Presentato nella sezione Piccole Lingue DOC del Bolzano Film Festival Bozen (BFFB), Memories of the Crossroad, di Monirsadat Jazaeri, girato in farsi e prodotto dalla Hochschule für Fernsehen und Film München (HFF), si addentra nei ricordi e nelle esperienze di chi vive tra culture diverse, parlando di identità. E lo fa con delicatezza e intelligenza.
Sentirsi ‘né carne né pesce’, ‘né di qua né di là’ è un sentimento tipico di molti esiliati, la difficoltà di reperire il proprio posto quando si è dovuto lasciare il proprio paese natale.
Spesso ci si costruisce un’identità complessa, e se non la si costruisce, quella complessità arriva da sola. Ci si trova tra due mondi, spaziali e culturali, con la difficoltà a identificarsi nella cultura di coloro con i quali si condividono ricordi e valori.
Ecco allora il disagio, il malessere, tra nostalgia, memorie, soddisfazioni e delusioni.
Talvolta, invece, l’identità e il senso di appartenenza a una comunità restano un forte collante fra vite che si riuniscono e che cullano una delicata e dolce nostalgia.
L’Iran a Monaco: ogni strada ha una storia
Una voce fuoricampo ci introduce al corto di Monirsadat Jazaeri, girato in bianco e nero, con un originale gioco di intagli e di sovrapposizione di vecchie fotografie: ‘penso che ogni strada abbia una storia, un inizio, un’avventura e una fine’.
Siamo a Dachau Street, divenuta nota, nel tempo, come la ‘strada iraniana’, con i suoi ristoranti e le sue vetrine, un luogo vicino al cuore della terra. Al suo centro.
Qui, prima della rivoluzione, si incontravano gli iraniani. Un crocevia che attraeva le persone come un potente magnete. E che è ancora così.
A una tavola imbandita, si cena in maniera conviviale. Un mazzo di fiori donato a qualcuno che si incontra per la prima volta, l’opportunità di connessione con la nuova generazione di migranti persiani.
Monaco ha sempre avuto una localizzazione geografica d’eccezione: prima della rivoluzione si arrivava in Germania con l’auto, la linea di bus TBT collegava Teheran a Monaco, punto di accesso all’Europa. In cinque giorni si era lì, il bus era lento e, occasionalmente, faceva tappa a Istanbul. Si veniva qui per fare shopping.
La prima grande nostalgia era per la cucina iraniana, che solo il ristorante di quel quartiere poteva spazzare via. Lì ci si sentiva a casa, anche per la lingua che si parlava nelle sue strade. Si era giovani studenti, oggi si capiscono meglio alcuni gesti di allora.
Quante persone quel crocevia ha fatto incontrare, quante ne ha connesse!
Restano solo dolci ricordi, come gli incontri con gli amici o i colori e i sapori dell’Hafez bazar o del Shirin market. La marca di verdure MAMAN a ricordare la propria madre e a come lei le cucinava per la famiglia.
Alcuni ristoranti dall’odore di casa sono ancora il posto sicuro dove ritirarsi e cullarsi nelle memorie del passato. Gli aromi delle spezie, dei pistacchi e delle nocciole permeano l’aria e ricordano casa, i dolci delle feste prima del nuovo anno. Le chiavi del primo negozio – a mamma sarebbe piaciuto -, avrebbe trovato molti amici qui.
Non si può scappare da queste forti emozioni, si vorrebbe tornare a quei bei giorni lontani. Per realizzare che ciò è davvero impossibile. E che, se anche si potesse tornare indietro, quei momenti non potrebbero mai essere come sono stati.
Un corto estremamente poetico che parla d’identità, di nostalgia e di dolci e teneri ricordi dei bei tempi che furono. Insomma, di vita.
La sezione Piccole Lingue DOC del BFFB: identità
Organizzata in collaborazione con la Libera Università di Bolzano e l’Associazione La Fournaise, è la sezione che il BFFB dedica al tema delle minoranze linguistiche, e, più in generale, delle lingue parlate da piccole comunità; accoglie opere di diverso genere – dalle forme documentarie alla finzione -, di qualsiasi durata e provenienza.
La sezione vuole gettare un ponte tra la realtà multilingue del territorio altoatesino e i molteplici contesti in cui, nel mondo contemporaneo, si usano lingue diverse da quelle parlate dalla maggioranza: lingue da tramandare e in cui ci si identifica, lingue che seguono i parlanti nei loro spostamenti tra paesi, lingue dimenticate, o da riscoprire e documentare.
Piccole lingue DOC si apre così sulla quotidianità di queste piccole comunità e di chi ne fa parte, per lasciare che raccontino le loro storie, con uno sguardo che si sofferma sulla dimensione collettiva o individuale, sul rapporto con i luoghi, sui mutamenti storici e sociali che li attraversano e sui conflitti che inevitabilmente ne scaturiscono.
Le opere si muovono oltre i confini nazionali, dimostrando che la lingua non è una barriera ma uno strumento per raccontare il mondo nella sua complessità e bellezza.
Monirsadat Jazaeri
Master in Architettura e Diploma in Film/Video e Arti Fotografiche presso l‘HFF München, Monirsadat cattura storie architettoniche attraverso l’obiettivo, unendo la sua preparazione tecnica alla visione cinematografica.