All’interno della sezione Orizzonti Coreani della 23esima edizione del Florence Korea Film Fest anche Hidden Face di Kim Dae-woo. Un thriller ben orchestrato incentrato su un triangolo che fin dal primo istante appare ambiguo e misterioso e che viene ricostruito come un puzzle.
Park Ji-hyun, Song Seung-hun, Cho Yeo-jeong sono gli interpreti principali.
La sinossi di Hidden Face
La violoncellista Su-yeon, fidanzata del direttore d’orchestra Sung-jin, scompare improvvisamente lasciando dietro di sé solo un criptico messaggio video. Pur sopraffatto dal dolore e confuso Sung-jin si ritrova irresistibilmente attratto dall’enigmatica Mi-joo, la violoncellista che ha sostituito il Su-yeon nell’orchestra. I due trascorrono una notte insieme nel letto che l’uomo divideva con la compagna non sapendo che proprio lei, in segreto, li sta osservando. (Fonte: Korea Film Fest)
La recensione
Thriller a tinte erotiche, Hidden Face risulta essere una sorta di versione alternativa di grande fratello dove non è solo il pubblico a guardare, ma un altro occhio, molto più spaventoso. Tra sensi di colpa, preoccupazioni e desideri irrefrenabili, i tre protagonisti si alternano nella narrazione, così come i loro punti di vista essenziali per comprendere alcune iniziali lacune che il regista non soddisfa volutamente.
Hidden Face è la storia, e al contempo tre storie in una, di una relazione, giusta o sbagliata, e della sua evoluzione che, tra segreti e sotterfugi, nasconde un’insicurezza continua.
Remake di un omonimo film colombiano, Hidden Face sembra volersi concentrare più sui sensi di colpa, sul cercare di reprimere sentimenti nascosti e sul cercare di vivere una vita altrui. Amore e mistero si intrecciano alla perfezione in uno scambio di persone e corpi che diventa un unicum assoluto.
Luci e ombre
Ad aiutare nell’interpretazione dei movimenti e delle scelte dei personaggi ci sono anche gli ambienti e le luci e le ombre.
Perché Hidden Face sembra essere ambientato in un unico grande luogo che, come una matrioska, nasconde al suo interno altri luoghi, sia fisici che metaforici. Luoghi che vengono raccontati in maniera, a tratti spettrale, da un uso particolare di luci e ombre. Al di là della netta contrapposizione tra la prigionia nelle segrete della casa e la casa stessa, sono anche i colori usati per raccontare le emozioni, le reazioni e le colpe dei personaggi. Una luce che abbraccia i momenti iniziali di ognuno dei tre punti di vista, ma che poco alla volta si affievolisce con l’andare avanti della storia e il disvelamento dei segreti.
Un thriller denso di suspense e di escamotage apparentemente senza via d’uscita, per il quale basta solo usare la giusta chiave.