Il Lovers Film Festival, vera e propria istituzione nell’ambiente cinematografico torinese, arriva alla sua 40esima edizione. Nel programma di quest’anno trova spazio anche un particolare documentario dal titolo The New Jews. Il film, diretto dall’eclettico Amir Ovadia Steklov, si presenta come un bizzarro mix di realtà e fiction, condito da spezzoni animati in rotoscopio, oltre che di tematiche legate alla sessualità e di riflessioni sul conflitto israelo-palestinese.
Che cosa racconta The New Jews
The New Jews è una raccolta di testimonianza di giovani ebrei israeliani non sionisti migrati a Berlino. In questa nuova città, simbolo di una cultura cosmopolita e progressista, ma al contempo luogo pregno di reminiscenze oscure, il colorito cast del documentario racconta la propria esperienza, riflettendo su temi scottanti come Israele, Palestina, Olocausto, senso di colpa, sessualità e feticismi.

Un documentario più che mai attuale
L’attuale epoca storica è un’epoca buia. Tra instabilità economiche, emergenze climatiche e guerre, crescono sempre di più paura e incertezza. In tutto questo, l’arte, e ovviamente il cinema, come sempre accade, comincia a sbloccarsi e a mostrare un pubblico un potenziale talvolta inespresso. L’arte diventa così anche un mezzo politico-sociale, attraverso cui si racconta, in maniera o più esplicita o più allegorica, lo stato della contemporaneità. Oppure lo si documenta, rimanendo dunque strettamente attaccati alla realtà del mondo. Basti pensare, per esempio, al documentario vincitore del premio Oscar, No Other Land, documentazione dell’occupazione israeliana in Palestina, girato tra il 2019 e il 2023.
Coincidenza vuole che anche le riprese di The New Jews siano iniziate più o meno nello stesso periodo. Anzi, lo stesso film ci tiene a specificare che le riprese si sono svolte nel 2018, 5 anni prima degli attacchi del 7 ottobre e delle orribili guerre che si sono svolte a Gaza, in Cisgiordania e in Libano. Ma allora perché il documentario di Amir Ovadia Steklov esce solamente adesso? L’introduzione del film risponde anche a questo interrogativo: il documentario è stato considerato provocatorio e antisemita, sia da ebrei che da non ebrei, tanto a Israele quanto in Germania. Eppure, per un caso totalmente fortuito, questo film non poteva uscire in un momento migliore.

Una riflessione provocatoria sull’essere ebrei oggi
The New Jews mostra delle interviste realizzate a ebrei israeliani emigrati in Germania, dalle quali emergono varie riflessioni sull’essere ebrei nel mondo odierno. Si capisce fin da subito che tutti gli intervistati hanno in comune il dissenso nei confronti di Israele, del governo di Netanyahu e dello stato di occupazione della Palestina da parte del loro stato. Ciò li ha spinti verso Berlino, città cosmopolita e progressista, e verso il tentativo di formare una nuova identità, distaccata dal proprio retaggio culturale. Ma ciò, a detta del regista Steklov, è risultato impossibile:
I left Israel because of my political stance against the occupation of Palestine, only to find that my national identity is inescapable in Germany.
Berlino, oggi, è sì un luogo progressista, cosmopolita, socialmente inclusivo ed emancipato. Ma è anche un luogo che, così come il resto della Germania, porta ancora con sé numerosi strascichi del Nazismo, delle leggi razziali, della ghettizzazione e dell’Olocausto.
On the one hand, Germans often show an almost obsessive interest in Israel and Jewish people, treating us with a politeness that can feel overbearing. On the other, there’s still latent racism and historical baggage that makes real intimacy difficult, and these dynamics come through in both personal relationships and the political landscape.
Ciò che emerge da The New Jews è la presenza di un crescente fenomeno culturale di feticizzazione del corpo dell’ebreo come simulacro di un trauma storico. La relazione con la persona ebrea, dunque, non risulta essere la ricerca di intimità e di affetto, ma una semplice fantasia sessuale, un kink che affonda le proprie radici su uno degli episodi più oscuri della storia.

Una vorticosa esperienza post-moderna e queer
Tutto ciò emerge attraverso modalità più insolite rispetto ai documentari tradizionali. The New Jews estrapola i pensieri dei tedeschi dai luoghi in cui essi possono sentirsi veramente liberi, attraverso l’utilizzo di messaggi e di chiamate tramite sex chat e app di dating. Ne esce, dunque, un’esperienza autentica e genuina, in quanto profondamente intima, perversa, erotica e queer. Un’esperienza post-moderna che mescola innesti digitali, bizzarre sequenze oniriche e addirittura animazione al rotoscopio, utilizzata durante le interviste e in momenti in cui lo stesso Steklov risulta protagonista mentre si interfaccia con alcune sex chat.
In the film, the use of rotoscope animation serves as a reflection of the fragmented, fluid identities we inhabit. It mirrors the uncertainty and detachment we feel in our new environment, while also critiquing the performative nature of identity in today’s digital world.
