Un dramma a doppia faccia quello realizzato da Kim Sung-yoon, regista di Fragment, nella sezione K-Cinema Today alla 23esima edizione del Florence Korea Film Fest. Giovanissima l’età dei protagonisti che devono confrontarsi con personaggi e tematiche complesse, ma che riescono in maniera convincente a far trasparire tutte le emozioni e le sofferenze di due vittime.
La sinossi di Fragment
Gi-su, uno studente delle superiori che ha perso i genitori per mano di un rapinatore vive consumato nel suo dolore. Non distante i figli dell’assassino, un ragazzo delle medie e una bambina delle elementari, vivono nascondendo la loro identità. Quando si diffonde la voce che la famiglia del killer vive ancora nel quartiere, Gi-su scopre la loro presenza e rivela chi sono. Le vite dei ragazzi si intrecciano in un conflitto fatto di dolore, segreti e minacce. (Fonte: Florence Korea Film Fest)
La recensione
Dramma acuto e intenso con giovanissimi protagonisti sullo schermo che, nonostante l’età, dimostrano di poter competere ampiamente con i grandi.
Mostrati inizialmente con un montaggio alternato che quasi li mescola e li confonde non facendo comprendere tutto quello che si cela dietro i comportamenti di entrambi. Due storie parallele e due modi opposti di affrontare un lutto importante. Soltanto dopo comprendiamo che la diversa reazione è dovuta anche alla diversa implicazione nel delitto avvenuto. Sono entrambi le dirette conseguenze di un evento tragico e, quindi, nonostante tutto e tutti, sono entrambi (tre con la sorellina) vittime, ma da due punti di vista opposti.
Chi è la vittima e chi il colpevole?
È questa la domanda che vuole porre implicitamente Fragment mostrandoci i due risvolti della stessa medaglia. Se il giovane figlio dell’assassino è dipinto a sua volta come il colpevole e, quindi, deriso e bullizzato, Gi-su, figlio delle vittime, è colui che deve essere ascoltato e accudito, senza preoccuparsi di ciò che fa, nemmeno quando le sue azioni sembrano superare il limite.
Molto ben congegnata la regia che ci mostra le situazioni immediatamente successive ai tragici eventi da due punti di vista uguali eppure opposti, parallelamente a quelle delle persone che circondano i diretti interessati e che non sembrano in grado di comprendere la gravità della situazione, né in un senso né in un altro.
Sia Gi-su che il figlio del colpevole cercano di reagire come meglio credono per far fronte all’accaduto e lo fanno nonostante la giovanissima età senza chiedere aiuto a (quasi) nessuno. Tra i comprimari ci sono solo l’insegnante e la zia come personaggi positivi in grado di fornire il giusto aiuto e il giusto conforto. Ma anche loro talvolta non riescono a immedesimarsi completamente e a comprendere certe scelte e certe decisioni.
Io sono la vittima.
Un film che lascia un grande interrogativo. Forse senza risposta. O forse con più risposte.