Il Palazzo delle Esposizioni di Roma inaugura una mostra che celebra la figura di Pasolini che più di ogni altro è riuscito a reinterpretare l’immagine della città di Roma, incarnandola in chiave poetica. Pier Paolo Pasolini è stato uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo ed ha lasciato contributi nel mondo della poesia, drammaturgia, linguistica, del giornalismo e del cinema. E’ stato un osservatore attento della trasformazione della società del dopoguerra suscitando spesso polemiche per la radicalità dei suoi giudizi assai critici nel confronto delle abitudini borghesi e della società dei consumi italiana. Darà vita a numerosi dibattiti anche a causa del suo punto di vista critico nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Bolognese di nascita, trascorre la sua infanzia e adolescenza per lo più spostandosi da un paese all’altro del Friuli, a causa del lavoro del padre. Nel gennaio 1950 arriva a Roma, dove si rifugia con la madre. I primi tempi a Roma sono difficili. Si iscrive al sindacato comparse di Cinecittà’, pubblica alcuni articoli su alcuni quotidiani cattolici e continua a scrivere romanzi che aveva cominciato in Friuli: Atti impuri, Amado mio, La meglio gioventù. Il suo primo lavoro cinematografico risale al 1954 dove collabora con l’amico Giorgio Bassani alla sceneggiatura del film di Mario Soldati La donna del fiume. Il suo primo film da regista è Accattone nel 1961 e seguirà, nel 1962, Mamma Roma con Anna Magnani. E’ difficile raccontare la vita di Pasolini in poche righe, l’artista che è stato attivo nel mondo del cinema come nel mondo della narrativa, è uno dei pochi artisti al mondo che vanta una produzione sia letteraria che cinematografica così ampia. «Per Pasolini Roma non fu semplicemente uno scenario cinematografico o un luogo in cui vivere.» – scrivono Gianni Borgna, Alain Bergala e Jordi Balló sul sito ufficiale del Palazzo delle Esposizioni – «Con questa città egli ha avuto una relazione passionale, fatta di sentimenti misti di amore e odio, di fasi di attrazione e rifiuto, di voglia di allontanamento e di piacere del ritorno. Le circostanze difficili del suo arrivo a Roma lo hanno catapultato in un mondo e in una lingua non suoi, appartenenti ai sottoproletari delle borgate in cui la precarietà della sua situazione economica lo costringeva a vivere. Dalla scoperta di questo universo del tutto nuovo nascerà un’ispirazione potente ed è lì che Pasolini troverà, senza doverli cercare, i soggetti dei suoi primi romanzi e film. In seguito, per il Pasolini uomo pubblico e analista instancabile dell’evoluzione della società italiana, Roma sarà il principale punto di osservazione, il suo permanente campo di studio, di riflessione e di azione. Sarà anche il teatro delle persecuzioni che il poeta dovrà sempre subire da parte dei poteri di ogni genere, e dell’accanimento dei media che per 20 anni lo trasformeranno nel capro espiatorio, nell’uomo da demolire, a causa della sua diversità e della radicalità delle sue idee sulla società italiana»
La mostra sarà presentata al Palazzo delle Esposizioni di Roma il 15 aprile 2014 e rimarrà allestita fino al 20 luglio 2014. Il tutto sarà organizzato in sei sezioni che ripercorreranno l’arrivo dello scrittore a Roma nel 1950 fino alla notte della sua tragica morte ad Ostia nel novembre del 1975: i luoghi in cui ha vissuto, in cui ha ambientato romanzi e film, la poesia, il cinema, gli amici, gli amori, le persecuzioni, le lotte e gli impegni nella città.
«Mai prima d’ora una mostra su Pasolini è stata tanto ricca di ogni genere di materiali – molti dei quali finora inediti – che illuminano tutti gli aspetti delle sue molteplici attività. I visitatori avranno l’impressione che sia lo stesso Pasolini a parlare, a guidarli per scoprire insieme a lui un percorso imprevedibile, costantemente aperto gli incontri, ai dubbi, ai capovolgimenti, alle abiure, alle nuove partenze. Il visitatore scoprirà un uomo al tempo stesso straordinario (per la forza creativa, l’incredibile vitalità, la lotta perenne, la passione per tutto ciò che fa) e comune, con i suoi momenti di esaltazione, di fede, di entusiasmo, di allegria, ma anche di dubbio e di angoscia di fronte al mistero della vita e alla tragicità della storia.» spiegano Borgna, Bergala e Balló.
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Luana Verbanac