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Il falso bugiardo

«“Il regista Pietro Germi definiva lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni il falso bugiardo. Questo perché raccontava storie che sembravano proprio inventate, tanto erano stratosferiche, anche se alla fine risultavano assolutamente vere…”. Così dice Claudio Costa, regista del bel documentario “Il falso bugiardo”….»

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“Il regista Pietro Germi definiva lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni il falso bugiardo. Questo perché raccontava storie che sembravano proprio inventate, tanto erano stratosferiche, anche se alla fine risultavano assolutamente vere…”. Così dice Claudio Costa, regista del bel documentario “Il falso bugiardo” dedicato appunto alla bella figura dello sceneggiatore Luciano Vincenzoni, uno scrittore che per oltre mezzo secolo si è confrontato con il cinema. Luciano Vincenzoni,oggi, insieme a Furio Scarpelli, è senz’altro l’uomo che ha scritto le pagine più belle del cinema italiano.

La grande guerra”, di Mario Monicelli (1959), i film più autorevoli di Pietro Germi, quali “Il ferroviere” (1955), “Sedotta e abbandonata” (1964), “Signore e Signori” (1965), quelli di Sergio Leone, come “Per qualche dollaro in più” (1965), “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966), “Giù la testa” (1971): autentici capolavori della storia del cinema italiano. All’ultimo FondiFilmFestival, il film di Claudio Costa è stata una straordinaria occasione per celebrare il grande sceneggiatore, insieme agli amici di una vita, i registi Carlo Lizzani e Tonino Valerii, il critico e sceneggiatore Italo Moscati e lo scrittore Vittorio Giacci. E’ stata davvero una festa: Vincenzoni si è prestato alla grande giornata in suo onore e la proiezione del film di Costa è stata applauditissima.

Il film passa in rassegna quella che è stata la sua straordinaria esistenza artistica ed umana: la lotta con la vita quotidiana, la difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, la venuta a Roma, i tentativi di esorcizzare la città capitolina, i primi incontri-scontri con i grandi produttori dell’epoca d’oro del cinema italiano, come Carlo Ponti, Dino De Laurentiis, il commendator Angelo Rizzoli, Peppino Amato, Mario Cecchi Gori. Le difficoltà per Costa sono state notevoli, sia per la difficoltà di gestione del personaggio Vincenzoni, sia per la conciliazione degli incontri, con orari e tempi che difficilmente collimavano con le esigenze di ognuno, difficoltà quest’ultime che il regista aveva messo tutte in preventivo.

Le sue sono state interviste difficili, scomode, alcune realizzate anche in orari impensabili. Ricorda Claudio Costa: “l’intervista con Vittorio Sgarbi, che Luciano ha conosciuto attraverso il suo grande amico Goffredo Parise, ad esempio l’ho girata all’una di notte. Sgarbi poteva liberarsi solo a quell’ora…” Aggiunge ancora Costa: “Dino De Laurentiis invece l’ho incontrato quando il film era già in fase di montaggio. Sapevo che il produttore era a Roma, allora ho cominciato a telefonare a tutti i grandi alberghi, un lavoro minuzioso davvero, ed infine l’ho trovato. Lui era già in partenza per Los Angeles, io gli ho spiegato che stavo girando un documentario su uno sceneggiatore che gli era molto grato, perché gli aveva agevolato la vita pratica e la futura carriera. Appena saputo che si trattava di Vincenzoni, De Laurentiis mi ha convocato subito in albergo…” Il resto è tutto dentro il film, viaggi, incontri, lotte, discussioni, contrasti, umanità. E’ tutto questo è proprio in sintonia con il personaggio Luciano Vincenzoni. E la sensazione riprodotta dal film “Il falso bugiardo” è, in ultima analisi, proprio quella di quando si va a casa sua e, seduti sul divano, si rimane ad ascoltarlo entusiasti.

Giovanni Berardi

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