Dante 01 vuole essere una pellicola diversa dai soliti blockbuster americani, ricchi di effetti speciali e budget corposi, ma piantata allo stesso tempo su solide basi come i vecchi film di fantascienza quali “2001: Odissea nello spazio”, “Solaris”, e altri.
Dante 01 vuole essere una pellicola diversa dai soliti blockbuster americani, ricchi di effetti speciali e budget corposi, ma piantata allo stesso tempo su solide basi come i vecchi film di fantascienza quali “2001: Odissea nello spazio”, “Solaris”, e altri.
Abbiamo intervistato il regista Marc Caro per sapere dalla sua viva voce come, quando, e perché è nata l’esigenza di fare questo film, e di cosa ne pensa della fantascienza o del cinema in generale.
“Dante 01”. Già dal titolo possiamo capire che c’è un riferimento a Dante Alighieri?
In effetti, nel film ci sono parecchi rimandi alla fede, alla simbologia, al misticismo, e ad altri fattori, anche numerici. L’idea di partenza era di avere una base spaziale circolare, come se ne vedono in tutte le pellicole di fantascienza, ma per questioni di budget abbiamo deciso di costruirne una quadrata, che ha vagamente la figura di una croce, e che rimanda ad altri simboli nel film.
I nomi degli attori, i colori, i gironi della nave spaziale, sono tutti ispirati a personaggi storici, a simboli mistici e di altre culture, e anche alla “Divina Commedia” di Dante Alighieri. Non ho avuto modo, purtroppo, di leggere l’opera completa, ma una copia tradotta con molte illustrazioni e quindi di rimando ne viene fuori una immagine sbiadita. Anche l’eroe che si vede in questo film non è più un cowboy con le pistole che fa fuori i cattivi e vive da solo, ma un eroe che sacrifica la sua vita e si immola sulla croce per salvare gli altri, come nell’immagine finale del film.
È molto difficile lavorare quando si ha un budget ridotto?
Avevamo un budget di circa 4700 euro, ma ho ottenuto un finanziamento da parte del mio collega e amico Jean-Pierre Jeunet, con cui abbiamo lavorato bene in passato. Per fortuna, avere un cast di attori ben fornito, e che aveva lavorato già con noi e con cui c’era un buon feeling, è stato importante e non c’ha fatto pesare troppo questo fattore, anche se avere un buon budget è essenziale. Nel film ci sono solo 3 gironi nella nave spaziale ispirati ai gironi danteschi della “Divina Commedia” e con un buon budget di sicuro si sarebbe potuta coprire questa mancanza, di certo.
Parli in termini entusiastici del tuo collega e amico Jean-Pierre Jeunet. Pensi ancora di lavorare assieme o le vostre strade si sono divise per sempre?
No, credo che lavoreremo di nuovo assieme, anzi c’è già in ballo una collaborazione su un progetto sul genere fantastico di cui stiamo discutendo le basi. Con Jean-Pierre abbiamo lavorato a stretto contatto su “Delicatessen” e ho avuto modo di curare i costumi nel film “Alien 4 – La clonazione” e abbiamo fatto sempre un ottimo lavoro. Purtroppo, però, in un lavoro di coppia è sempre un mettere e togliere delle idee e quindi bisogna cercare di venirsi incontro. Ho apprezzato molto il suo lavoro su “Il fantastico mondo di Amelie” però sentivo anche il bisogno di gestire le mie idee più basate sul misticismo, sul fantastico, ed è per questo che ora sono dedito ad alcuni miei progetti solisti. Però, ciò non toglie che non si possa lavorare di nuovo bene assieme.
Hai trovato spunti da altre pellicole per ispirarti al tuo “Dante 01”?
Sì, ho preso prima lo spunto dal progetto del film, sviluppato poi in uno stroyboard, con simboli e rimandi, che è stato di aiuto anche agli attori che ci sono nel film. Comunque, se vedi ci sono molte inquadrature che rimandano a “Il Cubo”, film canadese, in cui degli sconosciuti si ritrovano senza motivo in una prigione a forma di cubo e ne devono uscire; “2001 – Odissea nello spazio” per tutta la parte che concerne l’introspezione nella base spaziale; o ancora “Alien 3”, la prima opera di David Fincher, in cui troviamo i personaggi, tutti criminali, rinchiusi in questa fortezza per scontare le sofferenze inflitte al prossimo. Possiamo dire che ho preso spunto da varie pellicole e, come nella cucina francese, ho cercato di creare una ricetta coniugando più ingredienti, sia nel progetto specifico sia nella parte marginale. Il risultato può avere un gusto particolare: può piacere come può non piacere.
Ultima domanda: pensi che ci sarà un proseguo di questo film?
Sì, specie se si considera che i gironi danteschi sono 9 mentre nel film ne troviamo solo 3 per colpa del budget ridotto (il regista sorride). Comunque, sì, ci sono progetti futuri che stiamo vagliando e che spero di poter produrre. Ho visto che alcuni miei amici registi hanno avuto la possibilità di lavorare in America con budget superiori o astronomici, ma il primo critico nel film sono io, il regista, che fa anche da spettatore. Non mi interessa essere comprato per rifare un mio film o un film di qualcun’altro, solo per fare un remake. Io preferisco avere la possibilità di raccontare le mie storie, le mie sensazioni, e trasportarle nella pellicola, con tutti i simboli e gli accostamenti cromatici, e la musica, altro elemento importante in un film. Senza questa alchimia, comunione di più elementi, è inutile cimentarsi in una prova e quindi preferisco farne a meno.
Alessandro Cristofaro
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