Moving mountains è un cortometraggio del 2024 per la regia di Andrea Costa, presente, in world premiere, tra i nomi del 38° Bolzano Film Festival Bozen (BFFB). Una produzione e distribuzione TaktFilm, Moving mountains non è solo il racconto di splendidi paesaggi montani della Val Sarentino, Alto Adige, dipinti scenograficamente come immagini da cartolina. Ma è soprattutto la storia di Moussa, ragazzo africano che si perde tra quelle stesse montagne fino a trovarvi fortuitamente riparo dalla tempesta. Moussa Kourouma ha lasciato la sua terra in Africa per inseguire il sogno di andare in Arabia Saudita.
Però, questo suo sogno pare lontano, mentre ogni mattina si sveglia presto e scavalca i massi dei monti per salirvi in cima, o taglia la legna da conservare per l’inverno, o trasporta i secchi per gli animali della stalla. A ospitarlo nel proprio maso è una anziana donna altotesina, Rita Pechlaner Kienzl, madre di sette figli, che ha accolto Moussa e gli vuole bene come fosse l’ottavo.

Fotogramma di ‘Moving mountains’. Rita esce di casa all’alba per pulire la stalla, dare il fieno alle vacche e raccoglierne il latte fresco
Vita di giorno e vita di notte
Tra notte e giorno, tra bianco e nero, tra tradizione e ribellione, tra fede e perdita di fede… Come Moussa frequenta i propri amici, africani come lui, e le discoteche di notte, Rita, la mattina dopo, si prepara per andare a messa giù in Paese: coglie uno spillo dal cuscinetto nel silenzio della propria camera da letto, davanti a un grande specchio si sistema l’abito; indossa gli stivali col tacco mentre vi nasconde dentro i lacci – nemmeno troppo lunghi: “Bisogna metterli via, non vanno visti“, ti dice. Di queste piccole cose Moussa non si cura, indossa felpa e giubbotto: quando esce, quando scavalca le rocce sulla sua montagna, quando va a lavorare in industria a segare la legna.
Il suo viaggio, che era partito dall’Africa, si è fermato in un piccolo nucleo di vita, di germogli, di familiarità, in casa di Rita. Mentre lei è avvolta dalla quiete della tradizione, però, Moussa è agitato. Ha il cuore in tempesta, fatica a darsi pace. Non trova se stesso, si è perso tra i monti della Val Sarentino, dopo aver perso la propria bussola: la fede.

Fotogramma di ‘Moving mountains’. Rita raccoglie lo spillo
“Se ti metti in testa che puoi spostare una montagna, la sposterai“
Moving mountains, nel gioco di opposti che è protagonista ancor più delle figure umane che quel gioco interpretano, è un’ode alla perdita e al risolutivo ritrovamento di sé, un racconto di fatica ma anche di speranza.
“Se ti metti in testa che puoi spostare una montagna, la sposterai”
Se ci pensi abbastanza intensamente, sei capace di fare quello che desideri. È quello che si augura Moussa, diventato insofferente alla monotonia della vita, pronto a cambiarla alla prima occasione. Per questo, forse, scappa sulle cime dei monti. Scatta tante fotografie col suo cellulare, come se in quelle fotografie potesse trovarvi una verità, una strada, una mano che ancora non vede e che gli tenda aiuto.
Moving mountains è il desiderio di rinascita di un giovane, di ribellione sana a una condizione che gli sta stretta. Lo dice lui stesso: “C’è il lusso, c’è la libertà, ma non è così facile“. Per affrontare i giorni, vive il momento, “così è la vita“, si assicura Moussa. Che di questa vita, vorrebbe spostare con le proprie forze pure le montagne.

Fotogramma di ‘Moving mountains’