L’attore Giulio Base torna dietro la macchina da presa per dirigere “Mio papà”, film drammatico con Fabio Troiano e Ninetto Davoli. Uscito nelle sale italiane il 27 novembre, è distribuito da Mediterranea.
Trama
Lorenzo ha 35 anni e lavora come sommozzatore su una piattaforma petrolifera. Lavoro duro, di quelli da uomini tutti d’un pezzo. E nel suo mestiere Lorenzo è uno dei migliori. Alla sera, quando ne ha voglia, scende a terra. Lorenzo con le donne ci sa fare ma ha una regola, una notte e poi sparisce. Non si ferma a dormire, mai. È un leit-motiv che si ripete, perché così è più facile e non ci si prende troppo sul serio. E continua fino a quando incontra Claudia e la passione lo travolge. Claudia è diversa e Lorenzo lo scopre quella notte, quando sulla porta della camera accanto incontra Matteo. Ha sei anni ed è il figlio di Claudia. E si apre un vortice in cui non esistono compromessi. Impossibile amare lei e dimenticare il figlio in un angolo. È un tutto o niente, un prendere o lasciare. Un unico tuffo nel vuoto.
RECENSIONE: “Mio papà”
Giulio Base ha maturato esperienza al servizio del piccolo schermo e l’ereditarietà della fiction televisiva traspare nel linguaggio che qui ha scelto. Eppure, con Mio papà ha realizzato un film dal gusto agrodolce e leggero, in equilibrio tra le emozioni, grazie ai diversivi comici creati da Ninetto Davoli e Fabio Troiano. Un dramma familiare attuale e contemporaneo, immerso nell’aperta discussione legale, fatta di difficoltà e limiti burocratici.
Mio papà ha il suo fulcro nell’affrontare un’opportunità d’amore. Il padre è chi cresce o chi ha dato la vita. E crescere non è forse donare la vita. Amare i figli degli altri, essere padre, dunque. Essere un uomo vero, presente. In antitesi con quello naturale, completamente assente. Crescere, camminare insieme, condurre per mano un bimbo dall’incondizionato bisogno d’amore. Un bimbo che da grande vuole aggiustare il mare, proprio come Lorenzo.
Il piccolo Matteo ha il volto dell’eccezionale Niccolò Calvagna (classe 2006), intenso e mai in difficoltà accanto a professionisti ben più adulti. E grazie alla sua interpretazione è più facile provare empatia per Mio papà, film dalla lacrima suggerita, moderno spaccato familiare di un Italia di provincia, sincera e così lontana dal paese idealizzato che troppo spesso vediamo nelle fiction televisive.