La regista Wendy Sachs nel suo nuovo film porta alla luce l'emergere dell'antisemitismo nei campus universitari, nei social media e nelle strade dal 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas attaccò Israele.
Un pogrom contro le comunità nel sud di Israele ha rapidamente innescato un forte aumento degli episodi di antisemitismo. La documentarista esperta Wendy Sachs ha osservato questi eventi, iniziando a raccogliere testimonianze e a collegare i vari elementi. Questi collegamenti hanno portato a un progetto: October 8
Il film parte dall’attacco senza precedenti di Hamas per poi esplorare le sue conseguenze durante la guerra di Gaza. Il documentario analizza le proteste globali contro Israele e l’aumento della retorica e della violenza antiebraica. Uscito questo fine settimana, il film include testimonianze di figure influenti come Jonathan Greenblatt dell’Anti-Defamation League, l’accademico Lorenzo Vidino della George Washington University, la dirigente Sheryl Sandberg, il podcaster Dan Senor, il politico Ritchie Torres e gli attori-attivisti Debra Messing e Noa Tishby. Secondo loro, gli eventi recenti riflettono un’antica ostilità riproposta in nuove forme, utilizzata per negare il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico.
Sachs, che in passato ha diretto Surge di Showtime sui movimenti femministi nel Congresso, ha deciso di concentrarsi anche sugli attivisti universitari impegnati nella difesa delle comunità ebraiche. Il film segue in particolare un gruppo di giovani donne determinate, tra cui Noa Fay (laureata al Barnard e ora studentessa alla SIPA), Talia Khan del MIT e Tessa Veksler della UCSB. Queste ragazze hanno abbracciato la causa pro-ebraica, spesso affrontando rischi significativi per la loro sicurezza.
Secondo Sachs, l’aumento dell’antisemitismo non è casuale. Nel film, esamina come Hamas abbia iniziato a diffondere sentimenti anti-Israele e antiebraici già dagli anni ’90. In particolare, ricostruisce un incontro segreto avvenuto in un hotel di Philadelphia e intercettato dall’FBI. Secondo la sua tesi, quel piano mirava a mascherare obiettivi jihadisti con il linguaggio della giustizia sociale. Da quel contesto, sostiene il documentario, nacque il gruppo Students for Justice in Palestine(SJP), che viene descritto non come un movimento spontaneo, ma come una strategia coordinata per screditare e distruggere Israele.
Dopo il 7 ottobre 2023, Sachs ha iniziato a scrivere il trattamento del film, ma ha incontrato difficoltà nel reperire finanziamenti. Molti produttori e distributori hanno apprezzato il progetto, ma temevano che il suo potenziale commerciale fosse limitato. Nonostante ciò, Sachs ha portato avanti il progetto contando sulla sua esperienza televisiva e realizzando circa 80 interviste, metà delle quali sono entrate nel montaggio finale. Il film è stato completato lo scorso ottobre, quasi un anno dopo l’attacco di Hamas.
Con un budget di quasi 2 milioni di dollari, il progetto ha ottenuto il sostegno di donatori privati, con la supervisione del produttore e finanziatore di Hollywood Teddy Schwarzman(Black Bear Pictures). Nessuno streamer o rete televisiva ha acquistato i diritti del documentario, che è stato quindi distribuito da Briarcliff Entertainment, la casa fondata da Tom Ortenberg. Quest’ultimo, noto per aver portato in sala film considerati rischiosi, ha già distribuito documentari controversi come The Dissident di Bryan Fogel sul caso Jamal Khashoggi e The Apprentice di Ali Abbasi su Donald Trump e Roy Cohn.
Nonostante le difficoltà, October 8 ha già iniziato a farsi strada. Nei primi giorni di programmazione, ha incassato oltre 300.000 dollari in 100 sale, tra cui circuiti importanti come AMC e Regal. Sorprendentemente, gli incassi del lunedì hanno superato quelli del sabato, segno che l’interesse per il film sta crescendo.
