Il Festival del Cinema Tedesco 2025 propone, nella giornata di chiusura, un documentario singolare: Tell Them About Us (2024) di Rand Beiruty.
In questo film la regista ha condotto un’operazione interessante per il cinema. Beiruty ha infatti seguito la vita di sette ragazze dal 2019 al 2022, testimoniando l’evoluzione della loro quotidianità e, soprattutto, la persistenza dei loro sogni. Mirna, Wessam, Mariana, Zahraa, Reem, Andrea e Semav sono delle giovani di origine araba, curda e rom. Immigrate da poco, vivono nella città di provincia Eberswalde, vicino Berlino. Qui si trovano a fare i conti, da un lato, con la propria crescita ma, dall’altro, con la necessità di dover iniziare una nuova vita in un luogo così diverso da quello di origine. La discriminazione derivante dal razzismo e le aspettative rivolte al genere femminile pesano sulle protagoniste, che intendono però persistere nel coltivare i loro sogni.
I livelli di Tell Them About Us
Tell The About Us è un documentario che, sin dall’inizio, non nega mai la presenza di regista e macchina da presa. Non c’è alcun intento di creare un’impressione di trasparenza e oggettività, poiché le ragazze si confrontano costantemente con la regista che spesso entra in campo. Beiruty, infatti, diventa un’interlocutrice, una presenza effettiva e costante che interagisce con loro secondo diversi canali.

Come in moltissimi documentari, la voce dietro la macchina da presa pone delle domande. Queste, però, non risultano mai fini a loro stesse, piuttosto si configurano come premesse rispetto alle attività che le ragazze compiranno nel corso degli anni. Oltre a intervistarle, Beiruty le segue nella loro quotidianità, dall’ambiente domestico alle passeggiate al parco, cogliendone la vitalità grazie a conversazioni e sorrisi. La macchina da presa, poi, si introduce anche nei luoghi istituzionali, la scuola in primis, dove il processo di avvicinamento alla vita in Germania può risultare più immediato e difficoltoso al tempo stesso.
Il piano più significativo di Tell Them About Us, però, si colloca in un punto intermedio tra documentario e fiction. Beiruty, infatti, propone alle ragazze dei laboratori artistici che consentono loro di riflettere criticamente e creativamente sulla propria condizione. In questo senso, la regista dimostra il suo interesse per il cinema partecipativo, facendo sì che l’atto ludico possa costituire una modalità di riflessione ed elaborazione delle proprie esperienze.

Il sogno come filo rosso
Una delle prime domande che la regista pone alle ragazze riguarda il loro futuro. I sogni delle protagoniste, infatti, sono il promemoria rispetto al quale compiere un aggiornamento di anno in anno, per constatare quanto la loro vita si sia evoluta rispetto ai loro desideri. Per delle persone la cui condizione è quella di immigrate, però, l’accesso ai percorsi formativi necessari non è affatto scontato. Per questo motivo, alle sette giovani toccherà ben presto confrontarsi con una realtà burocratica spesso frustrante e, di conseguenza, scendere a compromessi con i loro stesso desideri. Nonostante ciò, il trattamento di tematiche come il razzismo non risulta mai gratuito o banale: Mirna, Wessam, Mariana, Zahraa, Reem, Andrea e Semav sono consapevoli della realtà che le circonda, dimostrandosi in grado di riflettere criticamente sulla loro posizione all’interno della società di arrivo.
Dall’immaginazione alla performance
Nonostante il confronto con la realtà, grazie alla recitazione e al dispositivo cinematografico le ragazze riescono a pensare al loro futuro coerentemente ai loro desideri. Sin dall’inizio di Tell Them About Us, Beiruty propone loro di mettere in scena gli atti discriminatori subiti. Ciò consente di guardare la loro condizione dall’esterno e dall’interno allo stesso tempo e, così, di oltrepassare le condizioni di impotenza e incomprensione.

Se durante i tre anni i sogni delle protagoniste non risulteranno pienamente realizzati ma ancora presenti, è sempre grazie al cinema che l’immagine del proprio futuro diventa, anche solo per qualche minuto, concreta. Le professioni che costituiscono il sogno di ciascuna vengono messe in scena come sequenze di un film. L’aspect ratio, infatti, cambia ogni qualvolta le giovani iniziano a recitare, prima mettendo in scena degli sketch improvvisati e basati sulle loro esperienze di vita, poi creando delle brevi sequenze in cui vestono i panni di ciò che vorrebbero diventare.
Un futuro da costruire
Tell Them About Us ha il merito di non offrire soluzioni o facili insegnamenti rispetto alla realtà messa in scena. Non c’è alcun intento di proporre una risoluzione rispetto al percorso delle protagoniste che, anzi, sembrano proiettate verso un futuro in fase di costruzione proprio a partire dalle sequenze finali. Sono, infatti, le sette giovani donne a costituire i perni del documentario. Uscendo dalla sala, i loro volti si sedimentano nella mente di spettatori e spettatrici che potranno sperare o immaginare un futuro radioso per quelle ragazze che oggi, in Germania, stanno davvero costruendo le loro vite. Un messaggio, dunque, che parte dalle individualità per parlare potenzialmente a chiunque.

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