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Italian Film Festival Berlin – Tuscia Film Fest: bilancio di un festival

Si è appena conclusa con un bilancio sicuramente positivo la seconda edizione dell’Italian Film Festival Berlin, la rassegna del cinema italiano organizzata e portata a Berlino dal Tuscia Film Fest di Viterbo

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Si è appena conclusa con un bilancio sicuramente positivo la seconda edizione dell’Italian Film Festival Berlin, la rassegna del cinema italiano organizzata e portata a Berlino dal Tuscia Film Fest di Viterbo. A Mauro Morucci, mente creatrice del progetto nato undici anni fa sia per promuovere il cinema nostrano sia per valorizzare il territorio della Tuscia, va il merito di aver esportato la manifestazione laziale nella capitale tedesca. Dal 3 al 5 ottobre presso il Babylon-Mitte, il ponte ideale tra Italia e Germania si è costruito così, nel segno del cinema.

7 i film selezionati, di cui 4 anteprime tedesche: Sacro G.R.A. di Gianfranco Rosi (Leone d’Oro al Festival di Venezia 2013), La mafia uccide solo d’estate di Pif (Migliore opera prima ai David di Donatello 2014), Buongiorno papà di Edoardo Leo (Miglior commedia ai Nastri d’argento 2013), Smetto quando voglio di Sydney Sibilia (12 nomination ai David di Donatello 2014). Poi La grande bellezza di Paolo Sorrentino (Oscar come Migliore film straniero 2014), Le Meraviglie di Alice Rohrwacher (Gran Premio della Giuria al 67esimo Festival del Cinema di Cannes) e C’era una volta la città dei matti di Marco Turco. Una selezione gradita al pubblico tedesco, o agli italiani residenti a Berlino che erano senz’altro in netta maggioranza.

Sebbene il primo film passato in rassegna sia stato Sacro G.R.A., la punta della prima giornata di festival è stata La mafia uccide solo d’estate, con ospiti in sala Pif, Marco Martani Michele Astori (rispettivamente regista e co-sceneggiatori del film). Lo sguardo di un bambino che, abbandonato a se stesso, si fa un’idea un po’ confusa e distorta della Sicilia asfissiata dagli attentati mafiosi, finendo per assurgere Andreotti a mentore indiscutibile, è il ritratto canzonatorio e pungente dell’italiano medio, creatura pigra e assopita facilmente abbindolabile (vedi il caso Berlusconi). L’evento si è svolto in collaborazione con l’associazione Mafia? Nein Danke!, nata nel 2007 in seguito alla strage di Duisburg del 2007, quando sei persone persero la vita in una lotta fra clan della ’ndrangheta. Da allora l’associazione aiuta italiani e tedeschi a combattere la mafia e a reagire alla richiesta del pizzo. Una scelta interessante, quella del film La mafia uccide solo d’estate, che probabilmente vuole mostrare ai vicini tedeschi con toni leggeri che noi italiani non dimentichiamo e riponiamo piuttosto nella memoria vivida l’arma per allontanare dal futuro i fantasmi del passato. O forse sto solo intellettualizzando una commedia degli errori che verso la chiusa si muove frettolosa nel sostenere la necessità della consapevolezza per formare la memoria.

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In questa breve rassegna d’italianità cinematografica non poteva mancare l’appuntamento con La grande bellezza di un Sorrentino trionfante agli Oscar, arrivato puntuale il secondo giorno di festival. Di tutt’altra specie rispetto al dissacrante e perduto dandy Gambardella è l’ospite di questa giornata, Edoardo Leo, interprete di Smetto solo quando voglio e regista di Buongiorno Papà, entrambi in programmazione. Grosse e sane risate hanno accompagnato la commedia di Sibilia, una sorta di Breaking Bad trasposto nella Roma (Italia) dei giorni nostri, quella delle tre C – crisi, casta, corruzione – fatta di precariato, precariato e ancora tanto precariato, ma anche di giovani menti brillanti disposte a giocarsi tutto pur di riprendersi ciò che è stato tolto loro. Durante l’incontro con il pubblico, Leo ha ripetuto più volte l’intenzione commerciale che ha mosso l’intero progetto e il chiaro desiderio del regista di realizzare un vero e proprio blockbuster, con tanto di Smetto quando voglio 2 e 3 nel cassetto. Fosse anche vero, fosse anche solo un film concepito per le masse e con l’occhio rivolto al botteghino, mi sento solo di augurare al nostro Paese di riuscire a produrre (e ad esportare) ancora tanti film commerciali di questa fattura.

A salutare il pubblico del festival sono stati, infine, la miniserie televisiva C’era una volta la città dei matti, accompagnata dal regista Marco Turco e dall’interprete Fabrizio Gifuni, e Le Meraviglie dell’assente Alice Rohrwacher, una storia di utopie claudicanti, un romanzo di formazione poliglotta e silenzioso ambientato nell’affascinante terra degli etruschi. A Berlino aspettiamo soddisfatti e fiduciosi la prossima edizione dell’Italian Film Festival Berlin e auguriamo al cinema italiano ancora tante buone annate.

Francesca Vantaggiato

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