Viene pubblicato per la prima volta nel 1955 a Parigi e crea subito scandalo per i contenuti scabrosi che vertono su un rapporto pedofilo e incestuoso: è il romanzo Lolita dello scrittore russo Vladimir Vladimirovič Nabokov. Humbert è un professore quarantenne di letteratura francese che dopo un matrimonio fallito e un esaurimento nervoso si trasferisce in New England. Affitta una stanza nella casa di Charlotte Haze e incontra la figlia della donna: Dolores. La ragazza giovanissima diventa brevemene l’ossessione di Humbert fino ad arrivare ad avere una storia con lei. Il nome con il quale il professore chiamerà la ragazza sarà, appunto, Lolita. Nel 1962 un grande cineasta decide di fare una trasposizione cinematografica del romanzo creando un film che, come il romanzo, avrà problemi con la censura: il suo nome e’ Stanley Kubrick.
Dal 7 maggio al 1 giugno torna al Teatro Arcobaleno la giovane regista Ilaria Testoni che quest’anno si cimenta con un altro grande classico della letteratura internazionale Lolita. L’Associazione Culturale Le Perle di Novembre presenta Lolita di V. V. Nabokov con Mauro Mandolini, Annalisa Biancofiore, Paolo Benvenuto Vezzoso e la giovane Virginia Ferruccio nel ruolo di Lolita.
Lo spettacolo, tratto dall’omonimo romanzo di Nabokov, porta in scena il grottesco paradosso dell’animo umano, che colpisce tutti i personaggi, indistintamente: il professore, educatore ma corruttore, folle ma lucido. Charlotte, borghese ma sguaiata, puritana ma concupiscente. E Lolita, innocente ma spudorata, bambina ma già donna. – Sto per dirvi una cosa molto strana: fu lei a sedurre me – racconta Humbert, ricordando dal carcere l’intera storia. Dunque noi conosciamo Lolita solo attraverso di lui, quasi fosse una sua creatura, una fantasia forse perfino più reale di una Lolita in carne e ossa che manca ancor prima d’essere perduta.I personaggi, sparsi nel ricordo di Humbert, attingono l’uno dall’altro il proprio equilibrio come sottili bastoncini di legno, sfilati per rivelare la propria storia con eleganza ed ironia, senza mai cadere nella banalità dell’eccesso. Humbert non può aspettare. Il professor Humbert, stimato docente quarantenne di letteratura francese, alla vista di Lolita non può aspettare. Perche Lolita è ora. È prima che maturi, è prima che sfioriscano i suoi splendidi quattordici anni. Eppure, pur di averla, Humbert impara l’attesa. Diventa, con pazienza, affittuario, poi amante, poi marito della madre, la provinciale e borghese Charlotte che, vinta dal suo fascino europeo, abbandona la casta vedovanza per sposarlo. Così, d’un tratto, Humbert è padre di Lolita. Il papà. –Ti dà fastidio se ti chiamo così?– gli chiede lei, masticando la malizia come un chewing gum. Ed ecco il premio dell’attesa. Humbert ora è nel posto più vicino, ma nel ruolo che dovrebbe essere il più lontano dai suoi propositi. Che dovrebbe essere, ma non è. Perché il professore sa di dover spingere il suo peccato all’estremo, per poterlo finalmente commettere.
Teatro Arcobaleno / via Francesco Redi, 1/A Roma / web: www.teatroarcobaleno.it
Luana Verbanac