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Bergamo Film Meeting

“The Sinking of the Lusitania” di Winsor McCay: tragedia muta di primo Novecento

Tra i ricordi più vividi dell’ultimo Bergamo Film Meeting anche questa pregevole incursione nel cinema muto

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Tra grande Storia e disegni animati

Come sempre il Bergamo Film Meeting è uno scrigno talmente ricco di tesori, che a fine festival qualcuno di essi rischia di restare in ombra, almeno nei ricordi. E invece a distanza di settimane non possiamo certo dimenticare l’emozione provata, anche da appassionati di Storia, di fronte alla primissima opera proiettata sul grande schermo agli inizi di questo 43° appuntamento con la kermesse orobica: The Sinking of the Lusitania (1918) di Winsor McCay, breve film muto presentato in sala quale evento inaugurale della sezione Cinema d’animazione: Anreal.
Per l’occasione riproponiamo anche le parole di uno dei curatori, Lawrence Thomas Martinelli, riguardanti l’orientamento di tale sezione, dedicata quest’anno proprio a quel documentario animato di cui il docente, giornalista e scrittore è cultore riconosciuto: “Qualcuno sicuramente in sala non saprà cos’è il documentario animato. Non parlerò certamente per la lunghezza di un libro, ma dirò semplicemente: documentare la realtà attraverso la tecnica del cinema d’animazione, come si fa con le fotografie, come si fa con i testi scritti, come si fa con i videogiornali, come si fa con i fumetti e via discorrendo”.

L’adattamento cinematografico di un episodio tristemente noto

In appena 12 minuti il lavoro di Winsor McCay sintetizza quindi una seppur fosca pagina di Storia. Sentiamo allora, sempre estrapolando parte dell’intervento introduttivo di Martinelli all’Auditorium di Piazza della Libertà, come ciò avviene: “The Sinking of the Lusitania è una pietra miliare, poiché rappresenta un primo esempio nella storia ipotetica del documentario animato. 1918 è l’anno di realizzazione del film, nel 1915 ci fu invece – agli albori della Prima Guerra Mondiale – l’affondamento di un transatlantico inglese, il Lusitania, con almeno un migliaio di vittime. Il cinema era stato già inventato, ma per simili eventi non potevano certo esserci le cineprese. Non esistevano riprese dal vero, quindi, ma vi era un accadimento importante che andava fatto vedere. In assenza di materiale reale Winsor McCay, artista americano già noto per aver lanciato l’animazione nel 2014 con un dinosauro addomesticato, Gertie, ma noto soprattutto per i bellissimi fumetti in stile liberty, a mezza pagina, pubblicati nelle pagine domenicali di qualche quotidiano, sentì la chiamata di dover raccontare questa tragedia, questo fatto che ha segnato poi un’epoca. Il film McCay lo realizza anni dopo l’evento e lo fa in maniera estremamente realistica, proprio lui che nel suo immaginario ha sempre giocato tra sogno e realtà. Little Nemo ad esempio era un ragazzino che di notte sognava paesaggi fantastici, incredibili voli pindarici, per poi risvegliarsi puntualmente la mattina nella realtà. E lo stesso vale per le altre sue opere. Ecco, quello che fa qui l’autore è un po’ rovesciare i parametri: usa un mezzo ancora fresco, l’animazione, per raccontare quella realtà che si sapeva ma non si poteva mostrare, perché non c’erano immagini sul campo”.

Accuratezza storica e sbocchi propagandistici

Rivisto oggi The Sinking of the Lusitania ha ancora un suo fascino, dato da quell’animazione basica ed efficace su cui domina la silhouette del transatlantico, dall’accuratezza delle coordinate storiche espressa nelle didascalie, dai momenti di genuino pathos prima e dopo il lancio dei siluri da parte dell’U-Boot tedesco in avanscoperta. La ricostruzione dell’episodio da parte dell’autore si basa peraltro sulla testimonianza di August F. Beach, primo reporter giunto sulla scena del disastro, che avvenne per giunta a soli 16 km dalla costa irlandese.
Al di là dell’aspetto prettamente cronachistico, si resta scioccati anche dalla crudeltà dei tedeschi nel pianificare e poi condurre un’azione di guerra che avrebbe coinvolto centinaia di civili; il che, se da un lato si propone quale condivisibile denuncia antimilitarista, lascia poi intendere come anche al termine della Prima Guerra Mondiale la demonizzazione della condotta bellica dei nemici facesse parte di un preciso, diffuso intento propagandistico.