FESTIVAL DI CINEMA
Moscerine Film Festival: intervista a Nina Baratta
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7 ore agoon
By
Carmen Isgro
In questa intervista esclusiva, Nina Baratta, direttrice del Moscerine Film Festival dal 2022, ci accompagna con grande sensibilità, carisma e consapevolezza in un cinema, non più solo guardato, ma anche fatto ed ideato da bambini under12. Baratta parla del festival e la sua progressiva crescita, delle innumerevoli attività, che avranno luogo tra il 5 e l’11 maggio e dei protagonisti di queste giornate. E ancora, dell’importanza della media education e del conseguente ruolo fondamentale delle famiglie di queste giovani promesse.
Come nasce la passione per il cinema ed in che modo ti sei avvicinata a questo mondo?
Sono nata e cresciuta nell’ambiente cine-televisivo. Sono un po’ figlia d’arte: mia mamma era una regista e mio papà un produttore cinematografico. Ho fatto il mio primo documentario che avevo poco più di dieci anni, girato a Cuba, sulla musica rap dei giovani cubani. E poi da lì non ho più smesso di raccontare la mia vita con le immagini. Si può dire che il mio linguaggio è quello del documentario e del reportage.
Ho aperto poi un’Accademia d’arte per bambini a Roma, con altre socie e un’associazione culturale, “Le Moscerine”. Per me, era importante non solo fare, ma anche trasmettere l’arte e le immagini. Poi, insegno cinema ed educazione visiva nelle scuole da tanti anni. Mi sono accorta, insieme ai miei colleghi, che mancava un posto che potesse accogliere lo sguardo dei bambini e quindi abbiamo pensato di crearlo noi. E da lì, è nato il Moscerine Film Festival, che adesso è giunto alla quarta edizione.
All’inizio, è stata un po’ una scommessa, perché pensavamo che nessuno avrebbe approvato… comunque parliamo di un festival con registi sotto i 12 anni… Ancora adesso ci sono tanti adulti che ci dicono che è impossibile o almeno improbabile. In realtà, i bambini sono molto più creativi, originali e divertenti. E se questo vuol dire più bravi, allora sì sono più bravi!
Possiamo dire che hai giocato anche un po’ in casa, essendo che papà e mamma erano già nel campo…. poi ti sei avvicinata anche grazie al documentario, al reportage; emerge quindi l’interesse per le tematiche sociali.
Allora sì, assolutamente le tematiche sociali, la donna, i bambini e lo sguardo dei bambini!
Bene, allora possiamo passare alle domande sul Moscerine Film Festival. Quando e dove si tiene il festival?
Il festival sarà a Roma dal 5 all’11 maggio. Quest’anno sono 7 giorni, mentre l’anno scorso erano 4: abbiamo sentito la necessità di crescere, rispetto allo spazio che potevamo dare. Si terrà tra il Nuovo Cinema Aquila ed il Cinema Broadway e la festa finale a Largo Venue. Tutti e tre gli spazi sono in zona Pigneto/Centocelle.
E invece per quanto riguarda il nome Moscerine, da dove viene?
Cercavamo un nome che potesse in qualche modo identificarci. Inizialmente, eravamo un gruppo di donne. Abbiamo provato ad immaginare vari nomi… poi abbiamo scoperto un romanzo di Anna Marchesini, “Moscerine”: abbiamo adorato la declinazione al femminile e l’originalità della parola. Devo dire che ormai a distanza di 11 anni, siamo pienamente diventate “le Moscerine”. Ci sentiamo chiamare cosi: “è arrivata la Moscerina”, è proprio il nostro. Per strada ogni tanto a Roma, mi giro perchè qualcuno urla “Oh Moscerina!” Abbiamo quindi proprio indossato questo nome.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinte a creare questo Festival?
Allora di Festival che si occupano di cinematografia per bambini già ce ne sono: il Giffoni, il Sottodiciotto Film Festival di Torino…. Noi necessitavamo di uno spazio dove ospitare la voce e la visione dei bambini, che quindi si innalzavano ad essere i veri protagonisti: quindi registi e non solo.
Se volessimo descrivere, invece, le attività principali che si terranno per questa quarta edizione, quali saranno?
I primi due giorni, ci sono attività laboratoriali per le scuole. Poi, il 7 maggio si terrà la proiezione di 3 corti, frutto di un nuovo progetto, che è Giovani Registi Crescono, finanziato dal bando SIAE, che vede protagonisti tre giovani registi under12, vincitori della scorsa edizione, in tre squadre diverse. Sono stati affiancati da registi e filmmakers, provenienti da tutte le scuole di cinema della regione, e il tutor, ovvero il regista più grande che ha vinto la Biennale college di Venezia under35.
Creando un mondo un po’ al contrario, sulla parte alta della piramide, si è posizionato proprio il regista under12 che dava poi una serie di indicazioni a tutta la squadra. Alla proiezione, verrà affiancato un networking: la possibilità per giovanissimi di fare dei pitch con produttori, con distributori e scuole di cinema, per mettere veramente in connessione i bambini con questi ambienti di cinema.
Poi, tra le altre attività interessanti da indicare, c’è sicuramente il “Cinema In Culla”, che è il cinema per la fascia 0-3 anni, e quindi un sabato mattina in cui le famiglie vengono con bambini piccolissimi, chiaramente in una sala adatta: luci accese, proiezioni con un suono molto basso, fasciatoio… insomma un luogo accogliente, dove appunto i bimbi possono vivere la magia del cinema con le proprie famiglie. Verranno proiettati dei cartoni di Rai Kids, che è nostro media partner.
