Veteran è un film che non può lasciare indifferenti gli spettatori. A tratti comico, a tratti drammatico, in certi momenti si ride e in altri scendono copiose lacrime dal viso. Perché sì, siamo di fronte ad un’ingiustizia sociale dopo l’altra. Jo Tae-oh, un milionario viziato, è il protagonista di questo film. Un uomo sporco, per certi versi brutale. Lo spettatore si ritrova ad essere anche dietro alle sue vittime: donne che ricevono da lui una torta in pieno volto solo per un malsano gioco di potere; padri di figli obbligati a combattere per ricevere lo stipendio, guadagnato da un lavoro mai pagato. Una scena alla Django Unchained ma inversa, con un’opera lirica in sottofondo che farà venire i brividi.
Ken Loach in Corea del Sud
Nel grande cinema non esistono paragoni, questo si sa. Eppure, nel piccolo cinema, come in questo caso, ecco che tutta la bellezza di nicchia di certi film riesce a trovare ampio spazio, dando al pubblico una lettura mondiale. Non viene specificata una società in particolare, ma si fa riferimento a tutte le Società. Così come Segreti e Bugie, ecco che anche Veteran parla a tutti. Nessuno escluso. Proprio per questo motivo che si apprezza il cinema, soprattutto quando è capace di parlare una lingua oltre la lingua, di mostrare un sapere oltre il sapere stesso, di riassumersi in una legge universale.
Veteran: quale legge?
La legge a cui si fa riferimento è quella delle classi sociali, delle categorie, degli ascensori sociali. Quella del treno di Snowpiercer. O ancora: con quelle maledette scale di Parasite, che portano sia in Paradiso che all’Inferno. Questo tipo di Cinema, ricordato anche per Hwang Jung-min al Korea Film Festival, ecco che ci riesce a dare umanità. Risate leggere. E si sa che le risate, come ci ricorda Dario Fo, aprono il cervello ed instillano i chiodi della ragione. Di questi tempi, di leggerezza, ce ne vuole davvero.