Anno: 2014
Distribuzione: Warner Bros Italia
Durata: 123′
Genere: Fantastico
Nazionalità: USA
Regia: Gareth Edwards
Data di uscita: 15 Maggio 2014
Il mostro più riverito al mondo rinasce grazie alla Warner Bros e alla Legendary Pictures che rilasciano un epico film d’azione. Dal visionario registra Gareth Edwards (Monsters, 2010) arriva una storia fatta di coraggio umano e riconciliazione davanti a titaniche forze della natura, con Gojira che è in grado di generare terrore, ma anche di riportare l’equilibrio a una Umanità priva di difese.
Un inizio di storia che fa a tratti il verso al celeberrimo Alien (1979) di Ridley Scott sviluppa una ottima tensione fin da subito, alla quale segue una pressoché ininterrotta magniloquenza delle scene e delle atmosfere. Indichiamo sin da ora l’unica pecca di questo film: la stucchevole presenza del solito “buon soldato” americano. A dire il vero, da yamatologi poco inclini ad amare il Giappone di oggi, facciamo notare come nella pellicola si mostri anche la totale abdicazione del popolo del Sol Levante nel gestire la propria sicurezza nazionale da un punto di vista strettamente militare, in favore dell’“ombrello” statunitense.
Coerente col primo mitico Gojira del 1954 di Ishirō Honda è il proporre la centralità della figura dello scienziato: uno statunitense e l’altro giapponese e interpretato da Ken Watanabe, già presente in varie produzioni occidentali (L’ultimo samurai e Batman Begins); chiamato spesso a rappresentare una versione a dire il vero un tantino stereotipata dall’orientale.
Ritroviamo alcuni elementi che hanno contribuito al suggestivo impatto visivo di Monsters: vaste scene boscose e città ormai ridotte a dei ruderi, dove la natura ha preso il sopravvento. Tali aspetti ci ricordano il post-apocalittico capolavoro del cinema di animazione Nausicaä della Valle del Vento (1984) di Hayao Miyazaki. Segnaliamo perciò i bellissimi esterni girati, tra gli altri luoghi, in Canada e Giappone.
Una delle caratteristiche che colpisce del film è il mostrare sempre e comunque la devastazione dal basso, cioè dal punto di vista delle persone e non, come è tipico del Kaijū Eiga nipponico, dall’alto, con degli aerei che lanciano tempeste di inutili missili per fermare il mostro di turno. In questo, e non solo, il fantastico Cloverfield (2008) di Matt Reeves ha fatto scuola! Ragion per cui, quello che conta ormai in questo genere di storie non è più tanto il mostrare i palazzi abbattuti dal mostro, bensì la gente che muore per le strade, introducendo così le inquietudini nate dalle tragedie divulgate dalla televisione in questi anni, a causa del terrorismo, dei terremoti e degli tsunami.
La presenza di Yoshimitsu Banno nella produzione è un segnale della qualità dell’opera. Infatti, egli ha girato un solo, seppur ottimo, episodio della saga: Godzilla – Furia di [sic!] mostri (1971), dalla trama completamente in chiave ecologista. Scelta quanto mai acuta, poiché il Giappone di inizio anni ’70 affrontava un pesante problema legato all’inquinamento industriale. La sua pellicola presenta uno stile di regia psichedelico tipico di quegli anni, con una interessante “intrusione” da parte del cinema di animazione. Una opera davvero sperimentale per il franchise nipponico e decisamente riuscita, tanto da domandarci il perché questo regista abbia diretto solo questo episodio della saga e, specialmente, perché si sia sciaguratamente deciso di affidarne i successivi a Jun Fukuda.
Edwards ci propone un’opera filologicamente corretta, ineccepibile dal punto di vista dei contenuti che hanno caratterizzato la saga di Gojira in questi sessant’anni. Il regista inglese ha optato per una lettura positiva del cosiddetto “sauro atomico”, in contrapposizione con quella originaria di Honda, dove il mostro è una potente e ancora ineguagliata allegoria della apocalissi nucleare. Tuttavia, il mostrare Gojira in veste di salvatore rientra pienamente in quella che è stata la evoluzione di questa saga, con molte pellicole che lo hanno visto difendere la Terra da dei mostri venuti dalla spazio.
Prima della visione del film, avevamo la convinzione che nessun regista a livello internazionale potesse essere in grado di cimentarsi con questo autentico mito cinematografico meglio di Edwards. Visto il film, possiamo semplicemente limitarci a dire che le nostre alte aspettative sono state pienamente rispettate.
Una considerazione finale va comunque fatta sul sopracitato Cloverfield. In virtù dei decenni di studio e interesse verso il Kaijū Eiga, ormai non abbiamo più dubbi: il film di Reeves ha segnato uno spartiacque nello sviluppo di questo suggestivo sottogenere del cinema di fantascienza. Questa pellicola ha non solo innovato il linguaggio di quello che in modo per noi irritante molti chiamano il “cinema dei mostri”, giacché il Kaijū Eiga è ben più di questo, malgrado le tante brutte produzioni che ne hanno compromesso l’immagine. Il merito principale di Reeves è stato però quello di inserire perfettamente elementi filmici tipicamente occidentali in un genere sviluppatosi in Giappone, al punto che possiamo dire, e l’opera di Edwards ce l’ha confermato, che ormai il Kaijū Eiga va considerato un genere cinematografico non più esclusivamente nipponico, ma internazionale.
Riccardo Rosati