Abbiamo poi la serata “Partner e Inclusione”, di Venerdì 9, in cui si parlerà di cinema e di inclusione, attraverso vari interventi di diversi partner, come per esempio la Lega del Filo d’Oro. Verrà utilizzato un strumento di legno assolutamente innovativo, che si chiama MAMI Voice, che trasforma i suoni in vibrazioni: sarà infatti possibile vivere tutta la serata attraverso questa esperienza sensoriale. Lo strumento è stato inventato per i bambini in terapia intensiva, per simulare le vibrazione percepite all’interno della pancia della mamma.
Poi è importante segnalare anche un incontro che faremo di media education con la professoressa della Sapienza, Valentina Valente: da una parte è importante per noi, dare spazio alla freschezza e alla percezione dei bambini. Dall’altra, è fondamentale anche fare questa sorta di alfabetizzazione visiva dei media, nei confronti dei genitori.
Noi siamo la prima generazione a cui è stato insegnato tutto: ci hanno detto come educare un bambino, cosa deve mangiare, come attenzionarlo. Però, abbiamo anche il dovere di educarlo all’utilizzo dei devices, che può anche essere una cosa complicata, poichè nuova per noi. I genitori potranno seguire questo incontro ed intanto, i bambini faranno dei laboratori sul cinema con le Moscerine.
Poi ci saranno le proiezioni e le premiazioni delle categorie.
Ecco sì, mi hai anticipato perchè infatti una delle domande che volevo farti era: che ruolo potrebbero avere i genitori nell’educazione all’immagine?
Certo, importantissimo. I genitori hanno un ruolo fondamentale. Chiaramente, essendo tutti bambini under12, il cortometraggio non è realizzato in totale autonomia: anche solo dare la possibilità di questa esperienza al bambino, e quindi, credere nella forza e nell’importanza del cinema e delle immagini è fondamentale. La famiglia è la base del Moscerine Film Festival. E come dicevo prima, a proposito dell’incontro di media education, è importantissimo che i genitori possano aiutare i bambini ad usare i vari dispositivi in maniera consapevole, attiva e creativa. Questa educazione dovrebbe essere di tutta la comunità educante: la famiglia, la scuola e tutte le persone con cui i bambini vivono quotidianamente. Deve essere un po’ il lavoro di tutti noi.
Ma questi bambini come si sono avvicinati al mondo del cinema: sono stati guidati dai genitori o altro? Perchè questa passione nasce così presto?
Allora, per le categorie, ‘Focus Scuole’ o ‘A scuola con le Moscerine’ , alcuni giovani si avvicinano perché nelle scuole stanno introducendo sempre di più dei moduli dedicati all’educazione cine-televisiva.
Nelle categorie Under12, dove arrivano cortometraggi realizzati dai bambini, e quindi probabilmente con la loro famiglia, in genere i bambini hanno un’educazione già molto accentuata, da quando sono piccoli, perché sono abituati a vedere tantissime immagini e a raccontare storie con le stesse. Anche solo la forma mentis del montaggio è quella di Tiktok. Loro sanno montare perchè è qualcosa che vivono quotidianamente: hanno già gli strumenti e l’accesso diretto all’utilizzo delle immagini. Noi cerchiamo semplicemente di dargli quella consapevolezza, per diventare non solo fruitori passivi, ma anche fruitori attivi. Il cinema lo hanno quotidianamente in mano e quasi nel loro DNA. Tantissimi bambini , anche di 5-6 anni, sanno montare!
Il cellulare è un device che ci permette di raccogliere informazioni visive ed è alla portata di tutti, che è un po’ la grande rivoluzione, da una parte, con tutto quello che c’è di negativo, ma è anche la possibilità per tutti di raccontare. Io ad esempio vado a fare lezione in zone un pò più complesse, dove i bambini non hanno la possibilità di comprarsi una macchina fotografica, però hanno il cellulare dei genitori e possono diventare dei registi.
Chiaro e molto interessante, le ultime due domande. Volevo chiederti con che tipo di sensibilità si approcciano i bambini all’audiovisivo?
I bambini sono privi di schemi e questa è una grande fortuna, perché noi tutti, purtroppo, crescendo, mettiamo una quantità di filtri impressionante ed iniziamo ad incasellare la realtà e a rimanere meno affascinati dalle piccole cose. Forse l’approccio più bello, che ci regalano i bambini è l’attenzione alle piccole cose.
Ad esempio “oggi racconto il mio cortometraggio, di quando vado a scuola, e faccio vedere i miei piedini, ti dico dove cammino, e che la strada è un po’ rovinata e quindi c’è tanto fango, ma in fondo questo fango mi diverte, perchè posso mettere i miei stivali e ci posso saltare dentro”; quindi, voglio dire che ci ricordano che la bellezza è nelle piccole cose, cioè in quello che facciamo ogni giorno… che è un po’ la base della vita no?
Che cosa è che ti dà più soddisfazione di questi bambini e cosa ti fa dire “Ci vediamo alla prossima edizione”?
Ti rispondo con un aneddoto. In questo momento, sono venuta in Sicilia per vedere i cortometraggi dei bambini qui e una bambina è venuta da me con gli occhi lucidi e mi ha detto “Grazie, mi hai regalato il giorno più bello della mia vita.” Diciamo che questo da’ un senso a tutto quello che facciamo. Che cosa puoi dare di più, che regalare l’emozione più bella della vita di un bambino? Questo non ha prezzo ed è l’emozione più grande: vedere i loro occhi lucidi e sapere di avere regalato un sogno, che si porteranno per tutta la vita nel loro bagaglio. Ecco questo è il nostro vero premio.