‘La città incantata’ torna al cinema il capolavoro di Miyazaki
La città incantata è un’opera che sorprende, inquieta, rapisce e incanta. Complessa, stratificata ed aperta a molteplici chiavi di lettura, pur affrontando tematiche importanti non certo immediate e alla portata dei bambini più piccoli, possiede un immaginario ed un impianto visivo talmente straordinari capaci di stregare il pubblico di ogni età. Al cinema
Nell’estate del 2001 nei cinema del Sol Levante usciva La città incantata, ennesima perla animata partorita dal genio creativo di Hayao Miyazaki. La pellicola ormai cult, Vincitore dell’Orso d’oro a Berlino e dell’Oscar al Miglior film d’animazione, torna al cinema dal 1° al 6 luglio.
Negli ultimi anni, grazie al meritorio recupero della Lucky Red, abbiamo avuto la fortuna di poter vedere sul grande schermo molti titoli del regista come Il mio vicino Totoro, Il castello nel cielo e Princess Mononoke.
La città incantata la trama
La piccola Chihiro sta traslocando a malincuore in una nuova località. Durante il viaggio in macchina il padre imbocca un sentiero sterrato che termina davanti a un misterioso tunnel. Incuriositi, i genitori di Chihiro decidono di percorrerlo e scoprono delle strane rovine che conducono a una strada piena di ristoranti abbandonati con tavole imbandite di cibo profumato e invitante.
Affamati e incuranti della situazione bizzarra in cui si sono venuti a trovare decidono di approfittarne nonostante le rimostranze della figlia. Al calare delle tenebre la città si mostra per quello che è realmente, una stazione termale popolata da spiriti e strane creature governata dalla temibile strega Yubaba. Per Chihiro, incredula e spaventata, sarà solo l’inizio di un percorso irto di insidie e difficoltà da superare.
Un viaggio
Attraverso il viaggio iniziatico della sua giovane protagonista Miyazaki ci mostra quanto sia difficile e problematico il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, un’età più consapevole in cui si comincia a prendersi le proprie responsabilità e a fare i conti con le asperità della vita. Il cinema del maestro giapponese, così come quello di un grande autore americano come Steven Spielberg, ripone da sempre una sconfinata speranza ed un’incrollabile fiducia nei più giovani, gli unici ancora puri di cuore e di spirito perché non ancora corrotti dai mali che attanagliano gli adulti come l’avidità, l’ottusità e la continua mancanza di rispetto nei confronti della natura.
Chihiro è l’ennesima eroina di cui è costellata la filmografia miyazakiana e la sua avventura in un mondo fantastico ma al contempo assai realistico, fatto di prove da affrontare e superare in un percorso di crescita ed emancipazione, ha delle forti analogie con le vicende narrate in Il mio vicino Totoro e Kiki – Consegne a domicilio dove ritroviamo sempre delle protagoniste molto giovani.
Oniriche, suggestive e poetiche, le splendide tavole animate realizzate dal cineasta nipponico evocano un mondo popolato da streghe (buone e cattive), draghi volanti, spiriti e irresistibili folletti della fuliggine guidati dallo scorbutico ma tenero Kamajî che governa le caldaie tramite le sue innumerevoli, tentacolari e lunghissime braccia. Ispiratissimo e indimenticabile, il commento musicale firmato da Joe Hisaishi, sodale da sempre di Miyazaki, accompagna alla perfezione i momenti più malinconici e introspettivi alternati a quelli più brillanti e briosi.
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