La separazione dell’artista dalla persona è una delle questioni più annose che caratterizzano i discorsi sull’arte. Spesso, infatti, si preferisce non guardare alla dimensione privata e ai suoi chiaroscuri, per celebrare solo la produzione delle figure considerate geniali e, per questo, sottratte a certi tipi di giudizio. Münter & Kandinsky (Marcus O. Rosenmüller, 2024), uno dei film di chiusura della quinta edizione del Festival del Cinema Tedesco, invece, non ha paura di mettere in scena a tutto tondo gli artisti di cui racconta.
Münter, Kandinsky e Der Blaue Reiter
La pellicola ripercorre gli anni di vita che gli artisti Gabriele “Ella” Münter (Vanessa Loibl) e Vassily Kandinsky (Vladimir Burlakov) hanno condiviso sia a livello professionale che privato. Dall’incontro a Murnau am Staffelsee dove Münter era studentessa e Kandinsky insegnava, il loro sodalizio artistico si è evoluto fino alla fondazione, insieme ad altri esponenti dell’espressionismo tedesco, del noto gruppo Der Blaue Reiter. La Prima Guerra Mondiale e le vicissitudini personali, però, mineranno l’equilibrio della coppia e del gruppo.

Un biopic al di là del monomito
Nel genere biografico si riadatta spesso il percorso della figura realmente esistita alle tappe e agli archetipi del modello del viaggio dell’eroe. In Münter & Kandinsky, invece, l’arco narrativo del film non riduce alla linearità il tragitto di due vite. Se quello di Münter è indubbiamente il punto di vista dominante del film, la sua storia prende le mosse da un desiderio di autodeterminazione scevro da qualsiasi ritrosia. Sin dalle prime sequenze, infatti, Münter detta il ritmo della narrazione, perfettamente restituito anche dalla colonna sonora dalle sonorità modal jazz composta da Martin Stock.
Su questa linea, la sceneggiatura di Alice Brauner ricostruisce gli eventi realmente accaduti senza forzarne l’evoluzione, allontanando il film dal didascalismo che spesso caratterizza le pellicole di genere storico. Le vite degli artisti e le loro relazioni si sviluppano verosimilmente nonostante alcuni fatti risultino sottesi o solo accennati. Proprio questa costruzione a tratti frammentaria, sia sul piano della sceneggiatura che del montaggio, sembra duplicare lo stile artistico di Münter, lontano dai precetti accademici.

L’arte praticata e discussa
Alla base del gruppo Der Blaue Reiter la dimensione intellettuale e quella creativa si coniugano per dar vita a una concezione dell’arte rivoluzionaria. In Münter & Kandinsky, infatti, la messa in scena attribuisce il medesimo peso sia all’atto creativo che alla riflessione su di esso.
Le suggestive immagini della natura tedesca e francese, ad esempio, sono necessarie alla comprensione delle impressioni alla base della pittura dei protagonisti. Allo stesso tempo, il mondo interiore che trasfigura quelle visioni emerge grazie a una scrittura dei personaggi organica e non banale, critica e non celebrativa. Spesso, poi, è la costruzione del film a risentire dell’interiorità dei suoi protagonisti. Lo stato onirico-allucinatorio che in più occasioni colpisce Kandinsky, ad esempio, si traduce in movimenti di macchina oscillanti e in una luce quasi abbagliante. All’illuminazione naturale, infatti, si affianca quella più calda dei salotti del primo Novecento nei quali le riflessioni sullo stato dell’arte avevano effettivamente luogo.
La disparità di genere in Münter & Kandinsky
Nel film di Rosenmüller, quindi, gli artisti sono persone e, in quanto tali, motivazione e coerenza quasi mai qualificano i loro comportamenti. È soprattutto il personaggio di Kandinsky a dimostrarlo. Nonostante dichiari di amare Münter, le sue azioni non danno pienamente seguito alle sue parole, aggravando la condizione di una donna che ha dovuto accettare di vivere con l’uomo che ama al di fuori del matrimonio.
La relazione tra i due testimonia un disequilibrio che è prima di tutto culturale e sociale. La posizione delle donne era (e spesso ancora è) soggetta alle altalenanti decisioni degli uomini, sostenuti da una società più tollerante verso l’adulterio maschile, ma ostile ai desideri femminili. È Münter stessa, in una scena che testimonia l’efficacia dell’interpretazione di Vanessa Loibl, a dichiararlo:
Poiché gli uomini lo considerano normale noi donne dovremmo accettarlo?

Inquadrare l’arte
Se la relazione tra Münter e Kandinsky è stata piuttosto burrascosa, i rapporti con gli altri membri di Der Blaue Reiter non sono stati da meno. Furono infatti anche gli scontri interni a determinare la fine repentina del gruppo le cui storia e opere, però, vengono adeguatamente messe in scena nel film.
Il mondo artistico dell’Europa – soprattutto del Nord – del primo Novecento viene esplorato tra scuole, gallerie, musei e salotti, lasciando emergere il microcosmo e le idee dietro ai dipinti. Münter & Kandinsky, infatti, racconta della difficoltà di affermare i propri ideali in un mondo dominato dallo spirito borghese e, per questo, impermeabile al cambiamento. Oltre ai due protagonisti, a fondare il gruppo sono stati gli artisti Marc, Klee, Macke, Jawlensky e Werefkin. Le loro discussioni testimoniano la costruzione delle fondamenta di Der Blaue Reiter fino alla realizzazione di mostre e, soprattutto, del celebre – e unico – almanacco.

Nonostante la breve vita del gruppo (1911-1914), il film di Rosenmüller rende chiaro quanto le idee e l’arte che lo hanno animato abbiano lasciato un segno profondo nella storia dell’arte. I colori dei dipinti, infatti, sembrano superare i confini delle loro cornici per invadere il mondo che li ospita. In un certo senso, l’arte costruisce la realtà più che imitarla.
Una storia artistica e umana
Ritornando alla questione posta in apertura, Münter & Kandinsky è un esempio virtuoso di come il riconoscimento dell’influenza artistica possa convivere con una considerazione critica delle individualità dietro alle opere. Le figure raccontate dal film sono ormai parte della storia dell’arte ma, nonostante questo, Rosenmüller rinuncia alla narrazione piatta del genio incompreso e astratto dalla società. Ogni artista messo in scena possiede una propria identità e, di conseguenza, delle contraddizioni. L’esempio migliore è Münter: una donna che ha lottato per la sua dignità e una professionista che ha protetto l’arte, sua e dei suoi colleghi, persino dal totalitarismo nazista.
In conclusione, Münter & Kandinsky è un’opera d’arte e, in quanto tale, costituisce il giusto riconoscimento a Gabriele Münter come donna e artista.
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