Non capita tutti i giorni che una città disegnata a gesso su un palcoscenico spoglio abbagli il pubblico fino al silenzio. Ma è esattamente ciò che Lars von Trier ha realizzato con Dogville, la sua cruda pièce teatrale del 2003 con Nicole Kidman. Ora, a oltre vent’anni di distanza, il controverso ma celebrato film di von Trier torna nelle sale italiane in una nuova edizione 4K restaurata il 2, 3 e 4 giugno, offrendo agli spettatori un’altra possibilità di confrontarsi con le sue scomode verità, questa volta con una chiarezza incontaminata.
Minimalista all’estremo, Dogville spoglia il cinema fino ai suoi elementi teatrali più crudi. Non ci sono muri, né porte, e a malapena qualche oggetto di scena. Solo attori, scene di contorno e una storia che scava a fondo sotto la superficie garbata della gentilezza di una piccola città.
Nicole Kidman al suo massimo splendore
Al centro di tutto c’è Nicole Kidman nei panni di Grace, una misteriosa donna in fuga che cerca rifugio nella remota cittadina di Dogville, sulle Montagne Rocciose. Accolta inizialmente con favore, Grace diventa presto il capro espiatorio della città, l’incarnazione di come potere, paura e decadenza morale possano trasformare anche le persone più “perbene” in qualcosa di crudele.
Kidman offre una delle interpretazioni più audaci della sua carriera, camminando sul filo del rasoio tra fragilità e sfida. Attorno a lei un cast corale di tutto rispetto, che include Paul Bettany, Lauren Bacall, Chloë Sevigny, Stellan Skarsgård, Patricia Clarkson e James Caan. La narrazione onnisciente di John Hurt conferisce al film un’atmosfera quasi fiabesca, sebbene di quelle che non finiscono bene.
Un film che ha diviso la critica, e che continua a farlo
Presentato in concorso a Cannes nel 2003, Dogville ha suscitato forti reazioni da entrambe le parti. Alcuni lo hanno salutato come un’audace accusa all’eccezionalismo americano e al pensiero di gruppo. Altri lo hanno definito manipolativo, persino crudele. Ma una cosa era certa: Dogville non poteva essere ignorato.
Le sue radici brechtiane, mutuate dal teatro epico e dalle tecniche anti-illusionistiche, costringono il pubblico a pensare invece di limitarsi a sentire. È il cinema che prende le distanze per inquietare, e von Trier esercita questa distanza con precisione chirurgica.
Perché Dogville è ancora importante
Nell’era odierna dei drammi di prestigio eccessivamente elaborati, Dogville rimane incredibilmente crudo. I suoi temi – potere, complicità e corruzione morale – appaiono ancora più urgenti in un’epoca in cui le maschere sociali stanno sempre più scivolando. Questa riedizione offre non solo un miglioramento visivo, ma un rinnovato invito ad affrontare i suoi difficili interrogativi.
Il restauro 4K permette inoltre alla cruda visione di von Trier di risplendere con una chiarezza mai vista prima nelle sale cinematografiche. Ogni ombra, ogni movimento e ogni luce intensa ora colpisce con maggiore impatto.
Un weekend, un’occasione
Solo per tre giorni, il pubblico italiano potrà vivere Dogville come era stato concepito per essere visto: su un grande schermo, con una messa a fuoco completa e implacabile. Che tu stia tornando nell’universo cupo di von Trier o che tu ci stia entrando per la prima volta, una cosa è certa: uscirai dal cinema cambiato.