Dopo l’incredibile fine degli ultimi Hunger Games, Katniss è devastata, provata dall’ennesimo bagno di sangue dei giochi ma soprattutto dalla perdita di Peeta, lasciato indietro nell’arena ad affrontare un terribile fato. Il suo distretto è stato spazzato via da Capitol City e adesso lo stratega Plutarch e la Presidente Alma Coin del Distretto 13 vogliono fare di lei una bandiera, il simbolo intorno al quale unire tutti i distretti nella guerra contro il sanguinario Presidente Snow. Coinvolta suo malgrado in una guerra alla quale non aveva mai pensato, Katniss trova nuovi alleati e la conferma che solo lei, la ghiandaia imitatrice, può rovesciare le sorti del conflitto finale.
La moda ormai consolidata ad Hollywood prevede il dividere sempre tutto in più parti possibili per massimizzare il profitto e purtroppo Hunger Games non è sfuggito; in questo caso ad essere diviso è l’ultimo libro della trilogia di Suzanne Collins sulla quale è basato questo fenomeno cinematografico mondiale. Hunger Games è ormai un fenomeno di culto, i suoi personaggi sono un modello di virtù per ragazzi e adulti sparsi nel mondo, basta assistere alle premiére per rendersi conto di una frenesia che mancava dai tempi della saga di Harry Potter. La prova più dura per regista e cast è stata quella di mantenere alta la barra in un film dove per la prima volta non ci sono giochi, il capitolo che serve a mostrare al pubblico l’inizio di una rivoluzione, una rivoluzione talmente “reale” che passa anche per la propaganda alla quale spesso assistiamo nei vari telegiornali o talk show. E’ il film più politico, quello che mette in mostra vizi e virtù anche dei cosiddetti “buoni”, disposti a gesti estremi nella lotta per il potere. Katniss viene invischiata suo malgrado, dopo i giochi è ormai un’icona, ogni accenno a lei e alla ghiandaia è vietato in tutti i distretti, pena la morte. Lei è distrutta, divorata dai sensi di colpa per aver abbandonato Peeta, per il quale prova un sentimento immenso che ancora non riesce a comprendere e che la allontana dal leale Gale, da sempre innamorato di lei; quando entra in gioco, è chiaro che il letale Snow ha molte carte da giocare, numerosi assi da calare al momento opportuno e forti abbastanza da spezzare Katniss. Al suo fianco rimane Plutarch (l’immenso e sempre compianto Philip Seymour Hoffman), il suo istruttore e mentore Haymitch e la frivola Effie, tutti insieme con l’aiuto della Presidente Coin, che conta di rovesciare il regime brutale di Snow e instaurare una vera democrazia nei distretti.
Jennifer Lawrence è attualmente la diva più amata ed ammirata, è facile parlare bene del suo lavoro e può sembrare ridondante, ma è così, questa attrice rasenta la perfezione più volte nell’arco del film, dipinge sul suo volto la realtà di una ragazza devastata dagli eventi, costretta a reagire e a lottare per coloro che ama. Tutto il cast è di gran classe, soprattutto l’aggiunta Julianne Moore e una lode particolare per Elizabeth Banks, che spogliata degli abiti kitsch e del trucco surreale offre una prova notevole nei panni di Effie.
L’unica vera pecca del film è probabilmente proprio il suo essere incompleto, molto spesso tirato per le lunghe proprio per arrivare alle due ore piene. Rimane comunque una pellicola notevole, girato con mano ferma da Francis Lawrence che sa quando mettere al centro della scena Katniss e come far trasparire in modo realistico il fumo e la polvere di un campo da battaglia. Hunger Games : Il canto della rivolta – Parte I è l’inizio della fine, tutto è pronto per un epico scontro senza pietà, purtroppo le regole di mercato faranno attendere ai fan un anno intero per assistere alla fine dell’epica storia di Katniss. Grandi attori, una protagonista eccellente e un libro denso di riferimenti all’attualità, Hunger Games è un netto passo in avanti nel genere young adult e sarà probabilmente uno dei maggiori successi del 2014.
Emiliano Longobardi