Road to Ruins torna dal 9 all’11 maggio al Nuovo Cinema Aquila di Roma. Nato come evento rock internazionale, il festival dal 2011 ha cambiato pelle, ampliando la sua prospettiva al cinema e alla documentaristica musicale mantenendo l’originaria vocazione dedicata alla musica live. Cosa significa esattamente che il festival dal 2011 ha cambiato pelle? Come, quando, e perché nasce esattamente il progetto Road To Riuns e quali le principali differenze tra il prima e il dopo lo abbiamo chiesto agli organizzatori: Anthony Ettorre e Alessandro Zoppo.
A.E. Il cambio di identità del festival è dovuto alla sua mutazione in Festival cinematografico da puro festival di musica punk. Il fondatore, Pierpaolo de Iulis, ha curato ben 12 edizioni di puro live a cui hanno partecipato le più importanti punk bands dal panorama Americano ed Europeo. Fu sua la volontà di estendere lo sguardo al cinema per diventare qualcosa che in Italia non aveva ancora preso forma prima. Un festival di cinema e rock, di proiezioni (dal documentario al videoclip) e live set.
Chi e’ di Roma e dintorni probabilmente vi conosce bene. Facciamo un esperimento. Siete seduti al bar e passa un turista diciamo americano. Voi dovete per forza convincerlo a venire a vedere il festival. Cosa gli raccontate? Cos’ha questo festival che altri non hanno?
A.E. Al turista americano è sufficiente offrirgli una birra e canticchiargli un brano dei Ramones. Il gioco è fatto! Il Road To Ruins Film Festival è una piccola grande occasione per apprezzare un significativo campionario della cinematografia rock contemporanea. Invertirei la tua seconda domanda: “cosa non ha questo festival che altri hanno?”. Risposta: “il budget!”…
A.Z. Ha una sana attitudine cazzona, è serio ma al tempo stesso divertente, è cinefilo ma mai noioso, sa essere militante e contemporaneamente disimpegnato. Insomma, tutto quello che si cerca da una serata a base di musica e cinema. È questo quello che gli altri festival non hanno: un’atmosfera rilassata e mai ingessata. Al turista americano che passa per caso mentre siamo seduti al bar, offrirei innanzitutto una birra anch’io. Poi gli direi di venire al Cinema Aquila perché solo da noi può trovare i rave pugliesi di Situazione, la shockante rock opera di Peaches, il meglio della scena sperimentale di Roma Est e il documentario sulle Messe Beat. Meglio di così!
Protagonista di questa edizione è la Germania, con un ampio focus sulla cinematografia “rock” tedesca, realizzato in collaborazione con il Goethe-Institut. Ospiti speciali Marco Wilms che porta in anteprima il nuovo lavoro Art War e Lars Jessen, regista di Fraktus, ovvero il This Is Spinal Tap del synth pop. In anteprima anche lo scioccante e di grande impatto visivo Peaches Does Herself, rock opera della cantante canadese di stanza a Berlino. Cosa potete raccontarci in breve di questi registi e dei loro lavori?
A.Z. Senza il supporto del Goethe-Institut di Roma questo focus (così come buona parte del festival quest’anno…) non sarebbe esistito. Il Goethe è uno dei pochi enti a Roma e in Italia ad avere una sana attitudine rock. Necessario un ringraziamento particolare a Carmen Hof, (la donna più rock di Germania!) e alla produzione del loro paese, davvero anni luce avanti rispetto al resto d’Europa. Per questa sezione dedicata alla cinematografia rock tedesca, proponiamo i due lavori di Marco Wilms, ex modello all’epoca della DDR e ora regista giramondo, acclamato nei festival di cinema più importanti d’Europa e non solo. Comrade Couture è l’incredibile storia di Chic, Charmant und Dauerhaft, griffe anticonformista nata nella ex Berlino Est grazie alla stilista Sabine von Oettingen, mentre Art War (in anteprima italiana) è un imperdibile viaggio nel cuore della rivoluzione egiziana raccontato attraverso i graffiti, la musica “ribelle” e l’arte di strada. Altro ospite è Lars Jessen, regista di Fraktus: un mockumentary pazzesco e divertentissimo, che ha sconvolto la Berlinale un paio d’anni fa. Infine, ancora in anteprima italiana avremo Peaches Does Herself: qualcosa di assolutamente shockante. Peaches mette in scena la propria vita all’Hebbel am Ufer Theater di Berlino e lo fa attraverso le proprie canzoni, un anti-jukebox nei confronti del quale una qualsiasi esibizione di Miley Cyrus sembra roba da educande.
