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IL TESORO DEL BABA

“Il Tesoro del Baba è il reportage semi-serio che Alessandro Antonaroli, regista e scrittore già avvezzo a simili imprese, ha pensato, “sceneggiato”, girato e poi da solo montato, nell’indiana residenza-tempio d’un torinese che, dopo quarant’anni di vita nella regione di Hampi è riuscito a metamorfizzarsi in fachiro.”

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Perlustrazione audiovisiva a basso costo compiuta col dono d’una ironica leggerezza, Il Tesoro del Baba è il reportage semi-serio che Alessandro Antonaroli, regista e scrittore già avvezzo a simili imprese, ha pensato, “sceneggiato”, girato e poi da solo montato, nell’indiana residenza-tempio d’un torinese che, dopo quarant’anni di vita nella regione di Hampi è riuscito a metamorfizzarsi in un fachiro ed entrare a pieno titolo in una confraternita shivaita-tantrica, ovvero ha abbracciato una religione in cui la “cannabis” è una pianta sacra, il sesso un veicolo di conoscenza e la preghiera un’espressione artistico-creativa.

Seguendo il santone Cesare nel suo portamento tra il magnetico e il fumettistico – con barba e capelli lunghi, corpo magrissimo e semi nudo sempre in evidenza, perennemente rannicchiato su sé stesso o con schiena curva e andamento barcollante, tra mattutini rituali sacri, estrema frugalità di mezzi e sgangherata epica quotidiana (esilarante il viaggio in motorino – connotato ancora con grande ironia grazie alle marcetta militare scelta da Sergio Ferrari), il documentario presentato al Fanfulla 101, pur ammiccando ad un certo divertito esotismo di stampo occidentale, non manca di indagare con lirismo e con occhio attento quella dimensione mistica e totalmente estranea alle nostre ossessionate dinamiche metropolitane, che attraversa gran parte dei luoghi e delle anime degli indiani o di chi ha la fortuna (il tesoro?) di ritrovarsi a vivere in quelle stesse dilatate condizioni.

Salvatore Insana

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