The Residence è una serie tv mystery-crime realizzata da Paul William Davies per Netflix disponibile sulla piattaforma dal 20 marzo 2025. Prodotta da Shondaland, è ispirata al romanzo bestseller The Residence: Inside the Private World of the White House di Kate Andersen Brower, scrittrice e giornalista molto nota nell’ambiente politico americano.
La serie è divisa in 8 episodi da 50 minuti l’uno, con un epilogo degno di nota di un’ora e mezza.
Nel cast spiccano Uzo Aduba (Orange is the new black, 2013-2019), Giancarlo Esposito (The electric state, 2025), Randall Park (Always be my maybe, 2019), Susan Kelechi Watson (This is us, 2016-2022) e… Kylie Minogue.
La trama di The Residence
Durante una cena di Stato alla Casa Bianca, il capo dello staff A. B. Wynter viene trovato morto. Per scoprire il colpevole viene chiamata la detective che “risolve i casi irrisolvibili”, Cordelia Cupp. Estremamente metodica e amante del bird-watching, il personaggio di Uzo Aduba investiga tutta la notte interrogando decine di sospettati e analizzando ogni singolo dettaglio al fine di trovare il colpevole.
Tra passi falsi, bugie e strani segreti custoditi tra le mura della Casa più famosa del mondo, la detective Cupp riuscirà, seppur a fatica, a trovare l’insospettabile colpevole.
Un giallo un po’ sbiadito
The Residence è una serie crime che segue i paradigmi di genere senza troppe sbavature. Il personaggio della detective Cordelia Cupp unisce le intuizioni geniali di Sherlock Holmes, la compostezza di Poirot e la coolness di Benoit Blanc.
Tutti gli episodi seguono il fil rouge dell’indagine, ma ognuno di loro si concentra sui singoli indagati, approfondendo la personalità e il passato dei personaggi, che li rendono unici nel loro genere.
Il vasto numero dei sospettati rende la narrazione a tratti caotica e difficile da seguire. Tuttavia, i brevi flashback tra una sequenza e l’altra permettono allo spettatore di tenere traccia del punto della situazione.
Ciò che penalizza il ritmo di The Residence è la sceneggiatura, e un Hugh Jackman che si nomina troppo spesso ma non si vede mai. Le singole linee di dialogo cercano disperatamente la battuta e il gioco di parole, anche quando non è realmente necessario, appesantendo un po’ le conversazioni.
L’originalità sta nei dettagli
In The Residence ciò che rende accattivante una formula narrativa già vista e rivista è l’attenzione agli elementi che arricchiscono il prodotto finale.
Tra questi ci sono sicuramente lo stile cinematografico e il montaggio. Tali componenti hanno un retrogusto wes-andersoniano, palesato nell’assemblaggio scenico dei personaggi, delle loro azioni e del loro modo di interagire con gli spazi.
I tagli tra scena e scena costruiscono un tempo comico decisamente migliore rispetto a quello delle battute di dialogo. I salti da un primo piano emotivo a un caotico campo lungo rimarcano l’ambivalenza dell’investigazione, che si svolge su due piani: da un lato, la necessità di indagare ogni singolo soggetto coinvolto, dall’altro l’importanza di osservare la bigger picture, l’intero contesto nel quale è stato commesso l’omicidio.
L’efficace montaggio è enfatizzato da una colonna sonora frizzante e divertente, realizzata da Mark Mothersbaugh. Il compositore ha precedentemente lavorato proprio con Wes Anderson in The Royal Tenenbaums (2001) e The Life Aquatic with Steve Zissou (2004), confermando un’atmosfera narrativa che ricorda quella del famoso regista di The Grand Budapest Hotel (2014).

C’è una nuova detective in circolazione: Cupp-Aduba convince
Uzo Aduba è la star della serie e veste perfettamente i panni di Cordelia Cupp. Tra tutti i personaggi, la sua interpretazione è la più efficace.
La detective – in quanto soggetto narrativo – ha del potenziale televisivo non indifferente che, se trattato con cura, potrebbe diventare il protagonista di altri crimini (di finzione) irrisolvibili, magari sempre a sfondo politico.
Una nota di colore
L’ultima componente che merita di essere menzionata è l’arte di Maira Kalman, che ha realizzato la grafica dei titoli di apertura e le animazioni che introducono i singoli episodi.
Le opere sono degli originali quadri colorati che catturano un dettaglio dell’investigazione in corso. Si tratta di un’ottima scelta per mantenere le sequenze di apertura brevi ma sempre interessanti e uniche.
Un prodotto piacevole e pieno di mistero
Nel complesso, la serie di Paul William Davies è un piacevole prodotto crime sia per chi è appassionato del genere sia per chi vuole guardare uno show divertente e intrigante.
The Residence è il candidato perfetto per una sessione intensiva di binge-watching, così da non dimenticare i piccoli grandi indizi sparsi negli episodi.
Editing Giulia Radice.