Immortals (2024), film scritto e diretto da Maja Tschumi, interpretato e co-sceneggiato da Melak Mahdi e Mohammed Al Khalili, è in anteprima nazionale al Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario.
Presentato in anteprima mondiale al CPH:DOX 2024 nella sezione DOX:AWARD, Immortals si è aggiudicato il Prix de Soleure alla sessantesima edizione delle Giornate cinematografiche.
Chapter One: Hidden Battles
Baghdad, 2022. Milo (Melak Mahdi) ha preso parte al movimento Tishreen, nato durante la Rivoluzione d’ottobre irachena nel 2019. La sua famiglia, aderente all’ideologia conservatrice, disapprova le scelte di Milo, che viene segregata in casa per un anno intero. Come se non bastasse, il padre brucia i suoi libri, i vestiti e i documenti, e con essi Milo sente svanire la sua stessa identità. Per poter uscire di casa è costretta a indossare gli abiti di suo fratello, scoprendo il piacere di camminare per le strade venendo scambiata per un maschio. Non subisce molestie, passa inosservata e può fumare liberamente.
L’identità di Milo inizia a ricomporsi a partire da questi piccoli privilegi quotidiani, che sono il risultato della sofferta rinuncia all’essere donna e al suo “lato emotivo”. Milo si rivolge a un avvocato, un’attivista femminista specializzata, per ottenere un nuovo passaporto e lasciare il paese in cui non si sente più al sicuro e che non le offre alcuna prospettiva. L’unica persona di cui Milo si fida è la sua migliore amica Avin. Quest’ultima è anche la sola a mobilitarsi quando, non riuscendo a contattare Milo per oltre una settimana, decide di presentarsi a casa dell’amica pur sapendo di non avere speranza di ottenere informazioni dalla famiglia di lei.
Chapter Two: Confrontations
Khalili (Mohammed Al Khalili) ha alle spalle un’infanzia traumatica e nessun ricordo felice, porta con sé il peso di un’esistenza vuota non più consistente di quella di un’ombra. Il suo sentirsi un fallimento e la costante fuga dalla realtà alla ricerca di uno scopo, sembrano venir meno quando Khalili diventa un fotografo. Poco più tardi, alternando il suo telefono a una GoPro e a una macchina Sony, documenta in prima linea la “Rivoluzione d’ottobre”. Più di settanta ore di riprese tra la tendopoli, le manifestazioni e gli scontri, compreso il momento in cui viene ferito all’età di ventuno anni. Lo shock e le ferite non impediscono a Khalili di tornare in piazza Tahrir, nonostante la preoccupazione della famiglia. Viene nuovamente colpito da una granata fumogena, sviluppa problemi respiratori e insonnia e assiste alla morte dei suoi amici.
Chapter Three: Decisions
Milo è andata via di casa. Vive la sua fuga come se si fosse arresa senza combattere, pur riconoscendo che il suo punto di vista fosse inconciliabile con quello della famiglia. È combattuta tra il desiderio “egoista” di vivere la sua libertà almeno per un giorno, e la paura di lasciare il paese e costruirsi una nuova vita. Quando ottiene il nuovo passaporto e si avvicina il momento della partenza, si scontra con Avin la quale, tra disillusione e paura, rifiuta di partire con Milo.
Khalili si sposa. Il suo tentativo di stabilirsi per superare il trauma della violenza non si concilia bene con la sua vocazione. Il ventisette luglio 2022, durante l’assalto al parlamento da parte dei sadristi, Khalili prepara la sua attrezzatura e raggiunge il quartiere governativo.
Immortals: una generazione in esilio
Il film si avvale dell’alternanza delle immagini d’archivio di Mohammed Al Khalili e dell’estetica intimista di Maja Tschumi. L’inquadratura dall’alto di piazza Tahrir, che mostra in sequenza il luogo gremito di gente nel pieno delle proteste e, appena dopo, la stessa piazza vuota al crepuscolo nel 2022 accompagnata dalla voce di Milo, suggerisce efficacemente la continuità tra il racconto politico e quello individuale della protagonista. Milo è ripresa di spalle, rivolta verso la città inquadrata dall’alto. La distanza tra la visione del mondo che racconta e l’ideologia conservatrice della famiglia che abusa di lei è racchiusa nella raffinatezza di questa scelta stilistica. Una Baghdad notturna sfumata nella nebbia, i cui neon in controluce mettono in risalto l’intricata rete di cavi elettrici tra un lato e l’altro delle vie, anticipa la malinconia dell’esilio.
Maja Tschumi
Nasce nel 1983 in Svizzera. Ha conseguito un master in filosofia e letteratura presso l’Università di Zurigo e uno in regia cinematografica presso l’Accademia delle Arti Multimediali di Colonia. Nel 2022 ha presentato il suo primo lungometraggio, Rotzloch, su quattro giovani rifugiati in Svizzera e il loro rapporto con la mascolinità e le relative implicazioni sociali.