Pordenone Docs Fest
‘The Bibi Files’: distribuire il film è un atto politico
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13 ore agoon
Un documentario? Il Documentario.
Ecco che giunge a termine la XVIII Edizione del Pordenone DOCS Fest: abbiamo visto una band della Malesia pro LGBTQIA+, lotte femministe sull’aborto, due rassegne, rispettivamente Bella Ciao! e Nuovo Cinema Palestina: tutte storie che ci hanno aiutato a comprendere squarci di mondo su pieghe inedite e poco raccontate della storiografia mondiale. E infine eccoci qua, a tu per tu con l’Arca dell’Allenza: le registrazioni della polizia pervenute da Alexis Bloom nel 2023 sul Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, “Bibi“: The Bibi Files, appunto. Tutta la sala freme, e dopo una breve presentazione del presidente di Cinemazero, Marco Fortunato, ecco che le luci si spengono. Ha inizio il documentario più atteso del Festival.
The Bibi Files: l’anarchia del potere
“Quindi, il mio film è un film contro qualsiasi forma di potere e precisamente contro quello che io chiamo “l’anarchia del Potere”. Ed è questa la ragione per cui io ho scelto Salò e la Repubblica fascista di quel periodo, perché mai come in quel momento il potere è stato anarchico, è stato completamente arbitrario e e gratuito. Poteva fare qualsiasi cosa.” risponde così Pier Paolo Pasolini a Gideon Bachmann, nella celebre intervista sotto l’albero, riferita a Salò o le 120 giornate di Sodoma. Questo accade esattamente nel documentario di Alexis Bloom: conosciamo il Primo Ministro attraverso le crisi isteriche di sua moglie Sara, un’alcolizzata mitomane. Attraverso suo figlio, Yair, un conservatore del partito di estrema destra; dei suoi ministri, Bezale Smotrich e Itamar Ben-Gvir, anch’egli del partito di estrema destra. Alle domande che la polizia fa al Primo Ministro sui sigari da migliaia di dollari ricevuti (richiesti) in regalo, ai braccialetti da 42.000 dollari della moglie, e alle bottiglie di champagne ricevute da “amici” miliardari, lui risponde quasi sempre “Non me lo ricordo“. Un attore. Un ottimo attore.
“Ha mai ricevuto regali da amici?”
Tutto inizia con “Bibi” che si siede nel suo ufficio da Primo Ministro, con alle spalle una grande cartina geografica. Sembra rilassato. Lo è quasi sempre, anche quando si siedono dinanzi a lui le autorità investigative che iniziano a domandargli “Ha mai ricevuto regali da amici?“. “Sì, non mi sembra sia un reato. Il nostro Paese è in Guerra, le strade sono piene di terroristi, e voi venite qui a perdere tempo e parlarmi di champagne?“. Così i primi venti/trenta minuti. Siamo dinanzi ad un uomo che, come ci ricorda Raviv Drucker, un giornalista investigativo, “[…] sa di essere filmato tutto il tempo. Sa come apparire calmo anche quando in realtà è sotto pressione“. Il giornalista in questione, durante il mandato di “Bibi“, è stato più volte al centro di “O noi, o lui” (riferendosi ad interferenze politiche sul fare giornalismo, data la scomodità dell’individuo). Sembrano innocue le prime domande, sembra quasi una farsa questa intervista, beoti questi sorrisi bianchi del Primo Ministro che non guarda mai in camera, ma percepisce, sempre, la presenza del mondo, che forse, prima o poi, guarderà questi filmati.
Caccia alla streghe
Vengono poi intervistati la moglie Sara ed il figlio Yair, oltre che persone a stretto contatto con “Bibi“, come il magnate Arnon Milchan, famoso produttore di grossi film hollywoodiani. I due parenti si rivelano già alterati: la moglie isterica urla spesso alle autorità di “[…]vergognarsi, mentre il caos impera nelle strade! Mi sto alterando, quindi tra poco, se vorrò, me ne andrò! […] Altrimenti: arrestatemi!” tutto va in rima con le parole del figlio “Siete come la…Gestapo! O la Stasi! Questa è una caccia alle streghe!” Arnon Milchan, che da sempre gli fa regali da milioni di dollari in cambio di visti americani (poiché ha la residenza negli States), d’altro canto, inizia a tradire “Bibi“: “Se questi video vengono fuori, per me è la fine“.
Come reagisce la sala?
