L’interessante programma del Festival del Cinema Tedesco 2025 si arricchisce di una serie di cortometraggi realizzati da giovanissimi cineasti. German Films e l’Ente Federale Tedesco per la Promozione Cinematografica (FFA) presentano la quattordicesima edizione di NEXT GENERATION SHORT TIGER. Questa rassegna ha l’obiettivo e il merito di presentare al pubblico e all’industria cinematografica i registi emergenti e i migliori cortometraggi realizzati da studenti durante l’anno. Questa iniziativa coniuga la “next generation” del cinema tedesco e i migliori cortometraggi tedeschi, ovvero i vincitori degli SHORT TIGER Awards 2024 della FFA.
Le rappresentazioni della sensibilità
I cortometraggi selezionati si presentano come eterogenei e originali sia sul piano narrativo che su quello tecnico-estetico. Nonostante la durata limitata, questi lavori risultano in grado di guardare a questioni complesse e stratificate, senza però banalizzarle. È così che forma e contenuto raggiungono un equilibrio perfetto, lasciando che le immagini si rivelino al di là della loro temporalità.
La diversità di questi corti rende inoltre complesso individuare un fil rouge ma, nonostante questo, la sensibilità risulta un carattere comune su più livelli. Autori e autrici, infatti, traducono in immagini cinematografiche storie che per troppo tempo non hanno potuto godere di una rappresentazione, facendo sì che l’unicità della loro cifra registica possa conferire loro ulteriore dignità.
Gli undici corti selezionati
In Good for me (Hannah Wolny, 2024) la delicatezza pervade l’atmosfera degli ambienti provinciali attraverso la luce naturale e gli sguardi della protagonista. Jules (Arcadia Grace Barrengos) ritorna a casa dei suoi genitori nell’attesa di interrompere la sua gravidanza. In quel luogo protetto che sa di infanzia, però, emergono difficoltà familiari quotidiane messe in scena senza alcun eccesso drammatico. La comunicazione tra generazioni fatica ad avere luogo senza intoppi, soprattutto quando a dover far ritorno nei posti dell’infanzia è una giovane donna in attesa, il cui percorso di vita esula da quello portato avanti dai suoi genitori. Il tono che Good for me è in grado restituire è quello della sensazione di tornare a casa, dove tutto appare uguale ma, allo stesso tempo, diverso.
Con The Hidden Dimension (Ben Galster, 2023) si passa dalla fiction al documentario. Le immagini fortemente espressive del cortometraggio forniscono un contrappunto visuale al monologo del fotografo queer Leo Maki, che dal racconto privato sfocia nel processo creativo. Musica e montaggio contribuiscono a rendere oniriche immagini più o meno quotidiane, rimandando, sotto certi aspetti, alle suggestioni visive di un regista come Gaspar Noé. L’identità e la poetica dell’artista, dunque, prendono corpo nelle immagini di un cortometraggio che si presenta come un vero e proprio statement.

