La Marvel Disney colpisce ancora e aggiunge alla sua lista, perennemente in fieri, di cinecomic, Guardiani della galassia, trasposizione cinematografica dell’omonimo fumetto basato sui personaggi che nel 2008 sono sbarcati nel fantastico mondo dei fumetti grazie a Dan Abnet e Danny Lannid che hanno curato il reboot di una serie nata nel 1969 e comparsa per la prima volta sulla rivista Marvel Super Heroes.
Nel 1988 Peter “Star Lord” Quill è stato rapito da alcuni pirati spaziali. Divenuto adulto tira a campare con lavoretti poco raccomandabili finché il destino non lo pone di fronte a una minaccia che rischia di mettere in serio pericolo l’intera galassia. L’eroe refrattario incrocerà un gruppo di eroi altrettanto refrattari di lui: Gamora, l’aliena, Drax, il distruttore vendicativo, il mutato procione Rocket e l’albero umanoide Groot.
Idolatrato oltreoceano per la sua presunta irriverenza, Guardiani della galassia in realtà non è altro che l’awesome mix (tanto per citare la cassetta che contiene l’intera e bellissima colonna sonora anni ’80 del lungometraggio) portato all’ennesima potenza delle caratteristiche più originali (inteso come nuove e non certo come particolari), e quindi introdotte dalla Disney, che la Marvel ha voluto dare agli altri supereroi, le cui storie sono già state trasformate in blockbusteroni macina soldi. Ed ecco che in Guardiani nella galassia sono ricalcati ed enfatizzati il sarcasmo di Tony Stark e la sua tendenza a sdrammatizzare, l’autoironia dell’ultimo Thor che in The Dark World ha messo un po’ da parte il suo superomismo divino, e la perfetta coralità ordinata nel disordine degli eventi dove alla fine tutto torna di The Avengers, il cui regista, Josh Whedon, è maestro incontrastato fin dai tempi di Buffy l’Ammazzavampiri.
E James Gunn in tutto questa che fa? In realtà fa tanto e non si limita affatto a prendere il meno peggio delle produzioni Disney Marvel e shakerarlo per rendere il suo lavoro più frizzante: chi ha amato La trilogia del cornetto e le altre opere del cineasta, sa che la malinconia leggera di Peter e il suo guardare indietro agli anni ’70 e ’80 è tra i marchi di fabbrica di Gunn che, con i limiti imposti dal genere che deve gestire con Guardiani della galassia, riesce a unire in un solo lungometraggio il target dei devoti del passato a quello degli adepti Marvel del presente con personaggi scanzonati ma pur sempre mossi all’interno di effetti visivi eccellenti.
Quello che infastidisce nelle due ore di un cinecomic che, tra alti e bassi e un Groot straordinario, è che le pur riuscite citazioni (e sono tante!) girano sempre intorno all’universo che è sempre stato o che è di recente diventato di proprietà della Disney, partendo dal prologo d’Indiana Jones nei Predatori fino ad arrivare al primo Guerre Stellari e ovviamente sfociando, di nascosto, nell’idolatria perenne della Marvel.
A parte queste cadute di stile autoreferenziali, per non dire promozionali, tutto sommato Guardiani della galassia è un film travolgente, che diverte e intrattiene con forza e strappa più di qualche risata e di qualche ricordo. Un viaggio nel tempo e nello spazio che ha tutti i difetti propri della scrittura di un cinecomic, ma che è gestito con così tanto brio che forse, nei limite del plausibile, davvero è un passo avanti verso qualcosa di più sostanzioso dell’eroe contro il cattivo.
Sandra Martone