FESTIVAL DI CINEMA

Festival Internazionale del Film di Roma: “The Disciple” di Ulrika Bengts (Alice nella Città)

il premio come Miglior Film del Concorso Young/Adult (Alice nella Città)è andato infatti a “The Disciple”, film finlandese della regista Ulrika Bengts, già selezionato dalla commissione nazionale a rappresentare la Finlandia agli Oscar

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Anno: 2013

Durata: 93’

Genere: Drammatico

Nazionalità: Finlandia

Regia: Ulrika Bengts

 

La Giuria di Alice nella Città sezione parallela ed autonoma del Festival Internazionale del Film di Roma dedicata a film per bambini ed adolescenti – composta da 25 ragazzi tra i 14 e i 18 anni, ha dimostrato grande maturità e competenza cinematografica nella scelta del vincitore della decima edizione: il premio come Miglior Film del Concorso Young/Adult è andato infatti a “The Disciple”, film finlandese della regista Ulrika Bengts, già selezionato dalla commissione nazionale a rappresentare la Finlandia agli Oscar, che racconta,  in un’atmosfera quasi irreale, d’isolamento fisico e relazionale, la storia d’amicizia e rivalità di due teenager che vivono su una sperduta isola del Mar Baltico, nel 1939, alle prese con un uomo severissmo e violento, capitano di marina e guardiano del faro, padre di uno dei ragazzi.

Sceneggiato da Jimmy Karlsson and Roland Fauser, il film colpisce per il suo stile sobrio nell’esposizione ma tagliente e sfaccettato nel tratteggiare la psicologia dei personaggi. Maniacalmente legato al suo lavoro nel faro, l’uomo costringe il figlio adolescente ed un altro ragazzino, inviato sull’isola dall’orfanotrofio come aiutante, ad obbedirlo in tutto e per tutto, pena terribili battiture con righelli e fruste. Principale motivo di attrito è lo studio ossessivo della matematica, necessaria per ottenere il diploma ed imbarcarsi su navi che solcheranno i mari, materia nella quale il figlio non brilla mentre il nuovo arrivato eccelle. Dunque il capitano, che ha perso in mare l’amatissimo figlio maggiore – in circostanze misteriose che si sveleranno nel corso della pellicola – e non si sente affatto consolato dall’attitudine ribelle del figlio minore, inizierà a riversare sul ragazzo orfano ogni sua attenzione, fino a regalargli la divisa del figlio morto, elevandolo a suo pupillo e naturale discepolo ed a deciderne l’adozione. Ma le cose non andranno secondo i suoi desideri, anche per l’intervento della moglie – una musicista cui è bandito l’uso del pianoforte e la possibilità di fare musica – donna rassegnata e connivente rispetto alle percosse sui figli, ma che interverrà al momento opportuno rivelando terribili ‘segreti di famiglia’.

Giocato su elementi introspettivi sottili e ben delineati, lo script  mostra come i due ragazzi, inizialmente amici ed uniti dalla gioia di non essere più soli, a poco a poco diventino rivali, perché entrambi aspiranti sia al diploma necessario per imbarcarsi ed iniziare la carriera in marina, sia soprattutto alla considerazione (sia pur morbosa e patologica) del padre-padrone. Un finale imprevisto segnerà la vita di tutti, per sempre, senza redenzione se non per i ragazzini.

Del tutto condivisibile, quindi, la motivazione della giuria, che ha assegnato il premio: per la sensibilità con la quale la regista ha affrontato le complesse dinamiche familiari e l’introspezione dei personaggi. Il film è capace di raccontare un ristretto lembo di terra, con pochi personaggi, una storia emozionante che non incontra barriere temporali. Interessante il capovolgimento dell’immagine del faro che, da baluardo di luce e salvezza per i viaggiatori, si trasforma in un luogo soffocante da cui fuggire. Straordinarie infine le interpretazioni dei personaggi tra cui spicca per intensità la figura del padre”. 

Elisabetta Colla

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