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Cannes 67: “Jimmy’s Hall” di Ken Loach (Concorso)

Jimmy è una figura storica precisamente collocata geograficamente e temporalmente, un martire del suo tempo destinato, come ogni grande oppresso della storia, ad essere ricordato al di là del suo tempo e del suo spazio

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Jimmy’s Hall

Anno: 2014

Durata: 106′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Gran Bretagna, Irlanda, Francia

Regia: Ken Loach

Jimmy’s Hall di Ken Loach è una storia romantica ambientata nell’Irlanda campestre degli anni’ 30 e liberamente ispirata alla figura di Jimmy Gralton, un socialista in lotta per cambiare le condizioni della sua gente che finì, invece, espulso nel ’33 con l’accusa di essere un immigrato clandestino. Jimmy (Barry Ward) è un progressista e visionario originario della contea di Leitrim che, dopo un esilio di 10 anni negli Stati Uniti fa ritorno a casa, nell’Irlanda del 1932, a circa 10 anni dalla fine della guerra civile e con nuovo governo a capo del Paese.

Sollecitato da quei concittadini che l’hanno sempre supportato e ne hanno condiviso i progetti sociali, Jimmy riprende in mano la sua Pearse-Connolly Hall, uno spazio ricreativo gestito da volontari dove si insegna a dipingere, si dibatte di letteratura e soprattutto si danza. La Hall del carismatico leader comunista è un posto unico dove si ‘osava’ unire educazione e ricreazione: si studiava di giorno, si ballava di notte. Avendo vissuto l’esilio in America ai tempi della crisi del ’29 e del crollo di Wall Street, Jimmy ha tanto da raccontare e da insegnare sulla vita d’oltreoceano, sulla sua musica e sul ballo indiavolati. Con Jimmy la pista si infiamma presto a ritmo di jazz, la Hall ritorna ai suoi vecchi splendori e i nemici non tardano a far sentire la voce violenta del loro dissenso. La Chiesa in prima fila, spalleggiata dai ricchi proprietari terrieri e dalle forze politiche rimpolpate dai vecchi ragazzi dell’IRA dove spicca l’oscura e rigida figura di O’Keeffe (Brian F O’Byrne), iniziano una battaglia efferata contro Jimmy e il suo ideale che non lascia scampo al nemico.

Con l’eroe romantico scritto da Paul Laverty, la Palma d’Oro a Cannes 2006 per Il vento che accarezzava l’erba ritorna ai temi cari di quel cinema orientato all’esplorazione della situazione irlandese post guerra civile, con i progressisti delusi dai loro leader più reazionari che rivoluzionari.

Loach romanza la figura del comunista sognatore, armato di un grammofono, degli ultimi vinili jazz acquistati in America e di una passione capace di accendere il prossimo. Jimmy è un martire che alla causa ha sacrificato tutto, anche l’amore per Oonagh (Simone Kirby), la compagna di ballo, di un progetto e di una visione di vita che albergherà per sempre nel suo cuore. Per il prete di contea, Jimmy è l’anticristo: gli incontri tra i due si risolvono in duelli ideologici affondati su posizioni lontane e inconciliabili anche nell’approdo. Eppure l’ardore di Jimmy ossessiona e mette in dubbio le certezze del prete, accusato dall’antagonista di avere più odio che amore nel cuore. Quanto di più contemporaneo?

Jimmy è una figura storica precisamente collocata geograficamente e temporalmente, un martire del suo tempo destinato, come ogni grande oppresso della storia, ad essere ricordato al di là del suo tempo e del suo spazio. Jimmy rappresenta tutti coloro che non si conformano, che non si lasciano intaccare dalla corruzione, che si battono e sacrificano per liberare il popolo dall’oppressione. Nelle parole di Loach, Jimmy è Ai Weiwei, Chelsea Manning, Julian Assange, Edward Snowden, i militanti sindacalisti che hanno rischiato la vita a Maquilladoras, i militanti per il diritto all’omosessualità in Russia…

Francesca Vantaggiato

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