Aperto nel suo sostegno a Israele,October 8arriva nello stesso periodo in cui un altro documentario,No Other Land, sta ottenendo grande attenzione. Questo film, vincitore di un Oscar, racconta lo sfollamento forzato di una comunità palestinese in Cisgiordania da parte dell’IDF e ha superato il milione di dollari al botteghino. Sebbene i due film non siano necessariamente in contrapposizione, rappresentano visioni del mondo differenti: il primo si concentra sulla lotta per l’autodeterminazione ebraica, il secondo su quella palestinese. Entrambi offrono una narrazione potente su temi di emarginazione e conflitto.
Intervista alle protagoniste di October 8
Il debutto diOctober 8 coincide con una fase in cui la guerra a Gaza e le sue ripercussioni negli Stati Uniti dominano i titoli dei giornali. In una conversazione con The Hollywood Reporter, Sachs e Tishby hanno discusso le sfide legate all’antisemitismo e gli obiettivi del loro film.
Cosa vi ha spinto a realizzare questo documentario subito dopo il 7 ottobre?
SACHS: Come molti, sono rimasta sconvolta da ciò che è accaduto quel giorno. Ero in visita da mia figlia all’Università del Wisconsin quando ho visto le notizie su Israele. Nei giorni seguenti, ho assistito alle proteste nei campus americani, con persone che celebravano Hamas come combattenti per la libertà invece che come terroristi. Ho pensato: “Il mondo ha perso il senno”. Nei giorni successivi, ho notato il silenzio da parte di Hollywood, del Congresso e dei gruppi per i diritti delle donne. A quel punto, ho capito che dovevo raccontare questa storia.
Ma sapevate già quale direzione avrebbe preso il film?
SACHS: No, sapevo solo che qualcosa di enorme stava accadendo. Ho percepito un evento epocale, una sorta di Kristallnacht moderna. Questo trauma generazionale ha generato una presa di coscienza profonda. Anche alcuni esponenti politici progressisti, con cui avevo lavorato in passato, si sono astenuti dal condannare l’antisemitismo nei campus. Prima non volevo vedere certe dinamiche a sinistra, pensavo che il problema arrivasse solo dall’estrema destra.
TISHBY: Da anni noto un pregiudizio verso Israele. Da quando mi sono trasferita negli Stati Uniti, ho avvertito una diffidenza diffusa verso l’unico Stato ebraico al mondo. Negli ambienti progressisti, ho visto un cambiamento nel modo in cui si parla di Israele. Non mi sorprende quello che è successo l’8 ottobre, perché avverto questa tendenza da molto tempo. Quando ho scritto il mio primo libro nel 2011, avevamo già capito che qualcosa si stava muovendo. Oggi vediamo il risultato di anni di propaganda, che hanno convinto l’Occidente che Israele sia il male assoluto.
Nel film sostenete che questa narrazione non sia casuale, ma il frutto di un piano coordinato. Su quali prove vi basate?
SACHS: Nel 1993, Hamas si riunì in un hotel di Philadelphia, e l’FBI intercettò l’incontro. Durante la discussione, i partecipanti studiarono strategie per infiltrarsi nelle istituzioni americane, nei media e nelle università. Decisero di utilizzare il linguaggio della giustizia sociale per conquistare la sinistra e quello del patriottismo per attrarre la destra. Quando l’8 ottobre abbiamo visto i membri di SJP diffondere rapidamente un “kit di strumenti” con simboli e slogan in linea con Hamas, ho capito che non era una coincidenza.
Il vostro film può essere considerato Hasbarah, ovvero una forma di propaganda pro-israeliana?
TISHBY: No, il nostro obiettivo non è spiegare o difendere, ma raccontare la vera storia di Israele e del popolo ebraico. Per anni, ci hanno dipinti come un regime coloniale che merita di essere abbattuto. Questa narrazione è falsa. Israele è nato come rifugio per un popolo perseguitato e rimane l’unico Stato ebraico al mondo.