Accanto a me un ragazzo, giovane, sulla ventina d’anni. Quando sente Sara Netanyahu gridare e sbattere i pugni sul tavolo dell’interrogatorio dice “Pazza“. E sospira. Quando formalmente nel 2019 viene accusato di frode, corruzione e abuso d’ufficio, e non si dimette dalla carica, che come ci ricorda Raviv Drucker, “Ogni Primo Ministro precedente accusato di qualcosa, per l’ordine pubblico, si dimetteva. Lui è l’unico, nella storia dei Primi Ministri, a non essersi dimesso…“, il ragazzo sospira. Quando decide di varare una legge secondo cui potrebbe plasmare la Corte di Gerusalemme che lo giudicherà, decidendo lui stesso i giudici, ecco che il ragazzo ripete “Follia“. Realtà invece. Tutt’altro che Aldous Huxley o Asimov. Da qui più di 49 settimane di protesta per le strade. I palestinesi questo lo notano, e Hamas colpisce, con quel tristemente famoso e virale attacco del 7 ottobre 2023.
Che fine fa “Bibi”?
“Bibi” la scampa sempre, come afferma Raviv Drcuker: rimanda gli appelli e le sentenze “Chiamando in causa la guerra in corso.” Anche durante la tratta per la liberazione degli ostaggi di Hamas, “Bibi“, assieme al suo entourage, gioca sporco. Sara Netanyahu usa il suo volto per chiedere ai padri, alle madri, ai fratelli o fidanzati, appunto di chi reclama un accordo per rivedere i propri cari dal proprio gioverno, di strumentalizzare la sia figura. Vuole risultare la donna buona, la madre che soccorre, la moglie del politico più umana: nelle foto accanto ai reclamatori, la vediamo sorridere. Vuole questi regali mediatici. Vuole apparire bella, nonostante tutto: scandaloso anche l’utilizzo di Walla! News da parte di Benjamin e sua moglie. Si usano addirittura parole in codice come “Meno paprika” per togliere criticità nei loro confronti. Tutto ciò per favoritismi al proprietario della testata Shaul Elovitch. Milioni di dollari in cambio di controllo del quarto potere in pratica. Quando “Bibi” si sposta sull’ala dell’estrema destra, nomina due personaggi della scena politica israeliana, scomodissimi: due ex terroristi che rifiutano la presenza, nel mondo tutto, dei palestinesi, e non si vergognano a dirlo; Bezale Smotrich e Itamar Ben-Gvir. Raviv Drucker: “Fino a due anni prima (Benjamin) non si sarebbe mai fatto fare una foto accanto a loro! E adesso sono il Ministro delle Finanze (Bezale Smotrich) e il Ministro della Sicurezza nazionale (Itamar Ben-Gvir)!”.
“Si va in scena!“
Avete presente l’inizio de Gli Incredibili? Ecco: The Bibi Files è esattamente quello. Mr. Incredible che si siede, ride, scherza, diventa un caso mediatico. Si diverte a fare l’attore. L’unica (e non basta?) differenza è la moralità tra il personaggio di Mr. Incredible e “Bibi“. Ci si siede, si sorride in maniera beffarda, si parla di champagne, e si accusa la polizia di Stato di “[…] perdere tempo. Dovreste vergognarvi“. Sono attori bravissimi, tutti, quelli che fanno parte dell’entourage di Benjamin Netanyahu.
Forse è il momento, questo, di rendersi conto in che direzione sta andando un po’ il mondo.
Cosa ci dice il documentario sulla contemporaneità?
Abbiamo il primo Presidente degli Stati Uniti d’America con la fedina penale sporca, un Primo Ministro israeliano corrotto, falso e sotto processo, un capo della Federazione Russa che scatena guerre, e un altro capo di Stato che calpesta i diritti LGBTQIA+ e chiude le barriere nazionali ricordando oscuri momenti europei. Nessun nome, solo fatti. A che punto siamo dunque nel mondo? Sono queste le domande che tira fuori Alexis Bloom dal suo documentario. Ci chiede in che direzione stiamo andando. Nei momenti di oscurità, però, dal Festival abbiamo capito che nonostante tutti gli intrighi del potere, delle luci politiche, e delle ombre burocratiche, gli innocenti, gli ignari, gli ultimi, quelli senza voce, sono sempre quelli costretti a imbracciare un fucile e sparare al loro amico. Perché oltre quel confine qualcuno ha deciso, a tavolino, che lo Stato finisce.
Grazie Cinemazero, dal profondo del cuore, per questo Festival, per riavvicinarci tutti, ogni anno. Renderci più fratelli, alla Ungaretti. Farci, ancora una volta, sentire che la carne, sotto ogni tipo di pelle, è la stessa per tutti.
“Dovunque, in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni di individui, tutti eguali, ignari dell’esistenza di altri individui, tenuti separati da mura di odio e di bugie, eppure quasi gli stessi.” George Orwell.