Cannes 67: “The Homesman” di Tommy Lee Jones (Concorso)
Un film che conferma il talento registico di Tommy Lee Jones (dopo l’esordio del 2005, con “Le Tre Sepolture”), capace di emozionare senza sentimentalismi, tenendo d’occhio i grandi registi del passato
Raramente il genere western ha avuto ruoli centrali per le donne: per questo il personaggio di Mary Bee Cuddy, la protagonista di The Homesman, l’ultima fatica cinematografica diretta da Tommy Lee Jones, e presentata a Cannes in concorso, rimane impresso nella memoria, anche grazie alla convincente ed energica interpretazione di Hilary Swank, già due volte premiata con l’Oscar, l’ultima nel 2005 per Million Dollar Baby. E forse sono proprio i personaggi femminili, oltre all’impeccabile ambientazione da Far west ed alla tragicità del contesto descritto con grande capacità autoriale, a lasciare il segno.
Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore americano Glendon Swarthout, il film racconta la storia di tante, diverse solitudini nei luoghi della frontiera americana dell’Ottocento: quella di tre donne che diventano pazze per motivi diversi, legati alla carestia, alla malattia ed alla violenza; quella di Mary Bee, cattolicissima e colta ‘zitella’ ante litteram, con un fortissimo senso della pietas ed una forte autonomia; quella, infine, di George Biggs, disertore ed avventuriero di pochi scrupoli, costretto dagli eventi a rivedere il suo percorso esistenziale. Poiché nessun uomo vuole riaccompagnare le tre donne uscite di senno al di là del fiume Missouri, da dove verranno rimandate nell’Est a cui appartengono, Mary Bee si farà avanti: è una sorta di ‘mission impossible’, per la quale serve un compagno di viaggio rotto a tutte le esperienze. Sarà proprio lui, Tommy Lee Jones, alias George Biggs, regista/attore, a dover accompagnare la donna in un viaggio dai mille pericoli, con un esito del tutto imprevedibile.
Mentre si apprezza la bellissima fotografia di Rodrigo Prieto e si respira l’aria dei grandi spazi tipici dell’epica western, arriva forte il messaggio relativo ai morti e alle tragedie che hanno costruito il sogno americano ed alla forza trasformatrice che, ovunque e sempre, risiede nella generosità piuttosto che nella grettezza, nel bene piuttosto che nel male.
Un cameo di Meryl Streep, pietosa moglie del reverendo che attende l’improbabile convoglio in una cittadine dell’Iowa, conclude un film che conferma il talento registico di Tommy Lee Jones (dopo l’esordio del 2005, con Le Tre Sepolture), capace di emozionare senza sentimentalismi, tenendo d’occhio i grandi registi del passato.