Uno dei cortometraggi maggiormente peculiari di questa edizione di NEXT GENERATION SHORT TIGER è senza dubbio Superbuhei (Josef Brandl, 2024). In un luogo a metà fra le atmosfere dei film di Aki Kaurismäki e i dipinti di Edward Hopper, “abitato” da persone dai volti anonimi e impassibili, Jesse lavora nel bar Superbuhei. Le vetrate che separano l’interno dall’esterno, però, sembrano più una prigione dalla quale il protagonista non può scappare. Non si tratta solo di un sentimento, ma anche di un’impossibilità letterale visto che ad attanagliarlo in un loop soffocante è Jesse stesso. Le immagini luminose dai colori pastello ospitano sguardi che sembrano parte di un duello western: quando l’uomo senza pistola incontra un uomo senza pistola, sono entrambi uomini morti.
Rispetto alla possibilità di gettare luce su storie nascoste, I May Always Ask Her Anyting (Silke Schönfeld, 2023) è esemplare. L’archivio fotografico privato che passa tra le mani di una madre e di una figlia è il luogo in cui disvelare verità traumatiche, per troppo tempo occultate. L’abbattimento dell’albero di ciliegio che la macchina da presa cattura può, in questo senso, configurarsi come una metafora. È possibile che qualcosa di puro nasca persino laddove il marcio aveva affondato le radici.
The Bard’s Curse (Des Sängers Fluch, Scarlett Unverricht, 2023) è un primo esempio dell’importanza che le tecniche dell’animazione hanno acquisito in questa rassegna. Il tentativo di due cantanti di contrastare la malvagità del re si traduce in un flusso di poesia e musica dal quale prende vita una vera e propria fiaba disegnata, essenziale ma elegante al tempo stesso. Proprio la delicatezza del tratto consente ai momenti più crudi del cortometraggio di emergere per contrasto. Nonostante questo, l’insegnamento sotteso è limpido: la bellezza dell’arte è in grado di sopravvivere persino alle maledizioni.
Sensitive Content (Narges Kalhor, 2023) è un cortometraggio sperimentale che gode dell’immediatezza visiva tipica dei social network, soprattutto Instagram. La lotta delle donne in Iran, infatti, passa a livello comunicativo soprattutto per i canali non ufficiali, dunque, anche i social media. Queste piattaforme, infatti, hanno fatto si che lo slogan politico “Donna, vita, libertà” circolasse per tutto il globo. Le immagini crude e reali che vengono diffuse sui social, però, vengono spesso obliterate a causa delle loro architetture tutt’altro che politicamente neutre. Allo stesso tempo, è grazie a quelle stesse architetture che realtà terribili vengono poste sotto gli occhi delle persone che, raggiunte da immagini così prossime al loro sguardo, non possono voltarsi. L’aspect ratio ridotto che caratterizza il cortometraggio per la maggior parte della sua durata, però, a un certo punto si espande: una metafora di rivoluzione.
Altra testimonianza delle interessanti manifestazioni delle tecniche di animazione in questa edizione di NEXT GENERATION SHORT TIGER è il brevissimo Enjoy your meal (Sofie Kienzle, Christian Manzke, 2024). Questo bel cortometraggio di soli due minuti è una lucida e chiara rappresentazione di ciò che, giorno dopo giorno, viene inflitto alla Terra. Spesso non ci si rende conto, però, che le conseguenze ricadranno direttamente sui responsabili di quelle azioni.

Don’t let go (Lass Nicht Los, Antonia Lindner, 2024) è un cortometraggio aperto e suggestivo, che si configura quasi come una scena estratta da un film. Amir e Anouk sono una coppia giovane e felice appena rientrata da una vacanza. Lungo la strada del ritorno, però, vengono fermati dalla polizia. Al di là degli accadimenti, l’operazione che Lindner compie risulta in grado di causare un cambio di mood repentino, parlando direttamente alla pancia dello spettatore.

It’s Just a Whole (Bianca Scali, 2023) è un cortometraggio capace di tradurre l’immaginazione su carta e, poi, in cinema. Dopo l’asportazione di un neo, Maya affronta una crisi identitaria, chiedendosi fino a che punto quel dettaglio, ora assente, fosse parte di lei. La superficie cartacea sulla quale i movimenti delle linee prendono vita assume spesso una parvenza cutanea. Non solo, quindi, vengono rappresentate le vicende di Maya, ma anche le sue sensazioni attraverso la pelle stessa che, in un certo senso, è anche quella dell’immagine.

Black Youth (Isaac Martinez, 2023) è una breve ma potente riflessione sul significato di avere un corpo nero. In un mondo ricoperto di neve, il corpo dei giovani protagonisti si staglia per contrasto mentre la voce riflette sulla loro condizione. Il voice over, infatti, riflette sul dualismo potere/non potere, laddove il primo polo è appannaggio dei corpi bianchi intesi come norma. La costruzione di Black Youth, che rimanda al già citato The Hidden Dimension, propone una via di uscita. È quando il sistema non contempla l’esistenza di alcuni corpi che risulta possibile creare un cortocircuito.
In Wedding (Kassieren, Amelie Vierbuchen, Franca Pape, Lea Sprenger, 2023) il found footage diventa non solo tecnica, ma anche oggetto. Nel tentativo di raccontare la storia di una fabbrica di Colonia, le immagini analogiche e digitali si avvicendano accompagnate da voci che riflettono su di esse. Il cortometraggio si configura come un archivio visivo fino a diventare, a un certo punto, un desktop film. In questo contesto, le mappe d’epoca e l’ipertesto digitale si compenetrano senza soluzione di continuità. In un movimento bidirezionale tra immagini antiche e recenti, il nastro si svolge e riavvolge continuamente.
NEXT GENERATION SHORT TIGER si dimostra anche quest’anno una preziosa vetrina in grado di captare le più innovative e significative sperimentazioni sull’immagine cinematografica.
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