Cannes 67: “Les Combattants” di Thomas Cailley (Quinzaine des Réalisateurs)
Vincitore dei tre premi della Quinzaine, Thomas Cailley mette in scena una commedia esilarante, all’apparenza sentimentale, a tratti parodistica, per dirci che la sopravvivenza non è lo scopo ultimo della vita, ma soltanto un aspetto di essa. E che da soli non ci si salva.
Esilarante e pungente il primo lungometraggio del regista e sceneggiatore Thomas Cailley, Les Combattants, scritto a quattro mani con Claude Le Pape si aggiudica i tre premi della sezione della Quinzaine: : il Label Europa Cinemas, il premio SACD (Société Des Auteurs et Compositeurs Dramatiques e l’Art Cinema Award.
E’ curiosa la versione inglese del titolo Love At First Sight, che richiama l’amore che fa fatica ad esprimersi, tra i due giovani protagonisti, Arnaud (Kevin Azais)e Madeleine (Adele Haenel); in effetti prima di trovarsi dovranno combattere per la sopravvivenza. Non è un film di guerra: nasce come commedia, Arnaud, invaghitosi di Madeleine, per starle accanto si iscrive insieme a lei ad un corso di sopravvivenza organizzato dall’esercito. Madeleine trascorre le sue giornate a prepararsi per la fine del mondo, sottoponendosi a prove fisiche estenuanti, mangiando frullato di pesce crudo e tenendosi lontana da qualsiasi emozione e divertimento; il suo sguardo cinico e apocalittico annienta qualsiasi cosa bella, perché pare sia destinata a finire in un momento imprecisato. In realtà la giovane ha forse paura di godere pienamente delle gioie della vita e Arnaud riesce in qualche modo a spronarla e farla uscire dal guscio che si è creata.
I due ragazzi decidono di lasciare il campo di addestramento e si ritrovano per qualche giorno a mettere in pratica quello che è stato loro insegnato, ma senza che la sopravvivenza diventi lo scopo fondamentale della loro esistenza. Quando Madeleine inizia a soffrire per disturbi allo stomaco, Arnaud la porta al villaggio più vicino in cerca di aiuto e da questo punto in poi il film subisce un cambio di genere: si innesca una catastrofe dovuta ad un incendio che riporterà Arnaud e Madeleine a casa, a riprendere possesso delle proprie vite, lasciandoci con un interrogativo: l’incendio è stato causato da un mozzicone di sigaretta o dall’esigenza degli alberi di ritrovare un equilibrio, in una foresta dove non c’era più spazio? Qualunque sia la risposta, i problemi ambientali (e sociali e politici) fanno parte della nostra vita ma non possono essere tutta la nostra vita e ad arrotolarsi intorno ad essi si rischia di non vivere.
Si ritrovano in questo film alcune similarità con Queen and Country di John Boorman: il rigido sistema militare viene messo alla berlina in chiave parodistica (e questo si può estendere a tutte le organizzazioni rigide e gerarchiche): il fatto di prepararsi ad una guerra o ad una catastrofe seguendo schemi esercitazioni che probabilmente saranno inutili; i superiori che non vogliono menti pensanti ma soltanto meri esecutori degli ordini (ed è questa la vera catastrofe!).
Ad un livello più profondo e psicologico si può osservare come agiscono i principi del Maschile e del Femminile, che sono presenti negli uomini e nelle donne, in misura diversa; Arnaud è un giovane uomo protettivo e deciso pronto a dare sicurezza a Madeleine, assecondandola ma soltanto per condurla alla ragione che sembra aver perso; Madeleine cerca in tutti i modi di reprimere il suo Femminile, perché questo la porterebbe ad aprirsi al mondo e ad essere accogliente e soprattutto a chiedere aiuto; cerca in tutti i modi di rifugiarsi nel Maschile, fallendo nell’impresa. Madeleine vorrebbe salvarsi da sola, bastare a sé stessa, essere autosufficiente ma imparerà che ci si salva almeno in due, dandosi la possibilità reciproca di aiutarsi per il piacere di farlo.