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Il 9 novembre, alle ore 15:00 verrà proiettato e discusso il film-documentario di Ugo Amati e Michele Bianchi Jean Oury: l’incantesimo della creazione

Su invito del prof. Ettore Perrella, sabato 9 novembre, alle ore 15:00 verrà proiettato e discusso il film-documentario di Ugo Amati e Michele Bianchi Jean Oury: l’incantesimo della creazione, nella Sala del Consiglio di Quartiere (sud-est), via Guasti 12/c, nel contesto del seminario ‘L’etica e la scienza’

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Su invito del prof. Ettore Perrella, sabato 9 novembre, alle ore 15:00 verrà proiettato e discusso il film-documentario di Ugo Amati e Michele Bianchi Jean Oury: l’incantesimo della creazione, nella Sala del Consiglio di Quartiere (sud-est), via Guasti 12/c, nel contesto del seminario ‘L’etica e la scienza’ (per informazioni tel. 3403039735)

Questo lavoro tratta il tema controverso del binomio arte e follia, mettendo in discussione il concetto di “psicopatologia dell’espressione” secondo il quale un’arte malata si opporrebbe a un’arte sana. La scaturigine creativa è una e una soltanto e può declinarsi in modalità estetiche più o meno valide. Ugo Amati, psichiatra e psicanalista, egli stesso pittore, ha lavorato alcuni anni presso la Clinique de la Borde diretta dal dottor Jean Oury nella regione del Loire et Cher. Il dottor Oury, ha stimolato nel corso degli anni l’attività creativa degli ospiti della Clinica, raccogliendo un certo numero di opere che saranno custodite nel Museo che si sta costruendo all’interno della clinica, dove sarà esposto anche il quadro del dr. Amati. Questo dono ha ispirato il docufilm, che altro non è che un viaggio, dove gli incontri del passato con luoghi e personaggi si incontrano e si intrecciano. Il docufilm è una testimonianza e un omaggio al dr. Jean Oury, un grande clinico, autore nel 1950 di una ipotesi sulla creazione estetica sempre attuale. Un uomo dotato di una sensibilità particolare per la necessità vitale dei malati di mente di ritrovare se stessi e di auto costituirsi creando opere. Ed è anche, parallelamente, una critica alla deriva tecnocratica della psichiatria attuale. Il lavoro è impreziosito da un’intervista rilasciata recentemente da Gillo Dorfles, pittore e psichiatra egli stesso, oltre che critico d’arte e intellettuale di fama internazionale. Michele Bianchi, psicoanalista ed egli stesso critico d’arte nonché fotografo pubblicitario, ha collaborato alla realizzazione del docufilm, contribuendo alla struttura, al montaggio e alle scelte musicali. Spezzoni di film e frammenti di viaggio, sono inseriti nella struttura filmica, in quanto parte della memoria e del percorso professionale ed esistenziale del dr. Amati.

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