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Taxidrivers Magazine

Sogni di gloria

Le colonne sonore nel cinema di genere italiano. Rubrica a cura di Fabio Meini

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SOGNI-DI-GLORIA

Dopo aver riproposto in versione personale molti brani dimenticati dei compositori italiani delle colonne sonore noir e poliziesche degli anni ’60-’70, i Calibro 35 hanno dato più spazio a sé stessi fino all’ultimo concept album “Traditori di tutti”. Nel mezzo due colonne sonore, per un documentario sui polizieschi e per un noir indipendente. Tutto nelle loro corde. La prova del nove era cimentarsi con altri generi come facevano i “grandi”. E la prova del nove si chiama “Sogni di gloria” commediaccia toscana diretta da John Snellinberg (quelli de La Banda del Brasiliano). Qui il funky-rock psichedelico non andava bene, come non potevano andar bene i ritmi frenetici della potente batteria di Rondanini. La commedia è un mondo a sé, che necessita di musiche che lascino spazio ai dialoghi. Lo sapevano bene i Calibro, fagocitatori dei dischi di Piccioni, Trovajoli & C. e, oltre a raggiungere in pieno l’obbiettivo, realizzano la loro miglior colonna sonora che fa prevedere un futuro roseo lungo questa strada. Produzioni cinematografiche permettendo. E allora il suono dei Calibro si ammorbidisce, la batteria lascia spesso spazio alle percussioni, il basso di Cavina prende il sopravvento nella parte ritmica, appaiono i fiati e anche un fischio a omaggiare Alessandroni.

Sono in tutto 16 i brani usciti su cd e vinile per la Tannen Records, due temi ricorrenti e altri temi secondari ma molto significativi. Il “Tema dello sbattezzato” è il traino del primo dei due episodi del film e lo troviamo in versione “bolero”, “lento” e “sospeso”. Si tratta di un brano che per certi versi ricorda il Morricone grottesco. Il “Tema malinconico” protagonista del secondo episodio ritorna invece in versione “valzer” (ma con un atipico wah-wah), “tango” , “lento”, “solo Rhodes”.

Gli altri temi, per così dire secondari, sono il certificato di bellezza di questa colonna sonora. Ognuno di essi potrebbe essere un singolo per un 45 giri. Si parte con il ritmo beat dei titoli di testa “Maionese” che va a nozze col montaggio “pop” delle immagini. Sempre dal primo episodio il malinconico “Tema di Alice” sottolinea il momento in cui il protagonista scopre di essere stato abbandonato, con la melodia lasciata alla chitarra di Martellotta.
Ne “La partita” la batteria di Rondanini si sfoga finalmente in un brano dal ritmo frenetico che risulterà sicuramente il più amato dai fan dei “classici” Calibro. Ritmo jazzato, fiati e fischio sono invece protagonisti di “Un rigore sbagliato”. Completano alcuni brani d’ambiente fra cui spiccano “Sala da carte” e “Notturno”.
Chiude il tutto il brano dei titoli di coda “Il tempo che non ho vissuto”, variazione del “Tema malinconico” che cantato dalla splendida voce di Serena Altavilla (Blue Willa, Mariposa) diventa una canzone che se fosse stata presentata a San Remo sarebbe arrivata prima, seconda e terza.

“Sogni di gloria” compete con “Traditori di tutti” per la palma di miglior disco dei Calibro 35 che ormai sono in crescita continua.

Fabio Meini
www.caniarrabbiati.it

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