
Anno: 2014
Distribuzione: Parthenos
Durata: 95′
Genere: Grottesco
Nazionalità: Italia
Regia: Franco Maresco
Data di uscita: 4 Settembre 2014
Il suicidio della secolare “arte di arrangiarsi”, documentato tra l’orrore grottesco e la pietà
Un meta-discorso sull’incapacità della nostra élite artistica e intellettuale di intercettare e supportare una cultura nazional-popolare da tempo alla deriva, sempre più populistica, mediatizzata, calamitata dai codici estetico-espressivi (e palliativi) delle “derive pulsionali”, e messa qui a fuoco anche al di là della figura totemica di Silvio Berlusconi.
E’ un lungometraggio che accoglie lo spettatore promettendogli le gioie più crudeli e succulente del grottesco, per poi lasciarlo in preda a un senso ambiguo e strisciante di lacerazione sociale, simbolica ed esistenziale…
Nelle sue interviste sarcastiche e denigratorie rivolte a un anziano organizzatore siciliano di spettacoli musicali neomelodici, sostenitore convinto della causa politica berlusconiana e spinto paradigmaticamente ad autodenunciarsi nelle personali simpatie e frequentazioni mafiose, Franco Maresco intende inscenare e interpretare lo snobismo dell’intellettuale italiano tipico, alle prese con una realtà socio-culturale che rifiuta criticamente e moralmente.
Ma la feroce “gogna dialettica” allestita ad hoc dal regista per il vetusto e naif protagonista del film, e accettata senza reticenze dallo stesso, rimane un gesto estetico-performativo apertamente riflessivo e metalinguistico, e non traduce pertanto alla lettera la vera tensione espressiva ed emotiva dell’opera, il suo significato sociale ultimo… Che vanno ricercati invece nella pietas e nel lutto laceranti per una cultura popolare secolare costruita sulla miseria, l’assenza di reti di protezione civiche e la creatività dei piccoli espedienti, e auto-consegnata oramai alla propria rovina simbolica (lo squallore delle nuove forme espressive: dai neomelodici alla figura totemica di Berlusconi) e materiale (il carcere quale destino collettivo e individuale), oltre che a nuove e vecchie dittature (criminalità organizzata, tv commerciale, politica e relativi immaginari).
Francesco Di Benedetto