iHostage è un lungometraggio del 2025 per la regia di Bobby Boermans e sceneggiatura di Simon de Waal, distribuito da Netflix e prodotto da Horizon Film. È uno tra i tanti titoli Netflix di aprile, da Black Mirror a Youquinta stagione: iHostage è un thriller che si racconta tramite vicende accadute realmente, nel 2022, nel centro di Amsterdam.
Un uomo bulgaro si trova inaspettatamente coinvolto come ostaggio di un presunto attentatore all’interno della sede Apple Store di Leidseplein, il centro nevralgico notturno di Amsterdam. In una situazione appesa tra la vita e la morte, non molto spazio viene dato all’eroismo. L’unica via di fuga: aspettare…
Chi è ancora intrappolato dentro il palazzo di Leidseplein?
I personaggi in iHostageparlano più delle azioni che compiono. L’ostaggio, Ilian (Admir Šehović), con problemi di cuore e avvezzo alle proprie medicine, è tiepido anche quando si trova in una situazione ad alto squilibrio emotivo e di forze in gioco. Il suo sequestratore è armato, lui invece no. Vorrebbe rubargli l’arma, più volte ci pensa – quando Boermans tocca con la macchina da presa i dettagli del fucile, della lattina di Redbull, del viso sudato di Ilian che con gli occhi cerca disperato un modo per scappare da quell’incubo, senza trovarlo. Il sequestratore, Double A/Ammar (Soufiane Moussouli), un Dr Jekyll e Mr Hyde, dagli sguardi spesso stralunati, altre volte sembra diventare una persona diversa, diventare aggressivo, e impazzisce di frustrazione.
Tra i due si crea chimica: una tensione di vicinanza tra due corpi, entrambi freddi. Quello di un uomo che vuole tornare dalla moglie, che sta per comprare casa; quella di un secondo uomo, che si è visto per tanto tempo trattato come un rifiuto e ora chiede il suo risarcimento.
Ma loro due non sono gli unici. Ci sono altri sopravvissuti, nascosti nel palazzo del negozio Apple. Una quarantina di persone al piano superiore vengono fatte evacuare quando il sequestratore meno se lo aspetta. A pochi metri da lui, altre quattro (una madre con la figlia, un ragazzo e un dipendente Apple) sono rinchiuse in uno sgabuzzino al piano terra. Ma Ammar non può muoversi, non può fare niente: qualcuno là fuori, con un laser verde puntato nella sua direzione, è pronto a ogni suo passo falso.
Fotogramma di ‘iHostage’. Da sinistra a destra: Amman parla al telefono con un negoziatore della polizia; Ilian ha le mani legate dietro la schiena. Una delle prime scene con i due insieme
Tra alti e bassi la ricerca di libertà
Se i personaggi, seppur abbozzati nei tratti, riescono a dare quel sapore in più a una trama che non si compromette con spunti di fantasia oltre l’avvenimento reale, la carica di tensione che un thriller come iHostage vorrebbe trasmettere risente di alti e bassi fin dai primi minuti. Questa carica tensiva non sempre controllata, che oscilla tra valori minimi a valori massimi senza vera costanza, smorza il ritmo delle scene. Queste sono a tratti lunghissime, interminabili; in altri momenti assumono una rapidità imprevista che le consuma in pochi attimi. La tensione c’è, anche se instabile.
Il film è in grado di infondere il senso di sconforto, ansia, panico, terrore, lucidità e confusione, negli sguardi dei personaggi. Il pericolo è dentro, a dividerlo dall’esterno è uno schermo di vetro invisibile. Basterebbe annullarlo per essere liberi. Ma il film promette solo un piccolo assaggio di questa libertà, quando inquadra la piazza dall’alto di un elicottero, avvolto dalla notte. O quando squilla il cellulare di Ilian, è la moglie a chiamarlo, e in lui si apre uno spiraglio di speranza. Ma è solo uno spiraglio: la linea cade senza che lui abbia avuto la forza di rispondere.
iHostage: cosa successe quel 22 febbraio?
La vicenda ebbe luogo il 22 febbraio 2022. Protagonista fu un uomo di 27 anni entrato nel negozio della grande piazza munito di armi da fuoco e di esplosivi sul corpo con l’obiettivo di minacciare le forze dell’ordine a cedergli 200 milioni in Bitcoin. Dopo aver preso in ostaggio un cliente dell’Apple Store e averne messi in fuga altri, l’uomo col passamontagna avanzerà le proprie richieste alla polizia, finché l’ostaggio non riuscirà a fuggire e, inseguito dall’uomo armato, a mettersi al riparo. Quello, invece, verrà investito da un’auto di una unità del DSI (Dienst Speciale Interventies, l’unità di antiterrorismo olandese), e morirà in ospedale il giorno successivo all’incidente.
Il finale, dolceamaro lieto fine per alcuni ma al tempo stesso causa della morte di una persona, si apre su diverse possibilità e sviluppi ulteriori della storia e dei personaggi, i quali tuttavia vengono nuovamente stipati nei loro quadretti senza avere più modo di uscirne. Con, ora, un nuovo trauma da affrontare.