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Festival Internazionale del Film di Roma: “Heart of a Lion” di Dome Karukoski (Alice nella città – Menzione speciale)

‘Heart of a Lion’ è un film durissimo, vietato infatti ai minori di 14 anni, su un gruppo di neo-nazi, compatti e tatuati, con le teste rasate e piene del rancore degli sconfitti, che odiano gli stranieri, peggio se zingari o di pelle nera

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Anno: 2013

Durata: 99’

Genere: Drammatico

Nazionalità: Finlandia

Regia: Dome Karukoski

 

Il male assoluto, ovvero una banda di naziskin senza controllo che impazzano nei sobborghi di una Finlandia dall’apparenza desolata, assetati di violenza ed accecati da pregiudizi atavici, senza guardarsi mai indietro. Completamente diverso dalla pellicola vincitrice (‘The disciple’ di  Ulrika Bengts), il film che ha meritato la Menzione speciale nella sezione ‘Alice nella città’, intitolato ‘Heart of a Lion e diretto da Dome Karukoski – uno dei registi finlandesi più noti in patria – è un film durissimo, vietato infatti ai minori di 14 anni, su un gruppo di neo-nazi, compatti e tatuati, con le teste rasate e piene del rancore degli sconfitti, che odiano (come da copione) gli stranieri, peggio se zingari o di pelle nera, e trascorrono gran parte del tempo a danneggiare cose e persone, inneggiando alla patria avita, ai loro nonni bianchi fondatori di una gloriosa nazione (sembra che il fenomeno dei naziskin si stia seriamente espandendo in Finlandia) di cui essi rappresentano gli unici, indiscussi eredi. Tutto sembra scorrere nei binari dell’ordinaria follia finché il capobanda s’innamora, perdutamente, di una bella ragazza bianca e bionda che ha però (gravissimo problema) un figlio di pelle nera, nato da una precedente relazione. Da qui s’imporranno scelte difficili per tutti: per la ragazza, indecisa se rimanere o no con il naziskin, per il figlio, già preso di mira a scuola, che non sa di chi fidarsi, per il protagonista, che s’impegnerà nel cercare di cambiare, e per suo fratello, uno dei più facinorosi e violenti esponenti della nazi-gang, che dovrà schierarsi suo malgrado. Interessanti le scene girate a scuola, dove il nazi-protagonista si trova costretto a difendere il ragazzino nero dai suoi compagni che lo deridono e deve lottare anche contro tutti i genitori, bianchissimi e fuori di testa, che lo inseguono con le mazze da baseball, come a dire che non solo i nazi hanno qualche rotella fuori posto (a voler essere comprensivi). Dopo che la sofferenza avrà attraversato le vite di tutti sarà possibile ricominciare un dialogo, ed affidare alle generazioni future un barlume di speranza.

Personaggi di spessore (non etico ma cinematografico) in un film che spiazza per il realismo, la violenza, la spirale di paura che s’innesca freneticamente, spingendo tutti verso il baratro, monito alla facilità con cui certi meccanismi possono tramutarsi in tragedia, anche auto-diretta. Bravissimo il bambino di colore che si affanna per farsi accettare da tutti e cercare di andare d’accordo sia con il padre vero (un ex-immigrato colto e  molto più inserito socialmente dei membri della gang) sia con il nuovo bizzarro patrigno, anche quando le cose sembrano andare in tutt’altra direzione. Il ‘cuore del leone’, patriotticamente tatuato in bella vista sul petto del protagonista, subirà un duro colpo e non ci sarà ritorno.

Vista la complessità del tema ed il realismo delle scene ‘forti’, forse il film poteva essere inserito anche in un’altra sezione del Festival ma è pur sempre importante, per gli adolescenti, vedere opere che smascherino i falsi miti, attraverso storie di vita quotidiana, come cartina di tornasole per soppesare sentimenti, azioni, parole. La motivazione ad assegnare la Menzione speciale, da parte della Giuria, è stata la seguente: “per la semplicità puntuale ed incisiva nel descrivere un tema importante e pericolosamente attuale, quello del neonazismo. Per la capacità del cast e la sceneggiatura efficace in grado di riportare senza filtri e con tagliente comicità una realtà crudele quanto folle”.

Elisabetta Colla

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