donne, questi esseri portati fino al limite estremo delle proprie forze morali decidono di non implodere, ma di esplodere. E con l’abbattimento di ogni tipo di censura, imposta dalla società o dal super-io, danno sfogo alla loro parte più istintiva e generalmente repressa.
“Lupo sarei che sbrana – orrendi denti – muso raggrinzito – consapevoli gli occhi malcontenti.
Azzanna. Sangue addosso e dentro. Avanti movimento.
Pace, alla fine, per sterminio intorno. Pace tremante tesa. Tregua sospesa”: cantava Lindo Ferretti mettendo a confronto il barbaro, il lupo che sbrana appunto, con l’uomo ‘civile’, estenuato crocevia di diritti, doveri, oppressioni, ingiustizie.
“Come gli avi miei, Barbaro, come gli avi miei bastardo.
Barbaro legittimo bastardo”.
E barbaro, e violento e bastardo diventa infatti il protagonista della commedia di Szifròn.
Con ironia e cinismo il regista argentino ci propone forse un ritratto più realistico che “pazzesco” della società contemporanea e delle sue potenziali derive.
Figlio di diverse influenze che vanno dall’insostenibile leggerezza della contemporanea commedia all’italiana fino all’elemento pulp e satirico caro a un Tarantino, Storie Pazzesche riesce comunque a trovare un suo buon grado di originalità. Peccato che con il procedere i singoli episodi finiscano per perdere il loro carattere caustico e aggressivo, e il film la meritata efficacia.
Presentato a Cannes 2014, il lungometraggio di Szifròn è stato comunque una delle sorprese del Festival.
Dalila Lensi