In Sala

La trattativa

L’Italia che è priva di coscienza civile, sabotata nei tentativi coraggiosi e non politicamente corretti di cercare la verità di vicende chiave della nostra democrazia, deve essere grata ad artisti come la Guzzanti che con il cinema alimentano la formazione e lo sviluppo di uno spirito critico

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L’egregio e mobile lavoro di Sabina Guzzanti, La Trattativa, presentato fuori concorso, nasce, per sua stessa ammissione, dal cortometraggio di Elio Petri Tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli (1970). In questo corto Petri ironizza sulle tre versioni che la polizia fornì intorno al “suicidio” di Pinelli, ricostruite seguendo le diverse e contraddittorie indicazioni della Questura, dimostrando, in questo modo, come esse rendessero materialmente impossibile la caduta volontaria o accidentale dell’anarchico dalla finestra. Come Petri, anche la Guzzanti ha scelto di chiarire dopo l’incipit la sua prospettiva narrativa, presentandosi a noi che guardiamo, insieme al suo gruppo di collaboratori, come lavoratori dello spettacolo che hanno deciso di mettere insieme i variegati tasselli che ruotano intorno ad uno dei momenti cruciali del nostro passaggio ‘democratico’, sottraendosi ad un punto di vista giuridico e giornalistico, cercando con le capacità artistiche e creative possedute di rendere questa ‘storia’ comprensibile e fruibile ai più, a tutti quelli che dovrebbero quanto meno mettersi nella posizione di informarsi su scelte e decisioni che hanno inciso e incidono direttamente anche sulla loro vita quotidiana: tutti noi. Entrando ed uscendo (e noi con loro) dalla messa in scena, e scindendo l’attore dal ruolo interpretato (osserviamo gli attori nella preparazione-vestizione del personaggio, guardiamo dal dietro le quinte insieme agli attori in riposo la scena in preparazione), la scelta ‘petriana’ della Guzzanti si è rivelata vincente nell’allontanare lo spettro della pura fiction e dunque della mediazione totale dalla sua rappresentazione.

Immagini di repertorio, interviste, animazioni grafiche, note-post it, scene girate nel teatro di posa… La vena sottilmente satirica, che accentua a seconda dei casi, difetti fisici, umani e psicologici di mafiosi, politici, alte cariche dello Stato, magistrati, che marchia gli errori più meno consapevolmente provocati nelle indagini, nella gestione dei pentiti, e nella cattura di Riina…Il dentro e fuori che la Guzzanti ci rende, dà totale sostanza e fluidità ad un racconto nel quale tutti i tasselli di una vicenda lunga 20 anni e più si incastrano chiaramente e naturalmente nella loro sequenzialità: tutto è così semplice e maledettamente credibile. 4 anni ha impiegato la Guzzanti per mappare un argomento popolarissimo ma ignorato nella sostanza, bistrattato, confuso e reso indifferente dai media (stampa e tv). Ciò che la Guzzanti voleva ottenere (riuscendo in pieno nel suo intento) è di far emergere l’aura della verità, confermare senza spiegare la fondatezza della finzione, far emergere le tensioni di quegli anni, aggiungere sfumature, approfondire veramente. E il quadro che ne viene fuori è davvero terrificante: dall’uccisione di Salvo Lima, alle stragi di Capaci e Via D’Amelio, ai primi tentavi di contatto tra Stato (per il tramite del colonnello Mori) e Riina (attraverso Vito Ciancimino), al periodo del terrore bombarolo, all’avvio di cambio di rotta politica con la preparazione della nascita di Forza Italia che fa abbandonare il progetto di un’Italia federale con il Sud consegnato alla mafia, in accordo con Servizi Segreti, Massoneria e la mafia stessa … La portata realistica di ciò a cui assistiamo viene a dilatarsi, dipanarsi, arrivando naturalmente e direttamente a noi.

La trattativa è innanzitutto una testimonianza intorno a fatti e risvolti politici e storici essenziali per la nostra comunità, per noi. L’Italia che è priva di coscienza civile, sabotata nei tentativi coraggiosi e non politicamente corretti di cercare la verità di vicende chiave della nostra democrazia, deve essere grata ad artisti come la Guzzanti che con il cinema alimentano la formazione e lo sviluppo di uno spirito critico, salvaguardia essenziale della libertà individuale e sociale di un’Italia in piena deriva e decadenza.

Maria Cera

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