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“Viramundo – Un Viaggio Musicale con Gilberto Gil” di Pierre-Yves Borgeaud

Su Mubi l’importanza della musica e la potenza della poesia

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La tredicesima edizione del RIFF Rome Independent Film Festival ha ospitato la sezione Rome Film Market, una selezione fuori concorso dei mille titoli di corti, medi, e lungometraggi fruibili dalla piattaforma italiana on demand romefilmmarket.com; l’intenzione è quella di promuovere opere di registi indipendenti che pur avendo riscosso consensi nell’ambito di festival internazionali, restano esclusi dalla grande distribuzione.

Viramundo la trama

Viramundo – Un Viaggio Musicale con Gilberto Gil è il periplo che il musicista brasiliano, nato a Salvador De Bahia nel 1942, compie  per l’emisfero Sud partendo dalla sua terra natale passando per l’Australia degli aborigeni e le township del Sudafrica e per tornare nell’Amazzonia degli indios seguendo il filo della musica e della poesia che hanno mantenuto vive le radici e le tradizioni dei popoli invasi dalla colonizzazione, e che oggi pagano la crisi d’identità e lo sradicamento sia da un punto di vista psicologico che sociale: droga e suicidi sono piaghe tristemente diffuse anche tra le giovani generazioni. L’incontro con poeti, intellettuali e musicisti diventa il pretesto per una riflessione sulla questione delle minoranze e della loro crisi d’identità, in un mondo sempre più globalizzato e con punti di riferimento sempre più sfuocati.

L’importanza della musica e la potenza della poesia rendono consapevoli delle proprie origini e aiutano ad andare avanti: Gil cerca un punto in comune tra le varie popolazioni indigene accomunate ad un certo punto della Storia dall’arrivo dei bianchi e lo trova nei suoni dei rapper di origine aborigena in Australia e gli indios dell’Amazzonia, così come le analogie lessicali della sua lingua con quella degli artisti di Soweto in Sudafrica (è interessante scoprire che la parola “straniero” sia stata introdotta dai bianchi colonizzatori).

Da “mestizo”, con sangue indigeno ed europeo, musicista di fama internazionale e ancora di più da ex Ministro della Cultura dal 2003 al 2008, durante la Presidenza di Lula, Gilberto Gil ha dato anche un’impronta politica al suo viaggio musicale: è andato a visitare i “punti di cultura” frequentati dalle giovanissime generazioni di aborigeni e indios, ribadendo più volte l’importanza dell’accesso all’informazione e alla cultura e alla divulgazione delle tradizioni delle popolazioni locali.

Viramundo poesia e musica

La poesia del documentario è accompagnata della colonna sonora ricca di contaminazioni musicali e ritmi scanditi dalle percussioni degli aborigeni, dall’orchestra di archi del Teatro di Soweto e dalla voce di Gil, che si fonde naturalmente con le nuove esperienze musicali e va a fondo fino al cuore delle parole indigene: come “ubuntu”, che esprime il concetto che una persona è una persona grazie alle altre persone. Gilberto Gil, primo ministro di colore in Brasile, ha lasciato la politica nel 2008; “il tessuto del mondo politico è troppo intricato per me” per continuare a fare musica e poesia e in un certo senso politica a modo suo, perché in fondo “un poeta è un poeta”.

Il documentario è stato girato da Pierre-Yves Borgeaud, regista poliedrico, cameraman e montatore, musicista di jazz e funk, produttore musicale nonchè giornalista indipendente di musica e cinema; già regista di cortometraggi, ha vinto il Pardo D’Oro al Festival di Locarno del 2003 per il suo primo lungometraggio “iXieme: Diario di un Prigioniero”; aveva già sperimentato un documentario in stile “viaggio musicale” con Return To Goree con il musicista senegalese Youssou N’Dour  (attualmente Ministro della Cultura del Senegal).

E’ la costante ricerca delle radici che emerge da questo ricco lungometraggio: la globalizzazione è diventata un fenomeno talmente veloce da ridisegnare in maniera sempre nuova assetti politici e sociali, creando confusione e perdita di certezze. Il ripensarsi costantemente nell’ambito nel panorama globale, diffondendo la propria cultura d’origine e facendo in modo che la contaminazione con le altre culture crei una base comune per andare avanti è quello che auspica Gilberto Gil anche nel testo della canzone “A Raça Humana” (che chiude il documentario), in un alternarsi di immagini di eternità morte e resurrezione.

Anno: 2013

Durata: 95’

Genere:  Documentario

Nazionalità: Francia/Svizzera

Regia: Pierre-Yves Borgeaud

Anna Quaranta

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