All’Amendola regista non si chiedeva un’avventura produttiva o di rischiare filmicamente, perché il suo pubblico fa bene a tenerselo stretto, ma semplicemente di usare meglio, di cucinare con più cura e attenzione gli ingredienti scelti
Per esordire alla regia Claudio Amendola fa bene ad andare sul sicuro: La mossa del pinguino racchiude cast e ambientazioni dei Cesaroni, una storia che guarda a Full Monty ed epigoni e lo spirito romanesco che ha reso caro al pubblico l’attore. La somma, però, non sempre fa il totale, citando Totò.
Il film racconta di un uomo che per dare una svolta a una vita precaria nell’amore e nel lavoro decide di mettere su una squadra di curling per partecipare alle Olimpiadi invernali del 2006: raccolti i partecipanti, i 4 si trovano di fronte a imbarazzi, difficoltà, problemi di ogni tipo e dovranno fare affidamento su volontà e fiducia per cercare la qualificazione. Scritto da Amendola con Edoardo Leo, Michele Alberico, Giulio Di Martino e Andrea Natella, La mossa del pinguino è una commedia sportiva con forti influenze familiari che vuole unire i rassicuranti lidi della serialità nostrana con una struttura emotiva più carica di pathos.
Partendo dall’exploit di uno sport come il curling a Torino 2006, un misto tra le bocce e il biliardo ma sul ghiaccio, Amendola racconta una classica parabola di un Peter Pan che deve decidere tra crescere, assumersi le sue responsabilità e non perdere la moglie e il figlio (ma anche la casa, il lavoro, i risparmi eccetera) o continuare a sognare e a provare a fare qualcosa di grande seppure irresponsabile e improbabile. O più italianamente cercare di unire tutte e due le cose, tanto i tarallucci e vino targati Garbatella, il quartiere romano in cui Amendola ormai è un eroe, non possono non arrivare. I difetti delle sceneggiature tipiche dell’industria italiana, soprattutto l’idea che il pathos dia automaticamente spessore al racconto, si sposano con una regia acerba soprattutto in quello che dovrebbe essere l’atout del film, ossia l’umorismo.
E allora La mossa del pinguino pare una puntata più lunga di una fiction tv con in meno lo spirito di quel fortunatissimo prodotto che è I Cesaroni: l’humour romanesco, il gioco e l’alchimia tra gli attori, la popolanità che gli dà un tocco culturale qui restano in superficie o male utilizzate, e fanno sprecare un contesto sportivo che poteva dare frutti piacevoli. All’Amendola regista non si chiedeva un’avventura produttiva o di rischiare filmicamente, perché il suo pubblico fa bene a tenerselo stretto, ma semplicemente di usare meglio, di cucinare con più cura e attenzione gli ingredienti scelti. Che potevano essere semplici ed efficaci, ma restano del tutto insipidi.