Grande spazio al cinema indipendente italiano con la serata speciale Road to Apulia, dedicata al mockumentary Vive le Rock di Alessandro Valenti e al documentario Situazione di Alessandro Piva. In questo periodo difficile per l’Italia il mondo del cinema e’ quello che ne soffre di più. In questa prospettiva, cosa potete dirci del cinema indipendente italiano e soprattutto dei film che verranno proiettati al festival?
A.E. Dal mio punto di vista essere indipendenti in Italia è l’unico modo per poter produrre qualcosa fuori dagli schemi. Sia VIVE LE ROCK che SITUAZIONE sono un viaggio attraverso diverse sensibilità e umanità che popolano l’appendice est del sud Italia. Entrambi, seppur in modo diverso, restano esempi di atipico cinema antropologico da tramandare ai posteri. Il primo “utilizza” lo sguardo sottilmente bizzarro e ingenuamente cervellotico del suo protagonista e il rock di una giovane band brasiliana. Il secondo osserva e documenta un’esperienza pugliese fatta di masserie e bpm in una visuale insolita e originale.
Omaggio al compianto Freak Antoni che sarà ricordato con un eccezionale evento accompagnato dalla presentazione del doc Biografreak di Emanuele Angiuli. Cosa ci potete raccontare di Antoni?
A.E. Roberto “Freak” Antoni non può essere raccontato. Roberto è semplicemente una delle menti più brillanti del rock italiano. E’ sempre vivo. Le sue tracce sono impresse in ogni persona che ha avuto il piacere di conoscerlo e di viverlo attraverso i suoi Skiantos e le sue parole. Resta un’eccellenza sprecata in un paese come il nostro. Oltre al doveroso lavoro di Angiuli che, grazie alla dialettica di Freak Antoni, confeziona un documento prezioso e necessario per non dimenticarlo, tributeremo il grande Freak in un evento di dissacrante avanguardia da titolo “Bruciamo il metronomo!”, che si terrà sabato 10 maggio dalle 22.00 nello spazio foyer. E’ un omaggio spazio-temporale a Freak Antoni in cui troviamo alcuni esempi di eredità riveduta e aggiornata, all’insegna del motto “l’avanguardia è alternativa e non fa sconti comitiva”. L’evento è a cura di un’istituzione in campo di demenza: il vate Demented Burrocacao!
Il programma del festival è davvero ampio. C’è qualche evento o film in particolare che volete ricordare e che è assolutamente da vedere?
A.Z. Un appuntamento che ci preme ricordare è quello di sabato 10 alle 22.30 con la presentazione ufficiale di Che il mio grido giunga a te di Paolo Fazzini, documentario che ricostruisce la genesi di un curioso fenomeno musicale: le Messe Beat che a metà degli anni 60 facevano il loro rumoroso ingresso nelle chiese e nelle parrocchie. Dopo la proiezione ci sarà il concerto dal vivo del complesso Gli Illuminati, gruppo determinante nella rinascita dell’interesse verso questo fenomeno che in molti ignoravano completamente. Altro appuntamento imperdibile è quello di chiusura domenica 11 alle 20.30 con You Are God di Leszek Dawid, biopic campione d’incassi in Polonia dedicato ai Paktofonika (PFK), fondamentale gruppo hip-hop che ha cambiato la musica del paese est-europeo negli anni 90. Il regista sarà ospite del festival (l’evento è presentato nell’ambito delle iniziative #PolskaFree25 promosse dall’Istituto Polacco di Roma nel 25° anniversario delle prime elezioni libere e della caduta del comunismo in Polonia nel 1989) e dopo la proiezione ci sarà un incontro con Militant A (Assalti Frontali) e DJ set di Pol G. Insomma, ce n’è per tutti i gusti!
Luana Verbanac